Da The Guardian del 02/12/2005
Originale su http://www.guardian.co.uk/christmasappeal2005/story/0,,1655893,00.html

Chi soffre di AIDS in Africa ha bisogno di cure mediche gratuite

di Jonathan Steele

Com’è possibile che sebbene il Fondo Globale per la lotta all'AIDS finanzi gli Stati africani per l’acquisto dei farmaci antiretrovirali la gente non possa avere accesso alle visite mediche e ai medicinali?

La giornata mondiale contro l’AIDS di giovedì è stata contraddistinta in tutto il mondo da un sentimento di grande preoccupazione, che ha lasciato poco spazio alla speranza. I progressi delle sperimentazioni nella prevenzione della diffusione dell’HIV e nel trattamento di coloro che ne sono colpiti vengono controbilanciati dai fallimenti dei governi nell’affrontare l’epidemia con l’urgenza che meriterebbe.

Questo si è dimostrato particolarmente vero per la Nigeria, un paese il cui governo nazionale vive – o dovrebbe vivere – nell’imbarazzo. La nazione contende al Sudafrica il primato nel numero di cittadini che contraggono il virus HIV. La Nigeria è uno dei paesi più ricchi dell’Africa. Il suo presidente, Olusegun Obasanjo – molto rispettato a Bruxelles, a Londra e a Washington – è l’attuale presidente dell’Unione Africana.

Tuttavia, la Nigeria sta rischiando che il Fondo Globale per l’AIDS – il maggiore donatore mondiale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria – non le conceda più alcun aiuto. In una lettera – di cui recentemente, a Lagos, sono entrato in possesso – inviata dal Fondo Globale al governo nigeriano, il Fondo ha sollevato “serie preoccupazioni” circa il modo in cui i finanziamenti sono stati gestiti dalla Nigeria negli ultimi due anni. Nella lettera si minaccia di chiudere il programma assistenziale nel caso non vengano applicate al più presto efficaci contromisure. Nessun altro destinatario di fondi per la lotta all’AIDS ha mai ricevuto avvertimenti del genere dal Fondo Globale.

La mossa del Fondo risulta doppiamente imbarazzante considerato che la Nigeria ospiterà, la settimana prossima, la Conferenza biennale sull’AIDS e sulle malattie trasmesse per via sessuale in Africa. Scienziati, ricercatori, comunità di attivisti, funzionari ONU, ministri dei governi e gente che con l’AIDS ci convive si riuniranno ad Abuja per discutere della questione. Ma la Nigeria saprà se la sua risposta alle accuse e la sua lista di riforme avranno salvato i contributi per i prossimi tre anni soltanto una volta che la Conferenza biennale si sarà tenuta.

È risaputo che la Nigeria è un paese corrotto, sebbene nella lettera del Fondo non venga esplicitamente detto che questo è il problema per la concessione di fondi. Viene lamentato invece il fatto che il governo abbia fallito nel fornire dati certi sul numero dei nigeriani che accedono a farmaci antiretrovirali (ARVs). Il ministero della salute ha riferito soltanto quanti ARVs sono stati distribuiti, ed è stato carente nel predisporre un sistema di conteggi computerizzato che “permettesse la rintracciabilità dei fondi.” “Questo è dovuto alla mancanza di un adeguato sistema di valutazione e di monitoraggio”.

La severità del Fondo Globale è dovuta ai relativi alti standards definiti nel corso della sua breve esistenza. Concepito dalle nazioni del G8 nel 2001, il Fondo è già diventato un modello di intervento per le agenzie di donatori internazionali. A sei decadi dalla creazione della Banca Mondiale e del FMI, la mancanza di trasparenza, l’approccio elitario, le tendenze ideologiche e le ingiuste procedure di voto delle commissioni – nei quali i paesi più ricchi hanno eccessivo potere – rappresentano ancora grandi problemi. Il Fondo Globale, al contrario, lavora sulla base della trasparenza e dell’inclusione, e ha dato lezioni alle grandi agenzie ONU come l’Unesco e l’Unicef, dalle quali sono attese urgenti riforme.

La Commissione del Fondo, composta da venti membri votanti, ha al suo interno lo stesso numero di paesi del Nord e paesi del Sud. Gli interessi farmaceutici privati vantano a loro volta interessi come i governi donatori, ma vi sono anche organizzazioni non governative del Sud e del Nord. C’è inoltre spazio anche per i gruppi che rappresentano persone affette dalle malattie che il Fondo sta cercando di sconfiggere.

Agli incontri delle Commissioni i membri delle ONG sono accompagnati da esperti di gruppi come OXFAM, Save the Children e Medecins Sans Frontières, che anche se non possono votare possono esprimere pareri. Molte decisioni sono prese da “email votes”, preceduti da intense consultazioni tra le ONG.

Una simile inclusività si applica anche al livello delle nazioni. Sebbene ci debba essere un destinatario principale per i contributi del Fondo in modo che si possa stabilire una chiara responsabilità legale – nel caso della Nigeria è il Ministero della Salute – esiste un “meccanismo di coordinamento per le nazioni” che include ONG e altri azionisti. Questi aiutano a redigere le proposte di concessioni e riesaminano la relativa attuazione, assicurando che le proposte siano rilevanti per i bisogni della gente e assicurando il dibattito per le questioni contestate.

Il punto debole del Fondo è nella sua capacità governativa poichè, dato che non si tratta di una struttura esecutiva, non può prescrivere politiche ai destinatari. Questo si scontrerebbe con il principio della sovranità locale. Ma è opportuno che in questa sua prima fase il Fondo eviti l’interventismo ideologico caratteristico della Banca Mondiale e del FMI, organizzazioni che utilizzano le cosiddette “condizionalità” per spingere le loro prescrizioni, la loro privatizzazione della domanda, la loro insistenza su certi tipi di infrastrutture o la loro spinta all’apertura dei mercati locali.

Il Fondo Globale si trova all’estremo opposto, e questo è uno dei motivi per cui gli Usa, mentre finanziano il Fondo, hanno progettato un sistema di programmi bilaterali con i paesi colpiti dall’AIDS. Washington allo stesso tempo utilizza questi programmi per promuovere la sua agenda secondo cui l’astinenza è il migliore metodo per prevenire l’AIDS.

Tre grandi problemi influiscono negativamente sulla lotta contro l’AIDS e contro la tubercolosi e la malaria nel Sud del mondo. Tra questi la carenza di personale medico, aggravata dalla fuga di risorse umane verso impieghi meglio retribuiti nel Nord del mondo, e il prezzo dei medicinali importati. La terza questione riscuote relativamente poca attenzione. È il problema delle user fees, delle tasse che in molti paesi in via di sviluppo le persone devono pagare in rapporto al loro reddito per le cure mediche. Queste misure, spinte nei singoli Stati dalle condizioni del Banca Mondiale e del FMI, costituiscono chiari deterrenti al bisogno di assistenza medica da parte della popolazione.

L’Uganda è uno dei pochi Stati africani ad aver abolito le user fees. Negli altri paesi, inclusa la Nigeria, sono ancora in vigore. A questo punto la domanda potrebbe essere questa: com’è possibile che sebbene il Fondo Globale finanzi gli Stati per l’acquisto dei farmaci antiretrovirali e per la predisposizione delle attrezzature per le analisi sanguigne succede che la gente colpita dall’AIDS non possa avere accesso alle visite mediche e ai medicinali di cui necessita?

In un messaggio agli attivisti che convergeranno ad Abuja, Femi Soyinka – il presidente della conferenza prevista per la prossima settimana – ha promesso di porre in evidenza la questione degli accessi ai farmaci e degli incrementi per coloro che ne hanno bisogno assoluto.

Se si preoccupa realmente della possibilità che le vengano tagliati i fondi, la Nigeria dovrebbe ascoltare Soiynka. Ci sono più di quattro milioni di persone con l’HIV in Nigeria. Meritano di avere delle cure gratuite.
Annotazioni − Articolo pubblicato su http://www.nuovimondimedia.com. Traduzione di Alessandro Siclari.

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