Da Punto Informatico del 06/03/2006
Originale su http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=58181
Il Pakistan censura i blog
Il regime di Pervez Musharraf ha bloccato l'accesso a tutti i blog ospitati dal celebre servizio offerto da Google, in concomitanza con la visita di Bush. Il motivo ufficiale: la pubblicazione delle vignette di Maometto
di Tommaso Lombardi
Karachi - "Il governo è impazzito! Hanno censurato tutte le pagine sul dominio blogspot.com!". Questo è quanto si legge su Metroblog Karachi, un blog collettivo assai frequentato da utenti pachistani. Il governo del dittatore Pervez Musharraf, alleato di George W. Bush in una delle zone più calde del pianeta, ha bloccato l'accesso a tutti i blog ospitati dal servizio Blogspot, società del gruppo Google.
Secondo quanto sostiene Awab Alvi, autore di un frizzantissimo blog che segue con occhio critico le vicende pachistane, la censura è scattata per una precisa decisione dell'Autorità Pachistana delle Telecomunicazioni. L'istituzione ha ordinato agli ISP nazionali di oscurare i siti che avessero pubblicato le controverse vignette di Maometto, e tra questi anche alcuni blog su Blogspot.
L'unico modo per accedere ai servizi di Blogspot, per il momento, è l'uso di proxy anonimi che possano scavalcare i filtri imposti dal governo. "Questi blocchi sono stati decretati da gruppi politici molto influenti", dichiara Awab Alvi. A monte di una tale decisione potrebbe esserci la volontà di salvaguardare l'ordine pubblico pachistano.
Questo perché nonostante le raffigurazioni artistiche del profeta dell'Islam non siano assolutamente nuove nella storia dell'arte mediorientale, le vignette satiriche inizialmente pubblicate dallo Jyllands Posten sono state considerate particolarmente offensive ed hanno causato esplosioni di violenza in tutto il mondo musulmano.
Proprio nei giorni scorsi, durante la visita di Bush a Karachi, quarantamila pachistani indignati hanno protestato, Corano alla mano, contro qualsiasi raffigurazione satirica del veneratissimo Maometto. Secondo i reporter della BBC, Musharraf è sul punto di introdurre una legge censoria antiblasfemia che limiterebbe duramente la libertà d'espressione in Pakistan.
Gli utenti della blogosfera pachistana, forti dell'immediata collaborazione di EFF, hanno lanciato una campagna di protesta online per abbattere la censura. "Non possiamo perdere la libertà d'espressione semplicemente perché qualcuno ha offeso Maometto", sostiene Awab Alvi, creatore della campagna Don't Block the Blog!.
Secondo quanto sostiene Awab Alvi, autore di un frizzantissimo blog che segue con occhio critico le vicende pachistane, la censura è scattata per una precisa decisione dell'Autorità Pachistana delle Telecomunicazioni. L'istituzione ha ordinato agli ISP nazionali di oscurare i siti che avessero pubblicato le controverse vignette di Maometto, e tra questi anche alcuni blog su Blogspot.
L'unico modo per accedere ai servizi di Blogspot, per il momento, è l'uso di proxy anonimi che possano scavalcare i filtri imposti dal governo. "Questi blocchi sono stati decretati da gruppi politici molto influenti", dichiara Awab Alvi. A monte di una tale decisione potrebbe esserci la volontà di salvaguardare l'ordine pubblico pachistano.
Questo perché nonostante le raffigurazioni artistiche del profeta dell'Islam non siano assolutamente nuove nella storia dell'arte mediorientale, le vignette satiriche inizialmente pubblicate dallo Jyllands Posten sono state considerate particolarmente offensive ed hanno causato esplosioni di violenza in tutto il mondo musulmano.
Proprio nei giorni scorsi, durante la visita di Bush a Karachi, quarantamila pachistani indignati hanno protestato, Corano alla mano, contro qualsiasi raffigurazione satirica del veneratissimo Maometto. Secondo i reporter della BBC, Musharraf è sul punto di introdurre una legge censoria antiblasfemia che limiterebbe duramente la libertà d'espressione in Pakistan.
Gli utenti della blogosfera pachistana, forti dell'immediata collaborazione di EFF, hanno lanciato una campagna di protesta online per abbattere la censura. "Non possiamo perdere la libertà d'espressione semplicemente perché qualcuno ha offeso Maometto", sostiene Awab Alvi, creatore della campagna Don't Block the Blog!.
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