Da La Stampa del 26/08/2006
Originale su http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200608articoli/9652...
Parigi il presidente e la cancelliera avvertono anche l'Iran: «ambigui sul nucleare»
Chirac e Merkel d'accordo «Il vero problema è la Siria»
di Domenico Quirico
PARIGI. Damasco: il problema maggiore è lì. E Chirac non si è certo tirato indietro. «La Siria è un paese che conta, che esiste, che deve essere rispettato, certo. Ma i suoi dirigenti tengono comportamenti che non ispirano immediatamente un senso di fiducia». Se non è il ritratto di un paese-canaglia molto si avvicina, tradotto nei termini più soffusi dell'uso diplomatico francese che non utilizza le metafore secche di quello statunitense. Al fianco del presidente annuiva il cancelliere tedesco Angela Merkel, a Parigi per un vertice informale dell'asse franco-tedesco in cui il tema per una volta non era l'Europa ma la missione in Libano e i rapporti con l'altro grande burattinaio del Medio oriente, l'Iran.
Il cancelliere si è allineato perfettamente con Parigi: «Da Damasco arrivano segnali assai poco costruttivi - ha detto - che ci complicano enormemente il lavoro». Berlino ne ha fatto un'esperienza diretta perchè ha cercato recentemente di arruolare la Siria negli sforzi di pacificazione. Ne ha ricevuto appunto risposte assai poco incoraggianti. E poco dopo le dichiarazioni franco-tedesche a conferma è arrivata la minaccia siriana di chiudere la frontiera e di tagliare le forniture elettriche al Libano in caso di invio di un contingente internazionale.
Dopo aver annunciato l'invio di duemila soldati per rinforzare il contingente dei caschi blu e aver incassato il comando del contingente, Chirac ha difeso con vigore le sue scelte interventiste arrivate dopo lunghi tentennamenti: «Trovo assai falso parlare di cambio di rotta. Mi chiedo come sarei stato giudicato se mi fossi gettato in avanti come un cane impazzito prima di riflettere o di ottenere un minimo di garanzie. Era irresponsabile mandare soldati francesi senza essersi assicurati condizioni di sicurezza e di efficacia».
Ora Parigi sembra decisa a mostrarsi dura con Damasco, con cui rifiuta il dialogo politico che molti suggeriscono per evitare imboscate e vendette in Libano. Non a caso ha fatto da eco alle dichiarazioni del presidente il ministro degli Esteri Douste-Blazy: «Ecco un paese che ha dirigenti segnati a dito da una commissione di inchiesta internazionale, istituita da una risoluzione votata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza, che vuole sapere esattamente chi ha ucciso in Libano un certo numero di personalità politiche, della società civile, parlamentari e l'ex primo ministro Rafic Hariri». È l'atto di accusa contro Damasco.
È per appoggiare la rinascita libanese che Parigi ha spezzato uno dei fili più antichi e solidi del suo rapporto con il mondo arabo, promuovendo a fianco degli Stati Uniti la risoluzione 1559 che ha preceduto il ritiro siriano dal Libano e che esige lo smatellamento di tutte le milizie. Ovvero di quell'esercito Hezbollah che adesso i caschi blu francesi dovranno disarmare. Rischiando rappresaglie.
Più soffuse le parole usate nei confronti dell'Iran, altro pericoloso protagonista dela crisi e sponsor di Hebollah: «La risposta di Teheran sul dossier atomico è un poco ambigua», ha detto Chirac ma senza voler interrompere il dialogo.
Chirac e la Merkel hanno lanciato poi segnali forti anche a Israele. Vogliono che tolga il blocco marittimo e aereo del Libano. «La sua prosecuzione colpisce duramente l'economia di quel paese - ha detto Chirac - oltre che essere totalemente ingiustificato. Il governo israeliano ribatte che il blocco serve a impedire il traffico d'armi dirette a Hezbollah. La Merkel ha spiegato che il dispiegamento delle navi tedesche che rappresentano il contributo di Berlino al contingente internazionale punta proprio a fermare quel pericoloso contrabbando e dovrebbe rendere inutile il blocco. Francia e Germania insistono anche per un'offensiva politica nella regione che deve affiancare quella militare. Uno sviluppo che sembra destinato a provocare i sospetti di Israele che non vuole sentir parlare di collegamenti tra il Libano e i territori palestinesi.
Le soluzioni del conflitto si trovano nella guerra infinita tra palestinesi e israeliani, ha ricordato la Merkel, e con l'appoggio di Chirac ha chiesto la ripresa di iniziative del «quartetto» Unione europea, Onu, Russia e Stati Uniti. Ma è una prospettiva diplomatica che l'ascesa al potere di Hamas ha portato a un punto morto.
Il cancelliere si è allineato perfettamente con Parigi: «Da Damasco arrivano segnali assai poco costruttivi - ha detto - che ci complicano enormemente il lavoro». Berlino ne ha fatto un'esperienza diretta perchè ha cercato recentemente di arruolare la Siria negli sforzi di pacificazione. Ne ha ricevuto appunto risposte assai poco incoraggianti. E poco dopo le dichiarazioni franco-tedesche a conferma è arrivata la minaccia siriana di chiudere la frontiera e di tagliare le forniture elettriche al Libano in caso di invio di un contingente internazionale.
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