Da La Repubblica del 12/05/2001
La guardia costiera: "Nessuno ci parlò dei cadaveri ripescati". La verità in una cartellina gialla
Il dossier del naufragio 4 fogli da archiviare
di Attilio Bolzoni
PORTOPALO DI CAPO PASSERO - Una nave pirata che affonda e 283 disperati inghiottiti dal mare in tempesta sono finiti in una cartellina gialla sottile quasi come un foglio di giornale, impolverata appena un po', frettolosamente archiviata come una noiosa pratica amministrativa. E' tutto lì il dossier sulla più grande tragedia nel Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale, tutto in quei quattro sgualciti comunicati conservati negli archivi della Capitaneria di Porto di Siracusa.
Sulla cartellina gialla c'è una scritta a penna: Probabile naufragio tra Malta e la Sicilia in data 29 dicembre 1996. Non è esatta neppure la data dell'affondamento: il 29 dicembre invece del 26. E poi agli atti di un'inchiesta mai fatta, c'è poco altro ancora: un dispaccio inviato a tutte le Guardie costiere, una breve relazione del comandante di una motovedetta, un fax illeggibile. Fine della storia di 283 uomini e donne e bambini asiatici spariti per sempre a 25 miglia dall'Isola delle Correnti.
Siamo venuti fin qui a Portopalo di Capo Passero - proprio nel paese più a sud della Sicilia, ancora più giù di Tunisi e proprio di fronte a La Valletta - per capire cosa accadde in quei giorni e in quelle notti d'inverno di quattro anni fa. Per scoprire come fu dato l'allarme alla Guardia costiera, per verificare quanto durarono le ricerche, per scovare una traccia su come le autorità marittime[bb] si adoperarono nel salvataggio di quegli immigrati scaricati come animali da una nave all'altra e poi scomparsi tra le onde. Abbiamo trovato solo quella cartellina gialla alla Capitaneria di Porto di Siracusa. Negli archivi della Guardia Costiera di Portopalo non c'è neanche quella. Non c'è un solo allarme, una segnalazione, una semplice informativa. Non c'è niente.
La Guardia costiera è in un condominio color rosa. I marinai semplici - i nocchieri di porto - sono dieci, poi ci sono un paio di sottufficiali e poi ancora c'è il comandante, l'aiutante Pietro Candido. Era lui il capo anche in quel dicembre del 1996.
Racconta: "Di questa vicenda ne ho sempre sentito parlare... tutti i pescatori che dicevano in giro di raccogliere cadaveri in mare ma nessuno che è venuto mai qui a presentare una denuncia... io ho saputo di quel naufragio vero o presunto dalla gente del paese, ma nessuno dei pescatori è venuto qui a dirmelo... avrei aperto un'indagine, avrei informato i miei superiori.... E racconta ancora: "Noi non abbiamo mai fatto nessuna ricerca in mare, non ho potuto fare altro che ascoltare il tam tam di radio banchina...".
I nocchieri di porto della Guardia Costiera di Portopalo di Capo Passero rovistano tra carte e registri. Dopo un'ora un sottufficiale fa rapporto all'aiutante Pietro Candido: "Comandante, atti riferiti all'evento non ce n'è proprio qui nei nostri uffici...". Ma lei comandante, ricorda le prime voci e i primi sussurri sui cadaveri ributtati in mare in quei giorni dopo il Natale 1996? "Non ricordo nulla". Un marinaio porta un appunto e l'aiutante" Pietro Candido tira un sospiro di sollievo: "Ecco, non ricordo nulla perché ero in licenza... sono andato via il 28 dicembre del 1996 e sono tornato la mattina del 7 gennaio 1997".
Tutto il paese ha sempre parlato del grande naufragio tra Malta e la Sicilia ma la Guardia costiera di Portopalo non ha mai messo il naso nemmeno sulla spiaggia. "E per forza, come avrebbero potuto farlo, hanno solo una barchetta, non potevano spingersi al largo dove era stato segnalato l'inabissamento di quella nave", spiega il capitano di vascello Ignazio Marino, comandante della Capitaneria di Porto di Siracusa. Sulla scrivania ha il "dossier". E' la ricostruzione ufficiale di come andarono le cose nelle due settimane successive a quella notte.
Quattro comunicati, una decina di fogli. Il primo dispaccio è del 31 dicembre 1996, ore 22,30. Proveniente da Catania informava tutte le Capitanerie della Sicilia orientale che "circa 300 clandestini" erano finiti in mare durante uno sbarco. Il secondo documento nel "dossier" è di due settimane dopo. E' datato 13 gennaio 1997. Anche questo proviene da Catania e informa le Capitanerie che "le ricerche sono ancora in corso". Il 14 gennaio una relazione riferisce che il comandante della motovedetta "Cp 407" perlustra "con esito negativo" il Canale di Sicilia, poi fa rientro nel porto di Pozzallo. Il quarto e ultimo dispaccio è del 15 gennaio 1997. E' un fax ormai bianco, un solo foglio. Commenta il comandante Marino: "Io non c'ero quattro anni fa, ma queste carte dicono che le ricerche sono andate avanti per almeno 15 giorni...".
Come? "Bisogna chiederlo a Catania, bisogna chiederlo alla centrale operativa delle Capitanerie di Porto che è a Roma...". Bisogna chiederlo più di quattro anni dopo. E intanto qui, alla fine dell'Italia, "radio banchina" continua a raccontare le sue macabre storie di mare.
Sulla cartellina gialla c'è una scritta a penna: Probabile naufragio tra Malta e la Sicilia in data 29 dicembre 1996. Non è esatta neppure la data dell'affondamento: il 29 dicembre invece del 26. E poi agli atti di un'inchiesta mai fatta, c'è poco altro ancora: un dispaccio inviato a tutte le Guardie costiere, una breve relazione del comandante di una motovedetta, un fax illeggibile. Fine della storia di 283 uomini e donne e bambini asiatici spariti per sempre a 25 miglia dall'Isola delle Correnti.
Siamo venuti fin qui a Portopalo di Capo Passero - proprio nel paese più a sud della Sicilia, ancora più giù di Tunisi e proprio di fronte a La Valletta - per capire cosa accadde in quei giorni e in quelle notti d'inverno di quattro anni fa. Per scoprire come fu dato l'allarme alla Guardia costiera, per verificare quanto durarono le ricerche, per scovare una traccia su come le autorità marittime[bb] si adoperarono nel salvataggio di quegli immigrati scaricati come animali da una nave all'altra e poi scomparsi tra le onde. Abbiamo trovato solo quella cartellina gialla alla Capitaneria di Porto di Siracusa. Negli archivi della Guardia Costiera di Portopalo non c'è neanche quella. Non c'è un solo allarme, una segnalazione, una semplice informativa. Non c'è niente.
La Guardia costiera è in un condominio color rosa. I marinai semplici - i nocchieri di porto - sono dieci, poi ci sono un paio di sottufficiali e poi ancora c'è il comandante, l'aiutante Pietro Candido. Era lui il capo anche in quel dicembre del 1996.
Racconta: "Di questa vicenda ne ho sempre sentito parlare... tutti i pescatori che dicevano in giro di raccogliere cadaveri in mare ma nessuno che è venuto mai qui a presentare una denuncia... io ho saputo di quel naufragio vero o presunto dalla gente del paese, ma nessuno dei pescatori è venuto qui a dirmelo... avrei aperto un'indagine, avrei informato i miei superiori.... E racconta ancora: "Noi non abbiamo mai fatto nessuna ricerca in mare, non ho potuto fare altro che ascoltare il tam tam di radio banchina...".
I nocchieri di porto della Guardia Costiera di Portopalo di Capo Passero rovistano tra carte e registri. Dopo un'ora un sottufficiale fa rapporto all'aiutante Pietro Candido: "Comandante, atti riferiti all'evento non ce n'è proprio qui nei nostri uffici...". Ma lei comandante, ricorda le prime voci e i primi sussurri sui cadaveri ributtati in mare in quei giorni dopo il Natale 1996? "Non ricordo nulla". Un marinaio porta un appunto e l'aiutante" Pietro Candido tira un sospiro di sollievo: "Ecco, non ricordo nulla perché ero in licenza... sono andato via il 28 dicembre del 1996 e sono tornato la mattina del 7 gennaio 1997".
Tutto il paese ha sempre parlato del grande naufragio tra Malta e la Sicilia ma la Guardia costiera di Portopalo non ha mai messo il naso nemmeno sulla spiaggia. "E per forza, come avrebbero potuto farlo, hanno solo una barchetta, non potevano spingersi al largo dove era stato segnalato l'inabissamento di quella nave", spiega il capitano di vascello Ignazio Marino, comandante della Capitaneria di Porto di Siracusa. Sulla scrivania ha il "dossier". E' la ricostruzione ufficiale di come andarono le cose nelle due settimane successive a quella notte.
Quattro comunicati, una decina di fogli. Il primo dispaccio è del 31 dicembre 1996, ore 22,30. Proveniente da Catania informava tutte le Capitanerie della Sicilia orientale che "circa 300 clandestini" erano finiti in mare durante uno sbarco. Il secondo documento nel "dossier" è di due settimane dopo. E' datato 13 gennaio 1997. Anche questo proviene da Catania e informa le Capitanerie che "le ricerche sono ancora in corso". Il 14 gennaio una relazione riferisce che il comandante della motovedetta "Cp 407" perlustra "con esito negativo" il Canale di Sicilia, poi fa rientro nel porto di Pozzallo. Il quarto e ultimo dispaccio è del 15 gennaio 1997. E' un fax ormai bianco, un solo foglio. Commenta il comandante Marino: "Io non c'ero quattro anni fa, ma queste carte dicono che le ricerche sono andate avanti per almeno 15 giorni...".
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