Da Punto Informatico del 08/03/2006
Originale su http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=58222

P2P, dietrofront della Francia

Era nell'aria da qualche settimana ma ora è ufficiale: il Governo ha deciso di cancellare dalla bozza di legge sul diritto d'autore quella normativa che avrebbe legalizzato l'uso dei sistemi di file sharing

Parigi - Era prevedibile, era stato previsto ed è successo: le pressioni dell'industria e della distribuzione tradizionale di contenuti hanno spinto il Governo francese ad un clamoroso dietrofront sul peer-to-peer, una marcia indietro accolta con amarezza dalla comunità del file sharing.

L'annuncio che il Governo transalpino non è pronto a battere una strada in assoluta controtendenza con gli altri paesi europei è arrivata da un esponente della maggioranza che sostiene l'Esecutivo, che ha confermato la rimozione di un articolo dalla legge.

Su quell'articolo si erano concentrati gli emendamenti di un pugno di parlamentari che erano riusciti ad imporre un canone aggiuntivo per il P2P: l'idea cioè che un utente internet potesse pagare un "quantum" mensile per essere poi libero di utilizzare i sistemi di sharing in modo legale, un progetto che riprendeva una vecchia proposta più volte reiterata di Electronic Frontier Foundation.

Ritirando l'articolo, il Governo fa automaticamente decadere gli emendamenti "rivoluzionari" togliendosi così le castagne dal fuoco. Le polemiche sulla possibile approvazione francese di una normativa di questo tipo avevano spinto l'industria a parlare di tradimento e alcuni celebri musicisti, come Johnny Hallyday, intervistati da magazine e blog, avevano prospettato la fine della musica se la legge fosse passata.

Il prossimo 14 marzo l'Assemblea procederà alla votazione del testo definitivo, una versione relativamente morbida rispetto alle violazioni del diritto d'autore dovute ad uso personale e non a scopo di lucro.

La proposta sarà comunque ulteriormente discussa: fin qui prevede sanzioni ridotte per chi abusa del diritto d'autore a fini personali (multe fino a 38 euro per la prima violazione del genere) andando invece a punire pesantemente chi lo fa per lucro.

A chiedere una pausa di riflessione, riporta Reuters, è stato un influente parlamentare del partito di maggioranza, Nicolas Dupont-Aignan, che ha chiesto una Commissione parlamentare sulla questione. "La rivoluzione digitale - ha dichiarato - non può e non deve essere messa da parte come cosa fastidiosa". Lo stesso deputato, pur contrario alla proposta EFF, ha messo in guardia contro il soggiacere senza discussioni alle richieste dell'industria.

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