Da Corriere della Sera del 18/07/2003
Ovazioni per il discorso al Congresso del primo ministro britannico. Poi l’incontro con Bush: «La nostra intelligence è genuina»
Blair: America, tratta l’Europa da pari a pari
Il premier a Washington: «Sull’Iraq la Storia ci darà ragione anche se non troveremo arsenali»
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Prima in un discorso al Congresso che lo ha insignito della medaglia d'oro, un onore concesso soltanto a Winston Churchill, poi a una conferenza stampa con Bush alla Casa Bianca, il premier britannico Tony Blair ha ribadito che Saddam Hussein cercò di procurarsi uranio nel Niger. «La nostra intelligence è genuina e viene da più fonti, non è una forzatura dei rapporti dei nostri servizi segreti». Il presidente americano lo ha appoggiato, dicendo che il raìs «aveva armi chimiche e batteriologice, voleva riprendere il programma nucleare». Non ha voluto affrontare invece il tema del falsi dossier sull’uranio, affermando solo: «Sono responsabile di aver rovesciato un feroce dittatore. Sono responsabile di aver sventato una minaccia grave per la pace».
Blair ha dato il via alla controffensiva sul «Nigergate», davanti alla Camera e al Senato uniti in assemblea plenaria ma lanciando all'America un inatteso messaggio sull'Europa. Il suo discorso è stato una accorata giustificazione della guerra dell'Iraq - «vi porteremo la democrazia», ha promesso - e assieme un secco monito al mondo libero a combattere la proliferazione delle armi di sterminio e il terrorismo. Il fulcro del messaggio è però stato un altro: l'America non deve abbandonare l'Europa, ma deve custodire l'Alleanza atlantica «come un partnership costruita sulla persuasione non sul comando»; e deve sapere rispondere alle sfide della povertà e della ingiustizia nel terzo mondo, e agli odi del Medio Oriente. Una velata critica, la prima del suo più fedele alleato, all’unilateralismo del presidente Bush.
Nella maestosa sala dove sedevano la first lady Laura e il vicepresidente Cheney - ma non il presidente, in attesa alla Casa Bianca - Blair ha esordito affermando che «la storia ci perdonerà se in Iraq non troveremo armi di sterminio... ma non ci avrebbe perdonato se non ne avessimo liberato il popolo iracheno».
Ha quindi affrontato il rapporto Usa-Ue rimproverando ai leader francese Chirac e tedesco Schröder, ma senza nominarli la loro visione di un'Europa staccata dalla Superpotenza. Infine ha perorato la causa europea: la Germania, ha notato Blair, ha truppe in Afghanistan, la Francia in Congo, «ci vuole solidarietà non rivalità». Con impeto, il premier si è proposto come ponte tra il vecchio e il nuovo mondo. Ha invitato gli europei a sconfiggere l'antiamericanismo ma ha anche proposto una riforma dell'Onu che penalizzi gli Stati che violano i diritti civili: «Sia un foro d'azione oltre che dibattito», ha auspicato.
Infine, è passato al Medio oriente e all'Africa: «Non ci sarà pace - ha avvertito - se uno stato della Palestina non convivrà con Israele». Il consiglio finale agli Usa: «Ascoltare oltre che guidare, questo è il ruolo che il destino vi ha affidato in questo momento della storia».
Blair ha dato il via alla controffensiva sul «Nigergate», davanti alla Camera e al Senato uniti in assemblea plenaria ma lanciando all'America un inatteso messaggio sull'Europa. Il suo discorso è stato una accorata giustificazione della guerra dell'Iraq - «vi porteremo la democrazia», ha promesso - e assieme un secco monito al mondo libero a combattere la proliferazione delle armi di sterminio e il terrorismo. Il fulcro del messaggio è però stato un altro: l'America non deve abbandonare l'Europa, ma deve custodire l'Alleanza atlantica «come un partnership costruita sulla persuasione non sul comando»; e deve sapere rispondere alle sfide della povertà e della ingiustizia nel terzo mondo, e agli odi del Medio Oriente. Una velata critica, la prima del suo più fedele alleato, all’unilateralismo del presidente Bush.
Nella maestosa sala dove sedevano la first lady Laura e il vicepresidente Cheney - ma non il presidente, in attesa alla Casa Bianca - Blair ha esordito affermando che «la storia ci perdonerà se in Iraq non troveremo armi di sterminio... ma non ci avrebbe perdonato se non ne avessimo liberato il popolo iracheno».
Ha quindi affrontato il rapporto Usa-Ue rimproverando ai leader francese Chirac e tedesco Schröder, ma senza nominarli la loro visione di un'Europa staccata dalla Superpotenza. Infine ha perorato la causa europea: la Germania, ha notato Blair, ha truppe in Afghanistan, la Francia in Congo, «ci vuole solidarietà non rivalità». Con impeto, il premier si è proposto come ponte tra il vecchio e il nuovo mondo. Ha invitato gli europei a sconfiggere l'antiamericanismo ma ha anche proposto una riforma dell'Onu che penalizzi gli Stati che violano i diritti civili: «Sia un foro d'azione oltre che dibattito», ha auspicato.
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