Da Corriere della Sera del 15/07/2004

I consiglieri si ribellano: scelta da avventurieri. Rumi «lascia» i centristi

Veneziani: i vecchi democristiani avevano mille difetti ma non sputavano sul piatto dove mangiavano

di Paolo Conti

ROMA - Per capire che aria tira alla Rai, ecco il commento del consigliere di amministrazione Marcello Veneziani, area An, consegnato a chi gli telefona per raccontargli quasi in tempo reale del voto in Vigilanza: «Ah sì? Non lo sapevo... I vecchi democristiani avevano mille difetti. Tranne uno: erano prudenti, non avventurieri. Non sputavano nel piatto in cui mangiavano, questi sì». Veneziani è uomo da furie fredde: «Hanno seguito in tutto e per tutto le ultime tappe della vicenda Rai e in azienda mi sembrano anche ben rappresentati». Chi ha orecchie per intendere lo faccia pure. È già cominciata la resa dei conti in casa Rai. E stavolta il regolamento sarà tutto interno alla maggioranza di governo, a quel piatto in cui qualcuno, secondo Veneziani, ora sputa. Viale Mazzini e Saxa Rubra non parlano d’altro, in questo pomeriggio di un mercoledì in cui l’Udc vota con l’Ulivo contro il vertice dell’azienda. Gli storici Rai (interni ed esterni) ne sono sicurissimi: la Vigilanza non ha mai approvato un «invito ad andarsene» diretto a un Consiglio di amministrazione, così perentorio e ultimativo. Ci fu un tentativo dei Verdi di presentare una mozione di sfiducia ai tempi della presidenza di Enzo Siciliano ma fu proprio la presidenza a giocare di contropiede, per questo e mille altri motivi, dimettendosi. Soprattutto pesa l’altro «invito», quello a «evitare nomine in reti, testate, dipartimenti e società». I riflessi si annunciano inevitabili.

Non è un mistero per nessuno che il direttore generale Flavio Cattaneo, sentiti i direttori di testata, dovrà risolvere entro il fatidico 30 settembre il nodo dei tre principali corrispondenti Rai (Giulio Borrelli a New York, Sergio Canciani a Mosca e Antonio Caprarica a Londra) che hanno ricevuto la lettera di disdetta prevista, assicura l’azienda, dalle nuove norme interne Rai che rendono quegli incarichi a tempo. Ma se, come dicono molti, Borrelli dovesse lasciare davvero gli Stati Uniti, allora il rimescolamento di carte potrebbe partire senza smentire la Vigilanza. C’è chi scommette su un ritorno in Usa di Fabrizio Del Noce come capo di Rai Corporation e con un incarico di grande commentatore in vista delle presidenziali. Il consigliere Francesco Alberoni, presidente pro tempore dopo le dimissioni di Lucia Annunziata, giura che su Raiuno non ci sono progetti, ma il tam-tam aziendale è notoriamente in azione da settimane. E la sostituzione di Borrelli avvierebbe anche altri, per ora imprevedibil,i meccanismi, tutti ufficialmente «necessari». Il posto di Del Noce potrebbe così andare a un uomo di area Udc (Sergio Valzania che ora guida i programmi radio?) e chiudere la partita di un riequilibrio che gli uomini di Follini sollecitano da tempo.

Ma ora il famoso sputo nel piatto, per ripeterla con Veneziani, complicherà le cose. Per esempio, potrebbe rimettere in gioco, per nuove rigidità interne, la prima serata di Raidue affidata al leghista Gigi Moncalvo nel nuovo palinsesto autunno-inverno di Raidue: le truppe centriste potrebbero far quadrato. Una cosa è sicura: non saranno guidate dal professor Rumi, da tempo in freddo con l’Udc. Una ventina di giorni fa, l’Unità pubblicò una letterina di Roberto Rao, portavoce del presidente della Camera, assicurava che Pier Ferdinando Casini «non ha incontrato o parlato col professor Rumi» sulle sue possibili dimissioni. Metodo elegante quanto chiaro per far sapere a tutti, Ulivo incluso, che il professore cattolico nel Consiglio di amministrazione Rai rappresenta (a norma della vecchia legge) solo se stesso e nessun altro. Lo ha ripetuto, ci fosse stato bisogno, ieri il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè: «Non dò peso alle dichiarazioni di Rumi».

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