Da Archivio Nucleare del 02/11/2005
Originale su http://www.archivionucleare.com/index.php/2005/11/02/nucleare-militare/
Nucleare Militare
di Vincenzo Romanello
Vorrei spendere qui qualche parola, da tecnico del settore, sulla realizzabilità di un ordigno nucleare da parte di un commando di terroristi o di un piccolo Stato.
Si parla ripetutamente negli ultimi tempi di nucleare militare e della possibilità da parte di un piccolo Stato o un commando di terroristi di realizzare un ordigno atomico.
Personalmente, pur non escludendo la realizzabilità di un ordigno rudimentale di rozza efficacia, ritengo comunque che i timori in questo senso siano esagerati. Certamente disponendo di materiale fissile (quale plutonio) si può realizzare una bomba, ma molto inefficiente. Non per questo sarebbe un pericolo da sottovalutare, perchè comunque si tratterebbe del potenziale esplosivo di almeno qualche ‘ton’, ossia qualche tonnellata di TNT, sufficiente probabilmente a distruggere un quartiere di una città, per non parlare della contaminzaione radioattiva e della grandissimo impatto psicologico sulla popolazione.
Tuttavia, da un punto di vista tecnico ci sono due vie fondamentali per realizzare una bomba atomica.
La prima è quella di ottenere dell’uranio fortemente arricchito (almeno all’80%): questo è estremamente difficile, perchè negli impianti nucleari convenzionali l’uranio raggiunge un arricchimento massimo del 4% circa (con cui è assolutamente impossibile pensare ad una bomba). Nei reattori di ricerca si arriva anche al 20% circa, ma è ancora poco per fare la bomba. Insomma bisognerebbe trafugare l’esplosivo di una bomba atomica (ovvero tutta la bomba). Cosa non facile. Bisogna dire che diverso è il discorso per uno Stato: ottenere l’uranio arricchito è possibile solo a patto di possedere gli impianti di arricchimento (molto molto sofisticati). Questi si basano su varie tecnologie:
- la diffusione gassosa: facendo passare l’esafluoruro di uranio gassoso attraverso una serie di filtri la parte più leggera, l’U235 fissile, diffonderà più velocemente
- l’ultracentrifugazione gassosa: si basa sul principio che centrifugando una miscela di con pesi atomici diversi la parte più leggera, appunto l’isotopo fissile U235, si accumulerà in corrispondenza dell’asse - naturalmente essendo la differenza di massa assolutamente minima, cioè 3 nucleoni su 235, occorreeranno una batteria di ultracentrifughe con velocità di rotazione enormi, realizzate con acciai speciali - come ad esempio il maraging
- AVLIS: Atomic Vapor Laser Isotopic Separation, si basa sull’effetto che alcuni laser hanno sulla ionizzazione selettiva di alcuni atomi. Una volta i laser capaci di ottenere tale effetto erano classificati, oggi sono di pubblico dominio.
Disponendo dell’uranio arricchito realizzare una bomba è (relativamente) semplice: bastano le normali tecniche standard per la lavorazione dei metalli: il layout più seguito è quello ‘a cannone’, ovvero la massa è tenuta subcritica ed innescata con un proiettile di uranio sparato al momento giusto. Il tutto ricoperto da un riflettore neutronico (ad esempio carburo di tungsteno). L’efficienza della bomba è bassa (quella di Hiroshima era circa l’1,7%, ossia solo 1 Kg ha subito fissione nucleare, dopodiciò la bomba si è disassemblata divenedo sottocritica).
Altra via è quella di ottenere il plutonio, ma con quello dei reattori ci si fa ‘un buon incidente di criticità‘, e non facilmente una bomba. Irraggiando l’uranio infatti si forma il plutonio, ma l’irraggiamento deve essere basso (1000 MWd/Tonn ad esempio), altrimenti si forma troppo plutonio 240, che rende l’esplosivo nucleare inutilizzabile. Il plutonio è definito WG (Weapon Grade) se contiene meno del 7% di tale isotopo. La bomba al plutonio ha una efficienza molto maggiore di quella all’uranio (circa 10 volte!), ma solo a patto di riuscire a farla scoppiare, cosa molto difficile. Infatti in questo caso la vera difficoltà è nella realizzazione dell’elettronica veloce, della fluidodinamica nucleare e della detonica della bomba. Sono necessari mezzi molto sofisticati, quali le lenti esplosive che focalizzino l’onda esplosiva sulla sfera di plutonio, comprimendola e portandola alla criticità, ma per fare questo l’implosione deve essere perfettamente simmetrica. Per ottenere tale situazione sono necessarie tecnologie molto particolari, non facilmente accessibili (solo le Superpotenze ne dispongono).
Non bisogna dimenticare inoltre che perchè un Paese possa essere considerato una Potenza Nucleare, ovvero un deterrente, deve disporre dei mezzi per trasportare efficacemente la bomba, quali missili teleguidati (tipo missili da crociera Cruise), bombardieri sempre in volo (soluzione USA), sottomarini nucleari, magari di tipo stealth (soluzione russa). Tali soluzioni richiedono tecnologie avanzatissime anche in altri settori (missilistica, elettronica, informatica, materiali, ecc.).
In definitiva: il problema della proliferazione nucleare esiste e non è da sottovalutare, ed inoltre è molto difficile, operativamente, impedire ad uno Stato sovrano di condurre ricerche/esperimenti in questo settore; tuttavia non è il caso di abbandonarsi ad eccessivi allarmismi, dal momento che le Potenze Occidentali dispongono di formidabili e convincentissimi mezzi di rappresaglia (si parla ancora oggi di migliaia di testate nucleari su missili balistici intercontinentali con la possibilità di colpire il bersaglio con un errore di massimo qualche centinaio di metri).
Naturalmente il discorso è molto complesso e qui è stato trattato in maniera molto schematica solo al fine di fornire un quadro molto generale.
Si parla ripetutamente negli ultimi tempi di nucleare militare e della possibilità da parte di un piccolo Stato o un commando di terroristi di realizzare un ordigno atomico.
Personalmente, pur non escludendo la realizzabilità di un ordigno rudimentale di rozza efficacia, ritengo comunque che i timori in questo senso siano esagerati. Certamente disponendo di materiale fissile (quale plutonio) si può realizzare una bomba, ma molto inefficiente. Non per questo sarebbe un pericolo da sottovalutare, perchè comunque si tratterebbe del potenziale esplosivo di almeno qualche ‘ton’, ossia qualche tonnellata di TNT, sufficiente probabilmente a distruggere un quartiere di una città, per non parlare della contaminzaione radioattiva e della grandissimo impatto psicologico sulla popolazione.
Tuttavia, da un punto di vista tecnico ci sono due vie fondamentali per realizzare una bomba atomica.
La prima è quella di ottenere dell’uranio fortemente arricchito (almeno all’80%): questo è estremamente difficile, perchè negli impianti nucleari convenzionali l’uranio raggiunge un arricchimento massimo del 4% circa (con cui è assolutamente impossibile pensare ad una bomba). Nei reattori di ricerca si arriva anche al 20% circa, ma è ancora poco per fare la bomba. Insomma bisognerebbe trafugare l’esplosivo di una bomba atomica (ovvero tutta la bomba). Cosa non facile. Bisogna dire che diverso è il discorso per uno Stato: ottenere l’uranio arricchito è possibile solo a patto di possedere gli impianti di arricchimento (molto molto sofisticati). Questi si basano su varie tecnologie:
- la diffusione gassosa: facendo passare l’esafluoruro di uranio gassoso attraverso una serie di filtri la parte più leggera, l’U235 fissile, diffonderà più velocemente
- l’ultracentrifugazione gassosa: si basa sul principio che centrifugando una miscela di con pesi atomici diversi la parte più leggera, appunto l’isotopo fissile U235, si accumulerà in corrispondenza dell’asse - naturalmente essendo la differenza di massa assolutamente minima, cioè 3 nucleoni su 235, occorreeranno una batteria di ultracentrifughe con velocità di rotazione enormi, realizzate con acciai speciali - come ad esempio il maraging
- AVLIS: Atomic Vapor Laser Isotopic Separation, si basa sull’effetto che alcuni laser hanno sulla ionizzazione selettiva di alcuni atomi. Una volta i laser capaci di ottenere tale effetto erano classificati, oggi sono di pubblico dominio.
Disponendo dell’uranio arricchito realizzare una bomba è (relativamente) semplice: bastano le normali tecniche standard per la lavorazione dei metalli: il layout più seguito è quello ‘a cannone’, ovvero la massa è tenuta subcritica ed innescata con un proiettile di uranio sparato al momento giusto. Il tutto ricoperto da un riflettore neutronico (ad esempio carburo di tungsteno). L’efficienza della bomba è bassa (quella di Hiroshima era circa l’1,7%, ossia solo 1 Kg ha subito fissione nucleare, dopodiciò la bomba si è disassemblata divenedo sottocritica).
Altra via è quella di ottenere il plutonio, ma con quello dei reattori ci si fa ‘un buon incidente di criticità‘, e non facilmente una bomba. Irraggiando l’uranio infatti si forma il plutonio, ma l’irraggiamento deve essere basso (1000 MWd/Tonn ad esempio), altrimenti si forma troppo plutonio 240, che rende l’esplosivo nucleare inutilizzabile. Il plutonio è definito WG (Weapon Grade) se contiene meno del 7% di tale isotopo. La bomba al plutonio ha una efficienza molto maggiore di quella all’uranio (circa 10 volte!), ma solo a patto di riuscire a farla scoppiare, cosa molto difficile. Infatti in questo caso la vera difficoltà è nella realizzazione dell’elettronica veloce, della fluidodinamica nucleare e della detonica della bomba. Sono necessari mezzi molto sofisticati, quali le lenti esplosive che focalizzino l’onda esplosiva sulla sfera di plutonio, comprimendola e portandola alla criticità, ma per fare questo l’implosione deve essere perfettamente simmetrica. Per ottenere tale situazione sono necessarie tecnologie molto particolari, non facilmente accessibili (solo le Superpotenze ne dispongono).
Non bisogna dimenticare inoltre che perchè un Paese possa essere considerato una Potenza Nucleare, ovvero un deterrente, deve disporre dei mezzi per trasportare efficacemente la bomba, quali missili teleguidati (tipo missili da crociera Cruise), bombardieri sempre in volo (soluzione USA), sottomarini nucleari, magari di tipo stealth (soluzione russa). Tali soluzioni richiedono tecnologie avanzatissime anche in altri settori (missilistica, elettronica, informatica, materiali, ecc.).
In definitiva: il problema della proliferazione nucleare esiste e non è da sottovalutare, ed inoltre è molto difficile, operativamente, impedire ad uno Stato sovrano di condurre ricerche/esperimenti in questo settore; tuttavia non è il caso di abbandonarsi ad eccessivi allarmismi, dal momento che le Potenze Occidentali dispongono di formidabili e convincentissimi mezzi di rappresaglia (si parla ancora oggi di migliaia di testate nucleari su missili balistici intercontinentali con la possibilità di colpire il bersaglio con un errore di massimo qualche centinaio di metri).
Naturalmente il discorso è molto complesso e qui è stato trattato in maniera molto schematica solo al fine di fornire un quadro molto generale.
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