Da Punto Informatico del 23/03/2006
Originale su http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=58505
Zimbabwe sotto la cappa del controllo totale
Dopo aver introdotto la censura sul web, il governo Mugabe sta per lanciare un sistema integrato per l'intercettazione di tutte le comunicazioni. È una questione di sicurezza, assicura il leader comunista
di Tommaso Lombardi
Harare - Il governo dello Zimbabwe, guidato dal partito rivoluzionario Zanu PF di Robert Mugabe, è sul punto d'approvare un pacchetto di leggi che istituirà il controllo totale dei mezzi di comunicazione. La stampa indipendente africana l'ha già battezzato "provvedimento Grande Fratello" e coronerà le pretese personali di Mugabe, ossessionato ed preoccupato dalla presenza di informazioni malevole provenienti dai paesi occidentali.
La legge permetterà innanzitutto agli agenti di polizia di accedere alla corrispondenza privata, tradizionale ed elettronica. Le forze dell'ordine potranno poi controllare tutte le comunicazioni telefoniche, fisse e cellulari, utilizzando una serie di "strumenti all'avanguardia", si apprende dal Mail&Guardian.
"Questo provvedimento ci permette di avere finalmente maggiore sicurezza interna", dicono gli esponenti del partito di Mugabe: "Dobbiamo avere il controllo su ogni tipo di potenziale minaccia ed è per questo che abbiamo deciso di potenziare gli organismi d'intelligence". Il leader dell'opposizione, Morgan Tsvangirai, ha etichettato i progetti dello Zanu PF come "sconvolgenti e sicuramente non convenzionali".
Il partito comunista dello Zimbabwe segue infatti la tradizione della Repubblica Popolare Cinese e di Cuba, ben noti per utilizzare i mezzi di telecomunicazione come arma contro i dissidenti. Giornalisti, cittadini ed avversari politici sono costantemente sotto osservazione e rischiano da un momento all'altro di finire in manette.
Secondo l'indice della libertà di stampa nel Mondo compilato da Reporters Sans Frontières, lo Zimbabwe di Mugabe si colloca alla posizione 153 su 167 paesi censiti, seguito a ruota da Arabia Saudita, Vietnam, Cina, Cuba ed Iran (l'Italia è 42esima).
Lo Zimbabwe è uno degli stati dell'Africa nera dove Internet gode di maggiori possibilità d'espansione. Negli ultimi due anni, la divisione cinese di Alcatel, Alcatel Shanghai Bell, ha investito consistenti somme di denaro per ampliare le infrastrutture comunicative nei maggiori centri urbani del paese. L'obiettivo, secondo Chemist Siziba, CEO di Zimbabwe Broadlands Networks, è di poter fornire "connettività broadband e servizi VoIP" entro la fine del 2006.
La legge permetterà innanzitutto agli agenti di polizia di accedere alla corrispondenza privata, tradizionale ed elettronica. Le forze dell'ordine potranno poi controllare tutte le comunicazioni telefoniche, fisse e cellulari, utilizzando una serie di "strumenti all'avanguardia", si apprende dal Mail&Guardian.
"Questo provvedimento ci permette di avere finalmente maggiore sicurezza interna", dicono gli esponenti del partito di Mugabe: "Dobbiamo avere il controllo su ogni tipo di potenziale minaccia ed è per questo che abbiamo deciso di potenziare gli organismi d'intelligence". Il leader dell'opposizione, Morgan Tsvangirai, ha etichettato i progetti dello Zanu PF come "sconvolgenti e sicuramente non convenzionali".
Il partito comunista dello Zimbabwe segue infatti la tradizione della Repubblica Popolare Cinese e di Cuba, ben noti per utilizzare i mezzi di telecomunicazione come arma contro i dissidenti. Giornalisti, cittadini ed avversari politici sono costantemente sotto osservazione e rischiano da un momento all'altro di finire in manette.
Secondo l'indice della libertà di stampa nel Mondo compilato da Reporters Sans Frontières, lo Zimbabwe di Mugabe si colloca alla posizione 153 su 167 paesi censiti, seguito a ruota da Arabia Saudita, Vietnam, Cina, Cuba ed Iran (l'Italia è 42esima).
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