Da La Repubblica del 28/11/2005

Aids, la giornata mondiale

Per le ragazze di Mlolongo la preghiera invece del condom

Kenya, dove la lotta all'Aids è minacciata dalla fede

La destra Usa mette sotto tutela i fondi per la prevenzione
Uno slogan domina le sovvenzioni: "Astinenza sessuale"
Allarme dell'Amref: l'assistenza sanitaria rischia di deragliare

di Pietro Veronese

MLOLONGO (Kenya) - Nulla raccomanda questo posto desolato lungo la maggiore strada del Kenya, la grande arteria che risale dal porto di Mombasa verso Nairobi e più avanti fino al confine con l'Uganda. Nulla, se non la prospettiva di una notte di piacere a basso costo e ad altissimo rischio.

Mlolongo è una tappa obbligata per le centinaia di Tir che ogni giorno risalgono dalla costa kenyana verso l'interno dell'Africa, carichi di ogni sorta di merci. Qui c'è la pesa dei camion, qui si paga il dazio alle autorità del Kenya, prima di proseguire. La sosta può durare da qualche ora a qualche giorno, a seconda delle irregolarità del carico e dell'abilità dell'autista nell'affrontare i funzionari dell'erario. Chi ha problemi col mezzo qui trova anche bravi meccanici, nel qual caso la permanenza si allunga. E nell'attesa, per chi vuole, ci sono le ragazze.

Mlolongo è davvero un'improbabile luogo di piacere. C'è polvere, traffico e desolazione. Qualche capannone industriale e ovunque i grossi autotreni parcheggiati. Qualche locale che serve birra e spiedini, ricavato in vecchi container abbandonati. Non è Las Vegas. Eppure la vita è dappertutto e la fama del posto si spinge ben aldilà della trafficatissima Mombasa Road: durante la settimana è un ritrovo di camionisti; ma dal venerdì sera al lunedì mattina diventa un po' il quartiere a luci rosse di Nairobi, che è a meno di un'ora di macchina. Gli uomini vengono a divertirsi qui. Per poche centinaia di scellini trovare una birra e una ragazza è il gioco più facile del mondo. La prostituzione è fuorilegge in Kenya; ma a Mlolongo nessuno ha mai avuto problemi per una serata trascorsa in compagnia.

Ruth, Nancy, Fatima, Cathy, Judith, Alina sono alcune delle ragazze di Mlolongo. Abbiamo cambiato i loro nomi, ma le storie sono tutte vere. Alle spalle hanno un divorzio, un abbandono, una maternità single, oppure una famiglia da mantenere perché questo è il dovere di una figlia maggiore quando il padre è morto, anche se ha a stento 21 anni, una madre, una cucciolata di fratelli e sorelle minori. Il gergo umanitario internazionale le chiama commercial sex workers, lavoratrici sessuali. Un'espressione neutra, non dispregiativa. Una constatazione. Qualcuna di loro nega: il prossimo uomo con cui lo farò mi avrà sposata, giura Alina. È vero, in altri momenti della mia vita ho fatto un po' di hanya hanya, confessa Judith, usando una parola di slang kiswahili che vuol dire fare sesso con questo e con quello; ma adesso non lo faccio più. La maggior parte però ammette senza remore, anzi con una franchezza disarmante, quello che fa per vivere. E tutte se ne stanno allegramente ad aspettare sera in una saletta della Long Distance Truck Drivers Welfare Association, un'organizzazione che dà aiuto ai camionisti, in mezzo a scaffali colmi di scatole di preservativi.

Da più di vent'anni la Mombasa Road è una delle grandi vie di trasmissione del virus dell'Aids nell'Africa orientale. Dopo qualche centinaia di chilometri raggiunge e circumnaviga il bacino del lago Vittoria, che insieme all'Africa australe è una delle zone del mondo dove più alta in assoluto è la percentuale di sieropositivi e di decessi dovuti al virus Hiv. Nessuna delle ragazze di Mlolongo ignora il problema. Tutte hanno visto ammalarsi e morire parenti, amici, altre commercial sex workers meno accorte di loro. Tutte sanno che il condom è l'unica relativa sicurezza nel loro lavoro ad alto rischio.

Questa consapevolezza non è venuta da sola. Molto più tardi di altri Paesi africani, il Kenya si è infine mobilitato contro l'Aids lanciando a tappeto campagne di informazione. E lungo la Mombasa Road è attiva adesso Amref, l'organizzazione non governativa che promuove programmi di assistenza sanitaria in tutta l'Africa nera. I volontari di Amref lavorano con le associazioni dei camionisti e con le grandi compagnie kenyane di trasporto su strada. E con le sex workers, che sono l'anello più debole della catena.

Spiegano il modo di trasmissione della malattia, diffondono la prevenzione, raccomandano l'uso del condom.

Ma tutto questo adesso potrebbe essere in pericolo. Due anni fa il Congresso degli Stati Uniti approvò una nuova legge che regola l'erogazione dei fondi elargiti in tutto il mondo per finanziare la lotta all'Aids. Questa legge, che rende operativo il piano quinquennale di lotta all'Aids varato dall'Amministrazione Bush, impone alle organizzazioni che ricevono i fondi pubblici americani di sottoscrivere una dichiarazione di condanna della prostituzione. Ora, qualcuno potrebbe sostenere che aiutare le commercial sex workers ad usare il preservativo nella loro attività è un modo di sostenere la prostituzione. Chi lo fa, potrebbe ritrovarsi esposto a un'azione legale e comunque escluso da ogni ulteriore finanziamento pubblico americano, che in questo settore dell'intervento umanitario internazionale è di gran lunga dominante.

Non è ancora accaduto e potrebbe non accadere mai; tuttavia l'inquietudine è diffusa tra gli operatori umanitari. Negli Stati Uniti la polemica è accanita. Tanto più che alla clausola anti-prostituzione si accompagna una svolta nella politica di lotta all'Aids, ispirata dal fondamentalismo protestante che guida le scelte del governo Bush. I programmi promossi dall'Amministrazione mettono adesso l'enfasi sull'astensione come unico modo per prevenire il contagio. Abstention only: questo è lo slogan.

Altro che preservativo. Le ragazze di Mlolongo e tutte le lavoratrici sessuali d'Africa, il gruppo di gran lunga a maggior rischio di contagio, sono escluse per definizione da questi programmi.

La situazione è già abbastanza compromessa in Uganda, Paese confinante col Kenya, dove negli anni passati le campagne di prevenzione sono state più efficaci che altrove. Adesso però il presidente Yoweri Museveni, e soprattutto sua moglie che è un'entusiasta newborn Christian alla pari del presidente americano Bush, hanno sposato in pieno la politica dell'Abstention only. La preghiera ha sostituito il condom. Gli operatori sanitari sono estremamente preoccupati.

Le autorità del Kenya non seguono questa strada, ma il clima non è sereno. Tutto il variegato esercito di volontari impegnato sul fronte anti-Aids grazie ai fondi Usa si sente alla mercé dello zelo moralista di qualche funzionario dell'Amministrazione Bush, che potrebbe giudicare poco consone le campagne di prevenzione condotte nel Paese, come a Mlolongo.

Ruth, che le ragazze di Mlolongo hanno eletto a loro capo e portavoce, non sa granché delle politiche mondiali di lotta all'Aids. Conosce bene però le prediche dei pastori delle infinite sette protestanti che negli ultimi anni sono fiorite in Kenya come un po' in tutta l'Africa. Alza le spalle a sentir parlare di Abstention only. Sventolando un nastro di preservativi sigillati sgrana gli occhi e chiede: «Ma davvero ci si può astenere?».

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