Da SwissInfo del 05/08/2006
Originale su http://www.swissinfo.org/ita/prima_pagina/detail/AIDS_interruzione_dei...
AIDS: interruzione dei trattamenti senza rischio?
di Adam Beaumont
Ginevra - Dei ricercatori svizzeri hanno accertato che la terapia antiretrovirale – spesso estenuante per il paziente – può essere interrotta per diverse settimane senza danni.
L'équipe degli Ospedali universitari ginevrini (HUG) ritiene che la scoperta potrà contribuire a ridurre il prezzo dei trattamenti, soprattutto in Africa, dove milioni di persone non hanno accesso ai medicinali.
Lo studio, denominato Staccato, è stato condotto su 430 pazienti in Thailandia (nell'80% dei casi), in Svizzera e in Australia.
La sua missione: verificare se interruzioni pianificate del trattamento antiretrovirale abbiano delle conseguenze negative sulla salute dei pazienti. Ad esempio alterando il loro sistema immunitario, ciò che sarebbe all'origine di complicazioni, o rendendo il virus più resistente alle terapie.
Per misurare il grado di giustificazione di questi timori, i ricercatori ginevrini hanno suddiviso i pazienti in due gruppi. Il primo ha continuato ad assumere i medicinali senza interruzioni, il secondo ha invece beneficiato di pause nel trattamento.
Le interruzioni sono state in media di quattro mesi, ma potevano variare da quattro settimane fino a due anni.
In ogni caso, i trattamenti riprendevano quando il tasso di cellule CD4 – che misurano la forza del sistema immunitario – scendeva al di sotto di 350 cellule per millimetro cubo di sangue. Il tasso normale di una persona adulta è di 500-1500 e diminuisce con l'avanzata del virus HIV.
NESSUN EFFETTO SECONDARIO
Secondo lo studio, pubblicato sabato dalla rivista specializzata "The Lancet", tra i pazienti del secondo gruppo non si sono verificate né complicazioni né decessi.
"Questi risultati potranno rassicurare coloro che vogliono o devono interrompere i trattamenti. Mostra infatti che non ci sono rischi, a condizione che il loro tasso di CD4 sia elevato al momento della pausa", spiega a swissinfo Bernard Hirschel, responsabile dell'unità AIDS presso gli HUG.
Secondo il professore, i pazienti che interrompono i trattamenti lo fanno soprattutto per ragioni finanziarie e al fine di evitare effetti secondari molto fastidiosi, quali nausea, vomito, diarrea, dimagrimento del viso, delle braccia e delle gambe.
Queste sospensioni permettono di risparmiare tra il 40 e il 50% del prezzo di un trattamento, pur considerando l'aumento dei test sui tassi di CD4, che diventano necessari ogni tre mesi.
STUDI ULTERIORI
Le conclusioni di Staccato potranno comunque ancora essere rimesse in causa da SMART, uno studio clinico ben più vasto attualmente in corso negli Stati Uniti. I suoi risultati saranno noti tra un paio di mesi.
Bernard Hirschel ritiene che SMART sia più orientato sugli inconvenienti delle interruzioni di trattamento. Il professore ginevrino sottolinea come le pause prescritte dagli americani siano mediamente molto più lunghe.
Inoltre, i ricercatori responsabili di SMART hanno fissato a 250 il tasso di CD4 sotto il quale occorreva riprendere i trattamenti (contro 350 per lo studio svizzero). Una questione molto dibattuta tra gli scienziati.
Degli studi analoghi compiuti in Francia e in Italia confermano i risultati positivi ottenuti a Ginevra. Ma Hirschel è convinto che, in ogni caso, saranno necessarie ulteriori indagini.
L'équipe degli Ospedali universitari ginevrini (HUG) ritiene che la scoperta potrà contribuire a ridurre il prezzo dei trattamenti, soprattutto in Africa, dove milioni di persone non hanno accesso ai medicinali.
Lo studio, denominato Staccato, è stato condotto su 430 pazienti in Thailandia (nell'80% dei casi), in Svizzera e in Australia.
La sua missione: verificare se interruzioni pianificate del trattamento antiretrovirale abbiano delle conseguenze negative sulla salute dei pazienti. Ad esempio alterando il loro sistema immunitario, ciò che sarebbe all'origine di complicazioni, o rendendo il virus più resistente alle terapie.
Per misurare il grado di giustificazione di questi timori, i ricercatori ginevrini hanno suddiviso i pazienti in due gruppi. Il primo ha continuato ad assumere i medicinali senza interruzioni, il secondo ha invece beneficiato di pause nel trattamento.
Le interruzioni sono state in media di quattro mesi, ma potevano variare da quattro settimane fino a due anni.
In ogni caso, i trattamenti riprendevano quando il tasso di cellule CD4 – che misurano la forza del sistema immunitario – scendeva al di sotto di 350 cellule per millimetro cubo di sangue. Il tasso normale di una persona adulta è di 500-1500 e diminuisce con l'avanzata del virus HIV.
NESSUN EFFETTO SECONDARIO
Secondo lo studio, pubblicato sabato dalla rivista specializzata "The Lancet", tra i pazienti del secondo gruppo non si sono verificate né complicazioni né decessi.
"Questi risultati potranno rassicurare coloro che vogliono o devono interrompere i trattamenti. Mostra infatti che non ci sono rischi, a condizione che il loro tasso di CD4 sia elevato al momento della pausa", spiega a swissinfo Bernard Hirschel, responsabile dell'unità AIDS presso gli HUG.
Secondo il professore, i pazienti che interrompono i trattamenti lo fanno soprattutto per ragioni finanziarie e al fine di evitare effetti secondari molto fastidiosi, quali nausea, vomito, diarrea, dimagrimento del viso, delle braccia e delle gambe.
Queste sospensioni permettono di risparmiare tra il 40 e il 50% del prezzo di un trattamento, pur considerando l'aumento dei test sui tassi di CD4, che diventano necessari ogni tre mesi.
STUDI ULTERIORI
Le conclusioni di Staccato potranno comunque ancora essere rimesse in causa da SMART, uno studio clinico ben più vasto attualmente in corso negli Stati Uniti. I suoi risultati saranno noti tra un paio di mesi.
Bernard Hirschel ritiene che SMART sia più orientato sugli inconvenienti delle interruzioni di trattamento. Il professore ginevrino sottolinea come le pause prescritte dagli americani siano mediamente molto più lunghe.
Inoltre, i ricercatori responsabili di SMART hanno fissato a 250 il tasso di CD4 sotto il quale occorreva riprendere i trattamenti (contro 350 per lo studio svizzero). Una questione molto dibattuta tra gli scienziati.
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Annotazioni − Traduzione e adattamento: Marzio Pescia
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