Da La Repubblica del 14/06/2001
Siracusa, è stata la più grave tragedia navale del Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale
Il comandante a processo per la collisione
La nave "Iohan" speronò un piccolo ferry boat carico di clandestini
di Giovanni Maria Bellu
SIRACUSA - Con le sue 283 vittime (ma, secondo altre stime, sarebbero state anche di più, 289: la cifra esatta non la si saprà mai) è stata la più grave sciagura navale del Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale, ma le autorità italiane l'hanno riconosciuta come tale solo nell'aprile del 1997.
Un mese fa è cominciato a Siracusa il processo contro il comandante della "Iohan" - la nave che portò i clandestini (cingalesi di etnia tamil, pakistani, indiani) tra la Sicilia e Malta e ne trasferì oltre trecento in un piccolo ferry boat che avrebbe dovuto condurli fino a terra. Speronata per errore dalla stessa "Iohan" la barca più piccola andò a fondo e solo ventinove persone si salvarono. L'imputato è il libanese Youssef El Hallal, di 43 anni, che alla fine della prima udienza è stato scarcerato perché il tribunale ha ritenuto che fossero venute meno le esigenze di custodia cautelare. Si ebbe notizia della tragedia del 26 dicembre 1996, quattro giorni dopo quando alcuni dei superstiti, scaricati dai trafficanti sulle coste greche, cominciarono a parlarne. Prima di allora c'era stata la segnalazione, a Malta, del naufragio di un ferry boat individuato con la sigla FI74, ma non era stata messa in relazione col naufragio. Ora si sa che il proprietario, Marcel Barbara, annegò assieme ai clandestini. Il mancato ritrovamento di corpi alimentò molto a lungo lo scetticismo delle autorità italiane. Non bastarono a convincerle le concordanti testimonianze dei sopravvissuti, pubblicate in particolare dal "Manifesto", né la mobilitazione dei parenti delle vittime residenti in Europa.
Il 28 febbraio del 1997 fu sequestrata in Calabria una motonave che stava scaricando clandestini pakistani. Pochi giorni dopo l'Observer scrisse che quella motonave era in realtà la "Iohan" riverniciata. Altra notizia accolta con scetticismo ma confermata, in aprile, dalla scoperta nelle cabine di scritte del tipo [ab]Speriamo di uscire al più presto da questo inferno della Iohan[bb]. Fu aperta una inchiesta, fu incriminato il comandante libanese che si difende sostenendo di aver solo tentato di soccorrere la barca maltese. Gli atti passano a Siracusa quando dalle testimonianze emerge che il naufragio può essere avvenuto nelle acque territoriali italiane e quando, a largo di Augusta, nel maggio del '97, viene trovato un cadavere "compatibile" col naufragio.
Un mese fa è cominciato a Siracusa il processo contro il comandante della "Iohan" - la nave che portò i clandestini (cingalesi di etnia tamil, pakistani, indiani) tra la Sicilia e Malta e ne trasferì oltre trecento in un piccolo ferry boat che avrebbe dovuto condurli fino a terra. Speronata per errore dalla stessa "Iohan" la barca più piccola andò a fondo e solo ventinove persone si salvarono. L'imputato è il libanese Youssef El Hallal, di 43 anni, che alla fine della prima udienza è stato scarcerato perché il tribunale ha ritenuto che fossero venute meno le esigenze di custodia cautelare. Si ebbe notizia della tragedia del 26 dicembre 1996, quattro giorni dopo quando alcuni dei superstiti, scaricati dai trafficanti sulle coste greche, cominciarono a parlarne. Prima di allora c'era stata la segnalazione, a Malta, del naufragio di un ferry boat individuato con la sigla FI74, ma non era stata messa in relazione col naufragio. Ora si sa che il proprietario, Marcel Barbara, annegò assieme ai clandestini. Il mancato ritrovamento di corpi alimentò molto a lungo lo scetticismo delle autorità italiane. Non bastarono a convincerle le concordanti testimonianze dei sopravvissuti, pubblicate in particolare dal "Manifesto", né la mobilitazione dei parenti delle vittime residenti in Europa.
Il 28 febbraio del 1997 fu sequestrata in Calabria una motonave che stava scaricando clandestini pakistani. Pochi giorni dopo l'Observer scrisse che quella motonave era in realtà la "Iohan" riverniciata. Altra notizia accolta con scetticismo ma confermata, in aprile, dalla scoperta nelle cabine di scritte del tipo [ab]Speriamo di uscire al più presto da questo inferno della Iohan[bb]. Fu aperta una inchiesta, fu incriminato il comandante libanese che si difende sostenendo di aver solo tentato di soccorrere la barca maltese. Gli atti passano a Siracusa quando dalle testimonianze emerge che il naufragio può essere avvenuto nelle acque territoriali italiane e quando, a largo di Augusta, nel maggio del '97, viene trovato un cadavere "compatibile" col naufragio.
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