Da Corriere della Sera del 22/06/2004

Missione compiuta. Un' astronave privata nello spazio

Mike Melvill, 62 anni, vola a 100 chilometri dalla Terra. Si apre l' era del turismo tra gli astri
Il decollo alle 6.47 del mattino da una base alle spalle di Los Angeles. L' atterraggio un' ora e mezza dopo. «E adesso faccio un giro in bicicletta»

di Giovanni Caprara

Occhiali grandi, fronte spaziosa, sguardo tranquillo: sembra il rassicurante professore della porta accanto. Invece Mike Melvill, 62 anni, è il primo astronauta privato salito alle soglie dello spazio con la prima astronave tutta privata. «Sono pronto a partire, ragazzi» diceva sorridendo ieri mattina sedendosi ai comandi dello SpaceShipOne, una piccola astronave alata aggrappata sotto la fusoliera del grande aereo bianco «White Knight», strano nelle forme come un insetto. Intorno il vuoto del deserto di Mojave, alle spalle di Los Angeles, fondo dissecato di un antico lago trasformato nella più fantastica, famosa (e segreta) base aerea del mondo. Quando Mike è salito sulla sua navicella alata non può non aver pensato che stava per solcare lo stesso cielo percorso da Chuk Yeager nel 1947 quando superava il muro del suono e quello di Neil Armstrong, poi diventato il primo pedone lunare ma che agli inizi degli anni Sessanta, indossando le prime rigide tute spaziali, portava il nero e pesante aereo-razzo X-15 alle stesse quote alle quali lui stava per arrivare con un comodo completo di tela e un leggero velivolo in fibra di carbonio. Di mezzo c' è mezzo secolo e la storia della tecnologia ci ha regalato un altro balzo che lascerà il segno, condizionando scelte e favorendo cambiamenti che già erano nell' aria. Ma occorreva un segno, ed eccolo materializzato nel deserto californiano ancora tra i confini della mitica Edwards Air Force Base. Non a caso l' amministratore della Nasa, Sean O' Keefe, il «concorrente pubblico», congratulandosi con i protagonisti ha aggiunto che l' impresa offrirà al pubblico la possibilità di provare l' esperienza dell' assenza di gravità, che aprirà le porte di un nuovo mercato e che presto altri protagonisti seguiranno l' esempio. Mike Melvill è decollato sotto il primo sole del mattino, le 6.47 in California. Ha atteso che l' aereo-madre lo portasse a 15 chilometri di altezza, poi ha liberato il suo SpaceShipOne accendendo il motore a razzo che lo lanciava verso i confini dell' atmosfera, alle soglie dello spazio. Raggiungeva i 100,1241 chilometri di quota come precisavano i radar della base. «Solo un piccolo intoppo - racconta Mike - mentre salivo, che ha spostato di una trentina di chilometri la traiettoria, ma abbiamo recuperato nel rientro. Avevo tre tappe da controllare con gli strumenti durante la veloce ascesa e ogni volta che le superavo era un' emozione. Ho avvertito come uno scoppio dietro di me, mi sono girato ma tutto era in ordine. Un volo spettacolare, mi sentivo benissimo, felice. La vista, poi, era straordinaria. Dagli oblò vedevo le nuvole bianche sopra Los Angeles e sembrava coperta di neve. I colori, lassù, sono quasi un' esperienza religiosa. Prima di iniziare la discesa mi sono reso conto che il mio corpo aveva perso il peso: per tre minuti e mezzo sono stato in assenza di gravità. E poi via, veleggiando, verso il rientro». Quando è atterrato dopo un' ora e mezza di volo sub-orbitale, finiti gli aggettivi, aggiungeva soltanto: «E' assolutamente sbalorditivo», ma sembrava non contenere la contentezza. Coronava la sua vita di pilota collaudatore consumata (non ancora del tutto) su una trentina di aeroplani diversi a dieci dei quali aveva dato il battesimo dell' aria. E ora avendo superato i cento chilometri di quota conquistava anche le ali di astronauta. A chi gli chiedeva come si sentisse e che cosa avrebbe fatto, rispondeva: «Come un ragazzo, un vecchio ragazzo e domani farò un giro con la mia bicicletta». Così Burt Rutan, il progettista dello SpaceShipOne, la prima astronave privata, parteciperà alla gara del secolo, l' «Ansari X Prize», che si terrà nei prossimi mesi, con la quasi certezza di vincerla. Allora, nel giro di 15 giorni dovrà far volare per due volte il suo velivolo a razzo con tre persone a bordo, pilota compreso. Altri 24 equipaggi e altrettanti astronavi appartenenti agli Stati Uniti, al Canada, alla Gran Bretagna, alla Romania, si contenderanno il premio di dieci milioni di dollari in palio. Ma sarà difficile battere lo SpaceShipOne, un vero gioiello innovativo per la conquista dei cieli per il quale è stato impiegato un nuovo motore a razzo ibrido, nuovi materiali e una nuova aerodinamica, il tutto finanziato con un assegno di 20 milioni di dollari staccato da Paul Allen, co-fondatore della Microsoft. Ma, in realtà, un' inezia rispetto al costo dei veicoli finora spediti in orbita. Un solo volo dello shuttle oggi costa 500 milioni di dollari. Il futuro dello spazio da ieri ha imboccato una nuova strada. E per noi, lo spazio da ieri è diventato tremendamente più vicino.

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