Da Lettera 22 del 13/09/2006
Originale su http://www.lettera22.it/showart.php?id=5619&rubrica=187

Mine: bonifica record, ma i fondi calano

Nel 2005 sono stati bonificati dalle mine antiuomo circa 740 chilometri quadrati di terra. Si tratta del miglior “raccolto” mai ottenuto dal lontano 1980. Ma le risorse per lo sminamento diminuiscono, mentre il numero delle vittime cresce. Lo rivela il Landmine Monitor Report 2006.

di Gabriele Carchella

Prendete un paese come la Siria e riempitelo di mine antiuomo. Avrete un'idea della porzione mondiale di territorio dove una semplice passeggiata significa rischiare la vita. Il Landmine Monitor Report 2006, presentato oggi in oltre 30 capitali, è l'occasione per capire se la minaccia delle mine, eredità scomoda di molte guerre, arretra o tiene duro. Scavando sotto i campi di battaglia si scopre che le operazioni di sminamento vanno avanti con buoni risultati: nel 2005 sono stati bonificati circa 740 chilometri quadrati di terra. Una superficie uguale a quella occupata da New York. Un lavoro non da poco, che ha permesso di mandare in pensione 470mila mine e 3,75 milioni di esplosivi. Si tratta del miglior “raccolto” mai ottenuto dal lontano 1980 con il moderno sistema di sminamento. La brutta notizia è che ogni anno muoiono o sono feriti per colpa delle mine tra 15mila e 20mila persone, con un aumento dell'11%. L'aumento delle vittime è attribuito alla maggiore intensità di alcuni conflitti in corso, per la maggior parte interni. Il rapporto cita i casi di Birmania, Ciad, Colombia, Pakistan e Sri Lanka. Insomma, i paesi afflitti dalla piaga delle mine diminuiscono, ma laddove sono presenti questi ordigni fanno più danni di prima. In termini assoluti, hanno subito gli effetti delle mine oltre 350mila persone, mentre oltre un milione di individui continua a vivere in aree minate. Altra nota dolente è che paesi come Bosnia, Cambogia, Yemen e molti altri che hanno ratificato la Convenzione di Ottawa per il bando delle mine, sono in preoccupante ritardo. Nel documento del Landmine Monitor, si legge infatti che non hanno preso misure adeguate per terminare la bonifica dei territori entro i 2009-2010, come previsto in origine.

Il problema è che, nonostante i progressi dello sminamento, i paesi finanziatori hanno tirato i cordoni della borsa. A partire dal nostro: “Purtroppo, anche l'Italia continua a limare i fondi dedicati alla Mine Action”, osserva Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna Italiana Contro le Mine. “Il Fondo Istituzionale per lo sminamento Umanitario istituito con la Legge 58/2001, dalla sua dotazione iniziale di 15 milioni di euro su un triennio, è stato portato a meno di 7 milioni e mezzo di euro”. La Campagna lamenta le erosioni costanti al fondo e le implicazioni morali di un eventuale disimpegno. I timori non sembrano infondati: nel 2005, per la prima volta, la raccolta di fondi internazionali per lo sminamento è diminuita, anche perché grandi donatori come la Commissione europea e gli Usa hanno ridotto gli stanziamenti. Risultato: l'anno scorso sono stati raccolti 376 milioni di dollari, 23 in meno rispetto al 2004. Le risorse sono state in gran parte impiegate in Afghanistan e Sudan, due dei paesi dove la minaccia è più grave. Le mine hanno però da qualche tempo una sorellastra che fa altrettanti danni, ma non è bandita da alcun trattato internazionale. E' la famigerata cluster bomb, che dissemina di ordigni inesplosi vaste porzioni di terra. I militari israeliani hanno ammesso di averne fatto copioso uso in Libano, paese per il quale il Landmine Monitor Report si astiene da stime di sorta. Proprio quando il documento stava per andare in stampa, infatti, stava scoppiando il conflitto tra Israele e Hezbollah. Il prossimo anno, forse, se ne saprà di più.

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