Da Il Sole 24 Ore del 22/07/2003

Bush attacca Siria e Iran: «Proteggono i terroristi»

di Mario Platero

CRAWFORD - Un monito a Siria e Iran: il loro appoggio al terrorismo non sarà tollerato. E una riaffermazione della risoluzione 1483 come punto di riferimento per gestire il «Nation Building» in Irak. Il vertice di ieri fra George W. Bush e Silvio Berlusconi ha portato a un chiarimento su due nodi cruciali: Irak e Medio Oriente. Temi che saranno oggetto di un dibattito approfondito, a partire da domani, con un incontro del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sull'Irak, per arrivare agli incontri di Bush del 25 e del 29 di luglio alla Casa Bianca, con Abu Mazen e con Ariel Sharon. «Il comportamento di Siria e Iran, il fatto che continuino a ospitare terroristi è assolutamente inaccettabile - ha detto Bush lanciando un avvertimento inatteso - gli Stati che appoggiano il terrorismo saranno chiamati a confrontarsi con le loro responsabilità». Su questi due punti Berlusconi ha detto di essere assolutamente d'accordo con il presidente americano. E dunque in disaccordo con altri leader europei che vorrebbero invece una politica più conciliante con la Siria, ma soprattutto con l'Iran. E che vorrebbero l'adozione di una nuova risoluzione al Consiglio di Sicurezza per attribuire alle Nazioni Unite un ruolo prioritario in Irak in cambio di una loro partecipazione alla forza di pace. È qui che Berlusconi ha chiarito il terzo punto importante su cui ci si interrogava alla vigilia del viaggio: quale Europa avrebbe rappresentato. Pur senza averlo detto nei termini espliciti usati dal primo ministro britannico Tony Blair, che ha parlato della necessità di «cambiare l'Europa», il presidente del Consiglio ha confermato a Bush un fatto importante: quello di essere a sua volta un rappresentante della «Nuova Europa», fedele ai legami transatlantici e alle tesi dell'unipolarismo e di essere dunque contro il multipolarismo francese o tedesco. È partendo da queste basi, ha detto Berlusconi, che si dovrà fare il possibile per ricucire il rapporto tra Stati Uniti e Europa e lo ha detto arrivando persino ad attaccare fre le righe il "narcisismo" francese: «Io ritorno in Italia, in Europa con un convincimento che già avevo, ma che grazie a questo viaggio si è rafforzato - ha detto Berlusconi - dobbiamo appoggiare la cultura dell'Unione e della coesione e non quella della divisione. Occorre ripartire dalle forze delle coesione. Questa deve essere la forza vitale e costruttiva. E questo sarà il messaggio che porterò ai miei alleati europei come presidente di turno dell'Unione europea». Nessuna opera di convincimento su Bush per una modifica della posizione americana nell'ambito delle Nazioni Unite, dunque. Dovendo scegliere tra l'opportunità di accreditarsi come un leader europeo che può influire sulla posizione americana, Berlusconi ha scelto di avallarla in funzione di un cambiamento che prima Blair e poi lui stesso definiscono inevitabile. Anche perché durante gli incontri il presidente Bush ha chiarito che almeno per ora della nuova risoluzione nell'ambito Onu non se ne parla. Durante gli incontri di domenica e di ieri, Bush ha detto di essere scoraggiato dall'atteggiamento di alcuni Paesi che spingono per nuove risoluzioni solo per interessi economici interni e ha condiviso questa sua posizione ieri mattina con i giornalisti: «Crediamo che la risoluzione 1483 consenta a chi voglia farlo di decidere su un possibile coinvolgimento in Irak…e più gente sarà coinvolta in Irak meglio sarà per garantire un Paese più sicuro e più libero». Bush ha preso atto delle difficoltà che vi sono oggi in Irak e ha chiarito di non aver chiesto all'Italia truppe in sostituzione di quelle americane. Ha anche attribuito le operazioni di guerriglia in Irak alle ostilità di nostalgici di Saddam che cercano di restare al potere attraverso atti di terrorismo. Ed è quello il nemico da sconfiggere oggi: «Il processo di ricostruzione - ha sottolineato Bush – non deve essere considerato un esercizio politico. Né un forziere internazionale da cui attingere a piene mani». Un attacco di nuovo molto diretto a Francia e Germania che, secondo indiscrezioni raccolte in ambienti vicini alla Casa Bianca, premono per una nuova risoluzione per «prolungare la dipendenza degli iracheni da istituzioni internazionali. Vogliamo restituire l'Irak agli iracheni, non alla burocrazia delle Nazioni Unite» ha detto un funzionario al seguito del presidente Bush. Bush ha anche detto di essere molto aperto all'idea che la conferenza di pace per il Medio Oriente, quando sarà convocata (ormai è certo che slitterà di almeno sei mesi), possa tenersi in Italia. E chiederà a Abu Mazen di vedere Berlusconi subito dopo il viaggio a Washington.

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