Da Il Tempo del 16/04/2006
Originale su http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=909233

Bombe in vendita: il bazar nucleare si allarga

Traffico clandestino di tecnologia e materiale fissile: tra gli acquirenti anche i terroristi di Al Qaeda. L’Iran vuole entrare nel club ma gli Stati Uniti non ci stanno. Ammessi con riserva Pakistan, India. Il pericolo Corea

di Maurizio Piccirilli

LA CRISI sul nucleare iraniano rischia di spaccare nuovamente il mondo in due. Da un lato Russia e Cina che continuano a perseguire la via diplomatica e dall’altra gli Stati Uniti e, seppur titubante, l’Europa pronti a lanciare un attacco chirurgico contro le centrale atomiche. Al centro c’è il presidente iraniano Ahminejad che continua a minacciare di «cancellare dalla faccia della terra» Isarele e gli ebrei. La Russia però minimizza le capacità tecnologiche di Teheran e il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, il generale Yuri Baluyesky assicura che «le attività in corso attualmente in Iran non consentiranno al paese, nè nel breve che nel lontano futuro, la possibilità di produrre un ordigno nucleare». Completamente diverse le valutazioni sui tempi necessari a Teheran per sviluppare un arsenale nucleare da parte di Israele che ritiene che siano pronti in un anno. Secondo gli Stati Uniti questo non potrà avvenire prima di cinque-dieci anni. E Tel Aviv avvisa Ahminejad: «Farai la fine di Saddam» Nel pressing internazionale gli Usa hanno deciso di inserire nell’agenda del prossimo G8 la questione del nucleare iraniano. Scelta che vede l’apprezzamento italiano visto quanto sostenuto dal portavoce del Dipartimento di Stato McCormack, della necessità di coinvolgere nelle discussioni anche l’Italia, che dell’Iran è il primo partner commerciale. Il club nucleare si rivela così sempre più ostile ad accettare nuovi «soci». Esiste di fatto una politica che distingue le potenze nucleari tra legittime e illegittime e queste tra tollerabili e inamissibili. Quelle accettate sono oltre gli Usa, Russia, Cina, Francia e Regno Unito, ossia i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu a loro si aggiungono Australia e Brasilee Sud Africa che però hanno nucleari per uso strettamente civile. Sono di fatto le potenze vincitrici il secondo conflitto mondiale del XX secolo. Non hanno certificato di garanzia India, Pakistan e Corea del Nord. Discorso a parte Israele che non ha sottoscritto il Trattato di non proliferazione e nega di fatto di avere la bomba atomica. Una ferita aperta per i Paesi arabi e la chiara dimostrazione dell’uso di due pesi e due misure da parte di Washington che non accetta nessun intromissione su questo argomento ponendo ogni volta il veto nel Palazzo di vetro. Il bisogno di energia del resto impone ai governi di trovare soluzioni alternative alla luce dell’allarme del Fondo mondiale che avverte che il caro-greggio non è un fenomeno passeggero e rischia di rallentare in misura significativa la crescita economica mondiale. L’analisi degli esperti del Fmi vede un ulteriore incremento del 10% delle quotazioni del greggio che potrebbe «comportare una minor crescita pari all'1-1,5%» su scala globale. Poi c’è il fatto che La quasi totalità delle riserve petrolifere si concentra in pochi paesi, alcuni dei quali a rischio geopolitico elevato: Arabia Saudita (20% delle riserve mondiali), Iran (10%), Iraq (9%), Kuwait e Emirati Arabi Uniti (8% ciascuno). Rispetto alle riserve petrolifere, quelle di gas naturale sono più equamente distribuite nel mondo e relativamente meno sfruttate. Fino a qui le notizie note. Poi esiste un bazar nucleare sommerso che vede l’interesse di molti Paesi a dotarsi di armi atomiche senza necessariamente mettersi a costruire una costosa centrale. per una bomba sono sufficienti nove chili di plutonio o 25 di uranio arricchito. Un mercato clandestino al quale ha fatto riferimento anche Gheddafi prima di rinunciare. Abdul Qadeer Khan, il padre dell’atomica pakistana, ha ammesso i suoi traffici con Tripoli e Pyonyang. Una delle conseguenza più preoccupanti è che tra gli acquirenti di tecnolgia atomica, come ha dichiarato lo stesso ingegnere pakistano, ci sono gli uomini di Osama Bin Laden. Con lo scioglimento dell’ex Urss sono scomparse almeno 100 bombe atomiche tattiche: le cosidette valigette nucleari. Mohammed el Baradei, l’egiziano che dirige l’Aiea, ha affermato che i dati sul traffico illegale di materiale e tecnologia nucleare e solo la punta dell’iceberg di un grande supermercato atomico.

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