Da La Stampa del 28/11/2005
Originale su http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=43&ID_art...

«Bestie senza nazione», il romanzo verità di un giovane nigeriano laureato a Harvard

La guerra di Agu

Un bambino armato di machete nell’Africa dove la morte è di casa

di Maurizio Molinari

NEW YORK - IN Africa i bambini soldato sono almeno 300 mila, compresi nella maggioranza dei casi in un'età fra i 14 e 18 anni. Si arruolano perché orfani o affamati. Alcuni di loro vestono la divisa da quando sono stati rapiti e violentati la prima volta, anche a soli 9 anni di età. È questo il mondo che Uzodinma Iweala, ventitrenne laureato di Harvard, racconta nel romanzo Beasts of No Nation (Bestie senza nazione), edito da HarpersCollins, attraverso la voce di Agu, il giovane protagonista che dopo essere stato testimone dell'assassinio del padre da parte di un gruppo di miliziani ha come unica preoccupazione quella di riuscire a sopravvivere. A reclutarlo è il comandante della milizia rivale, che prima gli promette di occuparsi di lui, di sfamarlo e consentirgli di vendicarsi ma poi lo violenta per assoggettarlo e quindi farne uno spietato bambino-soldato la cui unica forza e identità sono rappresentate dal machete che riceve in regalo.

Attraverso la voce agitata di Agu - caratterizzata da un vocabolario semplice e freddo - Iweala descrive interminabili marce senza cibo, civili uccisi e fatti a pezzi, cadaveri spogliati dei vestiti, case devastate e animali bruciati. Si tratta di un habitat dove la morte è di casa, Agu non fatica molto a adattarsi a orge di uccisioni. «In questa foresta solo le formiche continuano a tirare avanti, a vivere, anche io vorrei essere una formica», dice.

Iweala vive negli Stati Uniti, è cresciuto a Washington ed è originario della Nigeria - dove la madre è ministro delle Finanze mentre il padre, oggi medico a Washington, quando aveva 19 anni prese parte alla guerra civile - e quando era al liceo decise di scrivere un tema di tre pagine sui bambini soldato dopo aver letto su Newsweek un articolo a proposito delle violenze in Sierra Leone. Arrivato all'Università di Harvard e divenuto co-presidente dell'Associazione degli studenti africani, Iweala va ad ascoltare la conferenza di una ragazza ugandese, China Keitetsi, che racconta a sua volta l'esperienza di aver vestito la divisa e ucciso durante la guerra civile: è così che nasce il desiderio di saperne di più, di far conoscere una storia che molti ignorano. La scelta è di ricorrere a una borsa di studio per passare un'estate in Nigeria e leggere, studiare tutto il materiale possibile sui bambini in divisa, che in alcuni casi hanno appena sei anni di età. Ne esce la tesi universitaria divenuta oggi il libro che presenta all'America il volto più spietato dei conflitti africani. L'autore fa attenzione a precisare che Agu vive in una nazione senza nome perché ciò che avviene a lui è comune a più regioni del Continente ed è proprio il linguaggio del protagonista che accompagna il lettore nel viaggio in questo abisso. «Non ho neanche una divisa perché sono troppo piccolo, ho indosso solo i pantaloncini e la camicia del mio villaggio ma le maniche sono troppo lunghe, devo arrotolarle per sei volte». È così vestito che uccide per la prima volta: «L'uomo strilla con tutta la forza, la sua testa si spacca e il sangue ne schizza fuori come il latte da una noce di cocco, il mio machete fa su e giù, è come se il mondo si muovesse lentamente e io potessi vedere ogni goccia di sangue che cade, c'è solo sangue, sangue e sangue».

Agu agisce come un killer spietato, si comporta come un robot omicida nelle mani del comandante che ha abusato di lui, ma dentro di sé sente di non essere una «bestia come quelle che mi stanno attorno». Quando riesce a isolarsi si dice: «Non sono un cattivo ragazzo, sono un soldato, solo un soldato, e un soldato non è cattivo, è compito di un soldato uccidere, uccidere, uccidere». Guardando al momento in cui il conflitto avrà termine, si promette di tornare alla normalità: «Andrò in Chiesa e chiederò ogni giorno a Dio di perdonarmi, lo farò costantemente e alla fine Gesù mi dirà "Ok"». Ma in realtà Agu è terrorizzato dal suo comandante, non riesce a staccare né a smettere di uccidere, attraversa campagne e villaggi fra saccheggi, incendi e massacri. Il suo unico compagno di viaggio è Strika, un bambino che ha perso la parola dopo aver visto decapitare i propri genitori.

Dopo ogni attacco i soldati-bambino di Iweala si riprendono dagli shock bevendo il «succo del fucile», ovvero un allucinoceno che li fa sentire più forti, più coraggiosi, pressoché imbattibili. «Sono come un leopardo che va a caccia nella foresta, mi piace uccidere», dice Agu dopo aver preso questa droga che gli cancella dalla mente tutto ciò di cui più sente la mancanza: l'abbraccio della madre, l'affetto della famiglia, il cibo di casa, gli animali del villaggio. Più la guerra infuria più il comandante diventa feroce, affamato e spietato con i bambini soldato che muoiono uno dopo l'altro a causa di ferite, malaria e disperazione.

Il sonno è il momento degli incubi. Quando Agu si addormenta sogna l'insegnante della scuola del villaggio che si gira e lo guarda diritto negli occhi, ma la faccia non è la sua quanto piuttosto quella di una donna che ha ucciso poche ore prima, con il sangue che esce dagli occhi. Incapace di dormire, Agu trova riposo di giorno stando per ore immobile sotto al sole e matura la consapevolezza che «l'unica cosa chiara sta nel fatto che prima della guerra eravamo bambini e quando sarà finita non lo saremo più». Forse spinto dall'impronta della società americana, che tende sempre all'ottimismo, il romanzo si conclude in maniera positiva - anche se poco realistica - con Agu che riesce a fuggire, viene salvato da un gruppo di volontari e racconta la propria storia a una donna bianca di nome Amy spiegandole che «non potevo più continuare, dovevo trovare la maniera di smettere».

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Dos millones de niños han muerto en conflictos en los últimos diez años, según la ONU
El organismo vigila los abusos y violaciones de que son víctimas los niños en situaciones de conflictos armados
su El Pais del 25/07/2006

News in archivio

Rapporto di Amnesty International
Congo RD: "Bambine e bambini soldato abbandonati"
su Amnesty International del 11/10/2006
Burundi: da bambini soldato a bambini carcerati
Il dramma degli ex piccoli combattenti delle Forze Nazionali di Liberazione nelle carceri burundesi
su Agenzia Fides del 21/06/2006
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0