Da La Stampa del 01/02/2004

Il monopolio dello scoop

di Barbara Spinelli

E’ opinione diffusa - in Italia prevalentemente, non in Inghilterra né in Europa o America - che il primo ministro Tony Blair abbia vinto su tutti i fronti la sua seconda guerra del 2003: quella contro la Bbc. Quest'ultima aveva accusato il governo d'aver manipolato le notizie ricevute dai servizi segreti sul pericolo delle armi di distruzione di massa irachene, e d'aver di conseguenza trascinato gli inglesi in una guerra non seriamente motivata. S'è parlato di Watergate alla rovescia, su molti giornali italiani, perché il verdetto del giudice Hutton assolve in pieno Blair, mentre condanna in pieno la Bbc. Perché Watergate? Perché questa volta, nello scontro tra politica e giornalismo, sarebbe il giornalismo a essere immorale, e a dover pagare il giusto prezzo con la propria umiliazione e messa in riga. La Commissione presieduta da Lord Hutton era stata istituita a seguito del suicidio di uno scienziato collaboratore della Difesa, David Kelly, che alla vigilia della guerra aveva comunicato a una serie di giornalisti le sue riserve sulla pericolosità delle armi di Saddam, e che si tolse la vita quando il suo nome, come fonte usata dal giornalista Gilligan, venne messo in circolazione dal governo e poi dallo stesso Gilligan. Parlare di Watergate alla rovescia contiene un giudizio severo: stampa e televisione si discreditano eticamente, quando eccedono nel giornalismo investigativo e nell'uso delle fonti. Ed è un bene che i politici impongano, con commissioni imparziali ma anche con leggi sull'utilizzo delle fonti, il ridimensionamento drastico di quel potere tendenzialmente indipendente dalla politica che è il quarto potere.

Prima di farsi un proprio giudizio, tuttavia, è utile che il lettore italiano sappia quali sono i punti più controversi del verdetto Hutton, della guerra fra Blair e Bbc, e più generalmente dello scontro fra potere politico e mediatico.

Uno scontro simile sta avvenendo infatti anche in Italia, e conoscere i fatti britannici può aiutare a capire meglio i nostri. Riassunti in breve, ecco alcuni punti del contenzioso Blair-Bbc:

1) La Commissione incaricata di indagare sulle circostanze della morte di Kelly fu istituita perché il governo era in serio imbarazzo, e il nome di Hutton fu imposto da Blair. Hutton è conosciuto per la sua grande correttezza formale, ma anche per la sua estrema fedeltà all'establishment politico. Non è un giudice completamente imparziale, bensì «un giudice di parte». Messo davanti alla scelta fra ragion di Stato e libertà di stampa, ha scelto la ragion di Stato, come molti prevedevano. D'altronde, è vero che un verdetto negativo per Blair avrebbe provocato un cataclisma, non solo in Inghilterra ma anche in America. Non si è stati potenza imperiale per tre secoli senza aver affinato quelle arti anche ciniche di esercizio della ragion di Stato, di cui Blair e Hutton si sono infine serviti.

2) Il giornalista Andrew Gilligan di sicuro commise un errore grave: usò la gola profonda (David Kelly) per ottenere quello che si chiama uno scoop, cioè una notizia sensazionale pubblicata in esclusiva da un organo d'informazione. La notizia era la seguente: il governo Blair aveva ingigantito i dati ottenuti dai servizi (li aveva sexed up, resi più attraenti), e aveva parlato senza solide basi d'un pericolo preciso ma non provato dai servizi: entro 45 minuti, Saddam era in grado di colpire Inghilterra, America e Europa con le sue armi batteriologiche o chimiche. Gilligan esagerò senza dubbio le confidenze di Kelly, e in questo Hutton non ha torto. Ma la sostanza dei sospetti formulati dalla Bbc restano: sia Kelly sia altri esperti di armi e ispezioni nutrivano dubbi sui motivi di Blair e Bush. Forse la guerra era necessaria, ma il motivo per cui venne giudicata tale era una falsità.

3) Kelly non aveva parlato solo con Gilligan. Aveva comunicato i propri dubbi ad altri giornalisti della Bbc, cui Hutton non fa alcun accenno. Alla giornalista scientifica Susan Watt, in particolare, aveva confidato (su una banda registrata) che la rivelazione sui 45 minuti, fatta da Blair per giustificare la guerra, «aveva preso un rilievo del tutto privo di senso delle proporzioni», e che i governanti «erano disperatamente alla ricerca d'informazioni... ed esercitavano ogni sorta di pressione pur di ottenere informazioni da diffondere».

4) Il capo dei servizi John Scarlett ha testimoniato che i propri dossier accennavano ai 45 minuti, ma che la minaccia riguardava le armi utilizzabili in un raggio di un centinaio di chilometri, non le armi a lunga gittata capaci di colpire Europa o Usa. Blair non fece questa distinzione nel discorso del 24-9-2002, e quando i giornali lo citarono parlando d'un pericolo imminente per la nazione, non smentì. Il clima di paura doveva esser tenuto acceso, come appunto sostenne la Bbc quando lanciò la sua supposizione: la minaccia Saddam non era così grave come suggerito da Blair. Anche questo Hutton ha sottaciuto.

5) Lo stesso giudice Hutton si dilunga sul significato di sex up, che letteralmente vuol dire rendere più sexy: «È un'espressione slang che può significare due cose. Può significare falsificazione di notizie ricevute dai servizi», e Blair di questo è innocente. Può significare che le accuse contro Saddam furono «il più possibile irrobustite», e in tal caso il governo ha sì sexed up - continua Hutton - ma incolpevolmente. Questo significa una cosa importantissima su cui conviene riflettere e discutere: il governo può sedurre l'opinione con colpi mediatici, gli organi d'informazione no.

6) Non si può ignorare che Hutton ha assolto il governo in un momento tutt'altro che propizio sia per Blair che per Bush. La stessa amministrazione Usa ammette in questi giorni che esiste una divergenza netta, fra quel che si pensava di trovare in Iraq prima della guerra e quel che a tutt'oggi non si riesce a trovare (le armi di distruzione di massa). È quanto emerge dalle deposizioni di David Kay, l'ispettore incaricato dalla coalizione di cercare la armi. Sicuro di non poterle più trovare, Kay s'è dimesso e ha detto al Congresso: «In questa guerra si sono sbagliati quasi tutti». Hutton sostiene nel suo rapporto che le motivazioni belliche non rientravano nel mandato (limitato all'indagine sulla morte di Kelly). Ma la sostanza è diversa: egli ha subordinato il mandato al verdetto che si era proposto e non viceversa, come ogni vero giudice dovrebbe fare.

7) Il governo Blair non cominciò la sua seconda guerra contro la Bbc in occasione dell'inchiesta di Gilligan, il 29-5-2003. Fin dall'inizio dell'intervento militare, la Bbc era sotto attacco per la maniera in cui i suoi reporter coprivano il conflitto.

Quest'ultimo punto ci porta al centro della questione, rendendola più chiara. In realtà, la Bbc era giudicata insopportabile dal governo non per le notizie che dava, ma per come riusciva a colpire l'opinione pubblica ricorrendo al mestiere dello scoop. Questo mestiere, il potere politico vuole monopolizzarlo interamente, così come vuol monopolizzare le esagerazioni, il sensazionalismo, la seduzione del pubblico (questo significa sex up, nel linguaggio mediatico). Non a caso si circonda - soprattutto in tempi di guerra - di spin-doctors, di esperti in comunicazione che sanno torcere le notizie tramite l'arte dello spin, che è il «giro» dato alla palla affinché cambi direzione dopo il rimbalzo. Lo spin è l'equivalente politico dello scoop, ed è quest'ultimo che il governo vuol monopolizzare, sognando in cuor suo di lasciare al giornalista il mestiere più molle e niente affatto avventuroso del commento a tavolino.

Per questo è così importante per l'Italia quel che sta accadendo in Inghilterra: la competizione su chi più attrae l'opinione esiste anche da noi, e il potere politico sembra nel caso italiano aver vinto la partita controllando non la stampa scritta, ma il più potente mezzo d'informazione e seduzione che è ai tempi d'oggi la Tv. In Inghilterra si è dimesso il presidente della Bbc Gavyn Davies (oltre al direttore generale e al giornalista Gilligan), ma non senza mettere in guardia i politici: l'indipendenza della Bbc è minacciata da un verdetto così faziosamente pro-governativo, e le prove accumulate nell'inchiesta son state scandalosamente ignorate. In Italia si è dimessa una vicedirettrice del Tg1, Daniela Tagliafico, in segno di protesta contro un telegiornale che tende a «spalmare» sulla realtà italiana «una patina di gaudenza che non corrisponde al paese reale», e contro un notiziario politico presentato sotto forma di «panino blindato, in cui apparentemente si dà la voce a tutti» ma che invece apre e chiude sistematicamente con la maggioranza governativa, in modo che il governo abbia sempre l'ultima parola (in genere l'ultima faccia è quella di Schifani).

Le due dimissioni hanno non poche cose in comune. In ambedue i casi si tratta di una lotta di competizione tra potere politico e quarto potere. In ambedue si tratta di scegliere quel che vogliamo, nell'informazione, in quest'epoca di lotta al terrorismo e di restrizione delle libertà: se vogliamo la libertà sempre rischiosa e soggetta a errori degli scoop e delle inchieste, o se vogliamo i panini blindati, le veline, o la seduzione del pubblico attraverso la diffusione della paura o della gaudenza, a seconda dei bisogni del potere politico.

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