Da Quotidiano di Sicilia del 03/01/2006

Abusivismo edilizio: la "marea" che cresce

I risultati elaborati dal Cresme, Centro ricerche economiche sociali e di mercato per l'edilizia, tratti dalla sintesi del Rapporto Ecomafia di Legambiente - Le nuove case abusive sono state 32.000 nello scorso anno ovvero 3.000 in più rispetto al 2003 anno dell'impennata

"La marea continua a crescere". Non si tratta di un'osservazione naturalistica, ma del titolo, efficace, scelto dal Cresme per sintetizzare i risultati di un prezioso lavoro di ricerca, elaborato come sempre in occasione del Rapporto Ecomafia di Legambiente. La "marea" in questione è quella dell'abusivismo edilizio. A percepirne la crescita, negli ultimi sei mesi, sono gli Uffici tecnici comunali più impegnati sul fronte del "mattone selvaggio".

Non si tratta di una sensazione isolata. L'incremento del fenomeno dell'abusivismo edilizio viene segnalato da diversi Uffici giudiziari, nel Mezzogiorno d'Italia e non solo.

La causa è sempre la stessa: il terzo, sciagurato, condono edilizio. L'esperienza pluriennale maturata nell'analisi del fenomeno consente al Cresme di definire addirittura la "ciclicità" di questo "effetto condono": l'impennata subita prima dell'entrata in vigore della norma (l'effetto annuncio) e l'ulteriore crescita nell'anno successivo (effetto trascinamento).

Basta leggere i numeri di questa autentica piaga italiana per trovare immediate conferme: le nuove case abusive (al netto delle cosiddette trasformazioni d'uso rilevanti su costruzioni già realizzate) sono state 32.000 nello scorso anno, ovvero 3.000 in più rispetto al 2003, l'anno dell'impennata. Le stime, prudenziali, relative al 2005 indicano un ulteriore diluvio di cemento illegale: altre 32.000 nuove costruzioni abusive, accompagnate dalla sensazione di una "marea che continua a crescere".

Comincia dal ciclo illegale del cemento il nostro viaggio nell'Italia aggredita, sfregiata dai fenomeni di criminalità ambientale che vengono analizzati in questo decimo Rapporto Ecomafia. Una scelta dettata dalla forza dei numeri e dagli innumerevoli episodi di cronaca raccolti e raccontati nelle 348 pagine del nostro lavoro di ricerca. Ma anche dall'urgenza di un drastico e immediato intervento dello Stato, nella sua accezione più ampia, affinché il trend possa rapidamente invertirsi. Altre 64.000 nuove case abusive costruite in due anni sono un fardello insopportabile per la qualità dell'ambiente nel nostro Paese, la tutela della legalità, i legittimi interessi delle imprese costruttrici che operano nel rispetto delle regole.

Ma non solo: dopo il terzo condono edilizio in meno di vent'anni, questi numeri mettono in discussione, presso comunità sempre più ampie di cittadini, la credibilità stessa delle istituzioni. Serve una risposta immediata e convincente, magari attraverso la definizione di un vero e proprio Programma nazionale di lotta all'abusivismo edilizio.

Le idee, al riguardo non mancano (basta leggere, a pagina 310, l'intervento di Luca Ramacci, Co-presidente dei Centri di azione giuridica di Legambiente, magistrato oggi in prima fila nella lotta all'abusivismo edilizio). E neppure i buoni esempi, come quelli di alcune regioni (in particolare Toscana, Emilia Romagna e Campania) che hanno cercato di attenuare con legislazioni specifiche gli effetti del condono.

i dati più salienti che emergono dalla lettura di questo Rapporto Ecomafia 2005:

* Gli illeciti ambientali accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2004 sono stati 25.469, un dato sostanzialmente in linea con quello del 2003, quando le infrazioni accertate erano state 25.798; resta stabile il numero dei sequestri effettuati (8.656) e quello delle persone arrestate (158); cresce, invece, in maniera sensibile il numero delle persone denunciate: ben 21.707, con un incremento del 10,4% rispetto al 2003 (un dato che risente senz'altro del maggiore impegno dedicato dalle forze dell'ordine contro fenomeni di particolare gravità, come il traffico illecito di rifiuti, che coinvolgono una pluralità di soggetti);

* Il 49,1% di questi illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), con un incremento dell'incidenza percentuale rispetto al 2003 di circa il 6%;

* Il maggior numero di illeciti ambientali si registra in Campania, seguita quest'anno dalla Sicilia (dove particolarmente intensa è stata l'attività di repressione svolta dal Corpo forestale regionale) e dalla Calabria;

* Cresce nel 2004 il numero di infrazioni riscontrate nel ciclo illegale del cemento (più 3,6% rispetto al 2003) e, soprattutto, quello dei sequestri: 1.675, con un incremento del 17,7% rispetto al 2003; anche in questo caso la Campania si colloca al primo posto, come numero di illeciti accertati, ma sono da segnalare i decisi incrementi delle infrazioni accertate in Puglia (57% in più rispetto al 2003) e Toscana, con un aumento del 45% degli illeciti denunciati dalle forze dell'ordine;

* Per quanto riguarda il ciclo illegale dei rifiuti, le infrazioni accertate nel 2004 sono state 4.073 e 1.702 i sequestri; il 38,3% di questi illeciti si registra nella quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, tutte commissariate da diversi anni (un'esperienza di cui anche questi numeri dimostrano il sostanziale fallimento). La Campania guida, purtroppo, anche questa particolare classifica dell'illegalità ambientale, seguita dalla Puglia e dalla Toscana (un confronto con il 2003 non è possibile, perché quest'anno, per la prima volta, sono stati inseriti in questa voce specifica, anche i risultati delle indagini condotte dal Comando carabinieri per la Tutela dell'ambiente relative all'inquinamento del suolo provocato da smaltimenti illegali di rifiuti);

* Sempre per quanto riguarda i traffici illegali di rifiuti, ecco i dati aggiornati al maggio 2005 delle indagini condotte in base all'art. 53 bis del decreto Ronchi: 37 le inchieste svolte dal febbraio 2002, ben 221 le persone arrestate, 739 quelle denunciate, 213 le aziende coinvolte; dietro questi numeri si "nasconde" un'altra tendenza sottolineata con un efficace titolo di copertina da La Nuova Ecologia dello scorso mese di aprile: il graduale spostamento dei traffici illeciti verso il Centro-Nord del Paese, la cosiddetta "ecomafia devolution", che ha avuto con i recenti sequestri di cave trasformate in discariche abusive in provincia di Viterbo un'ulteriore conferma;

* Continua a crescere quella sorta di "catena montuosa" di rifiuti speciali prodotti e finiti nel nulla che viene denunciata ogni anno da Legambiente, dopo una faticosa analisi dei dati ufficiali disponibili: nel 2002 si è raggiunto il massimo storico di 14,6 milioni di tonnellate di rifiuti di cui viene stimata la produzione ma non se ne conosce il destino, equivalenti a una montagna alta 1.460 metri con una base di tre ettari;

* Diminuisce, secondo i dati forniti dal Comando Tutela patrimonio culturale dell'Arma dei carabinieri, il numero dei furti di opere d'arte e reperti archeologici (1.190 nello scorso anno, con una riduzione del 7,9% rispetto al 2003), ma aumenta del 4,7% il numero di opere trafugate (oltre 19mila); la regione più esposta continua ad essere il Piemonte, seguita dal Lazio e dalla Lombardia;

* Aumenta in maniera significativa nel 2004 il business potenziale dell'ecomafia, tra mercato illegale e investimenti a rischio nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, che passa dai 18,9 miliardi di euro del 2003 ai 24,6 miliardi di euro del 2004, con un incremento complessivo del 29,8%;

* Cresce, infine, il numero dei clan censiti da Legambiente con interessi diretti nel ciclo del cemento, in quello dei rifiuti e nel racket degli animali (dai combattimenti tra cani al fenomeno, sempre più diffuso, delle corse clandestine di cavalli): sono 25 in più rispetto al 2003, per un totale di 194 clan.

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