Da Corriere della Sera del 02/12/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/11_Novemb...
Nell’atmosfera circa 50 milioni di tonnellate all’anno di orgine naturale
Il metano contribuisce all'effetto serra
È un gas 21 volte peggiore dell'anidride carbonica: i suoi effetti equivalgono alle emissioni di 200 milioni di automobili
di Franco Foresta Martin
MONTREAL – Silenziosamente, senza che nessuno se ne rendesse conto, la Terra sta sparando nell’atmosfera circa 50 milioni di tonnellate all’anno di metano (CH4), che è un gas serra molto più efficace dell’anidride carbonica. In altri termini, il nostro pianeta sta dando una mano all’uomo nel fare aumentare il surriscaldamento globale, con un apporto niente affatto trascurabile. La scoperta del contributo geologico all’effetto serra si deve a un’équipe internazionale di ricercatori che fa capo all’italiano Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ed è stata presentata in coincidenza del convegno internazionale sui cambiamenti climatici a Montreal, in Canada (28 novembre – 11 dicembre 2005).
«Si tratta di un risultato importante, che abbiamo subito segnalato all’Ipcc, il gruppo scientifico intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, allo scopo di includere anche queste emissioni nel bilancio totale dei gas serra somministrati all’atmosfera sia da sorgenti naturali, sia da sorgenti umane, in modo tale che si possa stabilire con maggiore precisione i contributi delle une e delle altre, chiarendo le effettive responsabilità dell’uomo», riferisce il professor Enzo Boschi, presidente dell’Ingv. «La nostra valutazione della quantità di CH4 geologico prodotto dalla Terra si è svolta nell’ambito del progetto "Natair" della Commissione europea, finalizzato al computo dei flussi naturali di questo gas in aree petrolifere e vulcaniche»,spiega il geologo dell’Ingv Giuseppe Etiope, che coordina un gruppo di studiosi europei e americani impegnati nella ricerca. «Finora abbiamo esplorato diverse località del mar Caspio (Azerbaigian), della Romania, della Sicilia Occidentale e del versante adriatico dell’Italia centrale, arrivando alla conclusione che le emissioni di CH4 sono legate all’esistenza di faglie attive della crosta terrestre, di vulcani di fango, e di aree ricche di giacimenti di petrolio». Estrapolando i dati raccolti all’intera superficie terrestre, gli studiosi sono giuanti alla valutazione di 50 milioni di tonnellate di CH4 geologico ogni anno, contro i circa 360 milioni di tonnellate emessi dalle varie attività umane (energia, allevamento bestiami, agricoltura, discariche).
Il metano è, dopo l’anidride carbonica (CO2), il secondo gas compreso negli accordi di Kyoto per la riduzione delle emissioni clima alteranti. Tuttavia esso ha un potenziale di riscaldamento 21 volte superiore all’anidride carbonica. Pertanto i 50 milioni di tonnellate di CH4 geologico corrispondono a circa 1 miliardo di tonnellate di CO2 o, se si preferisce, alle emissioni somministrate ogni anno all’atmosfera dal movimento di 200 milioni di automobili. La scoperta dei ricercatori Ingv diminuisce di qualche punto percentuale la responsabilità dell’uomo nell’incremento dell’effetto serra e indica nell’attività geologica un rilevante soggetto naturale da prende in considerazione. Gli esperti dell’Ipcc stanno ora esaminando le valutazioni degli studiosi italiani e dovranno decidere l’aggiornamento dei cosiddetti «inventari delle emissioni» prima della pubblicazione del prossimo rapporto, il quarto della serie, che sarà presentato l’anno prossimo.
«Si tratta di un risultato importante, che abbiamo subito segnalato all’Ipcc, il gruppo scientifico intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, allo scopo di includere anche queste emissioni nel bilancio totale dei gas serra somministrati all’atmosfera sia da sorgenti naturali, sia da sorgenti umane, in modo tale che si possa stabilire con maggiore precisione i contributi delle une e delle altre, chiarendo le effettive responsabilità dell’uomo», riferisce il professor Enzo Boschi, presidente dell’Ingv. «La nostra valutazione della quantità di CH4 geologico prodotto dalla Terra si è svolta nell’ambito del progetto "Natair" della Commissione europea, finalizzato al computo dei flussi naturali di questo gas in aree petrolifere e vulcaniche»,spiega il geologo dell’Ingv Giuseppe Etiope, che coordina un gruppo di studiosi europei e americani impegnati nella ricerca. «Finora abbiamo esplorato diverse località del mar Caspio (Azerbaigian), della Romania, della Sicilia Occidentale e del versante adriatico dell’Italia centrale, arrivando alla conclusione che le emissioni di CH4 sono legate all’esistenza di faglie attive della crosta terrestre, di vulcani di fango, e di aree ricche di giacimenti di petrolio». Estrapolando i dati raccolti all’intera superficie terrestre, gli studiosi sono giuanti alla valutazione di 50 milioni di tonnellate di CH4 geologico ogni anno, contro i circa 360 milioni di tonnellate emessi dalle varie attività umane (energia, allevamento bestiami, agricoltura, discariche).
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