Da La Stampa del 03/06/2004
Originale su http://www.lastampa.it/_web/_INTERNET/copyfight/archivio/copyfight0406...
Decreto Urbani: forse i guai sono finiti
Il ministro Stanca presenta un nuovo disegno legge per correggere i punti critici del decreto voluto dal ministero dei Beni Culturali.
Sollievo per gli appassionati di file mp3
di Stefano Porro
Che il decreto Urbani fosse sbagliato e contenesse delle gravi limitazioni alla libertà di parola e di azione dei cittadini, alla fine, l'hanno ammesso tutti. Persino lo stesso ministro, anche se sottovoce.
Lo dimostra un disegno di legge correttivo presentato dal Governo (tramite il ministero dell'Innovazione Tecnologica) che annulla di fatto le sanzioni penali previste per l'uso personale di file protetti scaricati dalla rete. Ma non è tutto: il nuovo testo cancella il bollino che sarebbe dovuto essere imposto a tutta la rete, così come le tasse e i balzelli che avrebbero messo in difficoltà l'Ict in Italia.
Esultano gli utenti della rete, che hanno messo a ferro e fuoco alcuni giorni fa il sito del ministero dei Beni Culturali tramite un net-strike (uno sciopero virtuale) e protestano invece le major del software e della musica. Enzo Mazza, presidente della Federazione dell'Industria Musicale Italiana, se la prende con l'operato di certi politici, che agirebbero condizionati dal clima elettorale: "C'è chi pensa di regalare musica gratis dalla rete per fini elettorali - afferma Mazza - ma purtroppo ci sono trattati internazionali da rispettare e il download per uso personale non esiste. Reato era e reato rimarrà".
Proprio qui sta il nocciolo della vicenda. Da tempo l'industria culturale (in primis quella che produce musica e filmati audio/video) conduce una strenua battaglia per fermare la condivisione illegale di file attraverso la rete. Un'attività proibita dalle normative sul diritto d'autore, che negli ultimi anni ha conosciuto restrizioni sempre più rigorose, sia a livello nazionale che comunitario. Tuttavia, l'operato quotidiano dei tribunali italiani tende a sconfessare i proclami di guerra delle major, depenalizzando la violazione del copyright.
Tutte le volte in cui un cittadino è stato colto in flagrante nell'atto di scaricare dei file per uso personale (e senza fine di lucro), l'orientamento dei giudici è quasi sempre assolutorio. O, nel peggiore dei casi, al colpevole" è stata comminata una sanzione amministrativa. Altro che carcere. Gli stessi giudici sembrano prendere atto che la pratica del file sharing è talmente diffusa da non poter più essere penalizzata, pena la creazione di tensione sociale.
Ben venga dunque questo disegno di legge riparatorio, che riporta la funzione del copyright all'interno dei giusti binari giuridici. Non si tratta, come hanno scritto alcuni, di una vittoria del popolo della rete - che, bisogna ammetterlo, negli ultimi mesi ha aumentato notevolmente la sua rappresentanza politica, pur mantenendo la sua matrice pluralistica - né di una sonora sconfitta delle major. Non ci sono, in altre parole, vincitori e sconfitti.
L'unica dato positivo è che Governo e Parlamento si sono finalmente resi conto che la regolamentazione coatta della rete è un traguardo non raggiungibile, perché è la rete stessa a sfuggire, per sua natura, a normative rigide e applicate dall'alto. Forse, anche per la rete, è arrivato il momento di pensare alla concertazione come alla formula per elaborare regole giuste, applicabili e condivise da tutti.
Lo dimostra un disegno di legge correttivo presentato dal Governo (tramite il ministero dell'Innovazione Tecnologica) che annulla di fatto le sanzioni penali previste per l'uso personale di file protetti scaricati dalla rete. Ma non è tutto: il nuovo testo cancella il bollino che sarebbe dovuto essere imposto a tutta la rete, così come le tasse e i balzelli che avrebbero messo in difficoltà l'Ict in Italia.
Esultano gli utenti della rete, che hanno messo a ferro e fuoco alcuni giorni fa il sito del ministero dei Beni Culturali tramite un net-strike (uno sciopero virtuale) e protestano invece le major del software e della musica. Enzo Mazza, presidente della Federazione dell'Industria Musicale Italiana, se la prende con l'operato di certi politici, che agirebbero condizionati dal clima elettorale: "C'è chi pensa di regalare musica gratis dalla rete per fini elettorali - afferma Mazza - ma purtroppo ci sono trattati internazionali da rispettare e il download per uso personale non esiste. Reato era e reato rimarrà".
Proprio qui sta il nocciolo della vicenda. Da tempo l'industria culturale (in primis quella che produce musica e filmati audio/video) conduce una strenua battaglia per fermare la condivisione illegale di file attraverso la rete. Un'attività proibita dalle normative sul diritto d'autore, che negli ultimi anni ha conosciuto restrizioni sempre più rigorose, sia a livello nazionale che comunitario. Tuttavia, l'operato quotidiano dei tribunali italiani tende a sconfessare i proclami di guerra delle major, depenalizzando la violazione del copyright.
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Ben venga dunque questo disegno di legge riparatorio, che riporta la funzione del copyright all'interno dei giusti binari giuridici. Non si tratta, come hanno scritto alcuni, di una vittoria del popolo della rete - che, bisogna ammetterlo, negli ultimi mesi ha aumentato notevolmente la sua rappresentanza politica, pur mantenendo la sua matrice pluralistica - né di una sonora sconfitta delle major. Non ci sono, in altre parole, vincitori e sconfitti.
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