Da La Repubblica del 10/09/2004
Musulmani d´Italia
"In piazza contro la barbarie" l´11 settembre del nostro Islam
Dalle moschee un´unica voce: liberate le due Simone
"Pronti ad andare in Iraq, a manifestare, a offrirci come ostaggi al posto delle ragazze"
L´unico a dire di no alle fiaccolate e ai cortei di solidarietà è Adel Smith
di Piero Colaprico
MILANO - La mobilitazione degli islamici italiani è un passaparola via Internet, nelle moschee, sulle strade, e nasce nel nome di Enzo Baldoni, Simona Pari e Simona Torretta. «Facciamo come a Parigi dove le comunità islamiche sono scese in campo per protestare contro la cattura dei due reporter francesi. Ma oltre alla fiaccolata organizzata dalle comunità islamiche italiane dell´Ucoii, e noi la faremo in piazza San Marco, spero che il governo possa mandare qualcuno di noi a Bagdad: i comunicati di condanna si perdono, ma essere lì, noi musulmani che viviamo in Italia, per dire no a questi atti che con l´Islam non hanno nulla a che fare, potrebbe servire a mostrare quanto soli siano quei rapitori». La pensa così Izzedin Elzir, leader della moschea di via Ghibellina a Firenze, ed è su questa lunghezza d´onda che la quasi totalità degli islamici di casa nostra si sta muovendo. Ci sono sfumature diverse (l´ultraminoranza di Adel Smith dice "no" alle fiaccolate) ma la preghiera di oggi potrebbe segnare un punto di non ritorno: «Ai nostri fratelli - continua Elzir - diremo di pregare per far tornare tranquilli nelle loro famiglie i sequestrati».
A Milano, Abu Shwaima, medico cinquantenne che lo scorso aprile venne ferito da un fanatico sulla porta della sua moschea di Segrate, non ha dubbi: «Anch´io sono pronto ad andare in Iraq, a offrirmi in ostaggio in cambio delle due Simone. Sono persone che stanno lì da anni, sono contro la guerra e aiutano il popolo iracheno. Questi atti terroristici non servono la causa di un popolo, ma quella di chi vuole sottometterlo». E, dall´istituto islamico di viale Jenner, Abdelhamid Shaari, aggiunge: «Rapire Simona Torretta e Simona Pari dimostra ingratitudine verso chi ha speso la propria vita per far star meglio chi soffre. Un atto gravissimo anche dal punto di vista religioso che equivale al tradimento di un benefattore».
In queste ore dalle moschee che si leva un messaggio che, per la prima volta, appare largamente condiviso: «Badate ai fatti. Se vengono colpiti giornalisti come Enzo Baldoni e volontari come le due Simone, vuol dire che si vuole spaventare soprattutto chi racconta le sofferenze del popolo e si scoraggiano tanti altri uomini in buona fede che vogliono vedere e testimoniare», è la deduzione che fa dalla moschea di Ancona Mohamed Nour Dachan, presidente dell´Ucoii. La sua conclusione è inevitabile: «Vorrei chiedere ai media di non arrendersi di fronte ai primi delinquenti, di contribuire a scoprire chi siano i veri colpevoli di questi sequestri che non aiutano certo gli iracheni». E mentre sul sito www. islam-ucoii. it viene pubblicato l´«appello urgente per la liberazione delle volontarie italiane», il segretario, Hamza Piccardo, spiega che «anche se la nostra comunità non è così facile da raggiungere, entro qualche ora avremo l´elenco completo della nostra mobilitazione».
A Trieste i rappresentanti della comunità musulmana hanno fissato un incontro con la Regione «per fare qualcosa tutti insieme, un intervento unico delle istituzioni e delle diverse comunità a sostegno delle due ragazze», dice Sergio Ujcich, portavoce del centro culturale islamico della Venezia-Giulia. E a Trento, Aboulkheir Breigheche annuncia che «già da tempo stiamo sensibilizzando tutti su cos´è il vero Islam e cosa sono queste barbarie come decapitazioni e rapimenti».
Parole che risuonano anche a Catania, dove Abdul Hafis spiega che «tutti siamo pronti a manifestare», e a Napoli, dove Abdallah Amar, dalla moschea di corso Arnaldo Luci, spiega: «Noi siamo già stati presenti alla manifestazione di piazza del Gesù con le autorità di Napoli e condanniamo chi ha rapito le due ragazze. Siamo feriti da quello che è accaduto loro, da quanto è accaduto nella scuola di Beslan: sono fatti che sembrano studiati apposta per sporcare la nostra religione. Ma sapremo mai la verità su chi c´è dietro?».
A Milano, Abu Shwaima, medico cinquantenne che lo scorso aprile venne ferito da un fanatico sulla porta della sua moschea di Segrate, non ha dubbi: «Anch´io sono pronto ad andare in Iraq, a offrirmi in ostaggio in cambio delle due Simone. Sono persone che stanno lì da anni, sono contro la guerra e aiutano il popolo iracheno. Questi atti terroristici non servono la causa di un popolo, ma quella di chi vuole sottometterlo». E, dall´istituto islamico di viale Jenner, Abdelhamid Shaari, aggiunge: «Rapire Simona Torretta e Simona Pari dimostra ingratitudine verso chi ha speso la propria vita per far star meglio chi soffre. Un atto gravissimo anche dal punto di vista religioso che equivale al tradimento di un benefattore».
In queste ore dalle moschee che si leva un messaggio che, per la prima volta, appare largamente condiviso: «Badate ai fatti. Se vengono colpiti giornalisti come Enzo Baldoni e volontari come le due Simone, vuol dire che si vuole spaventare soprattutto chi racconta le sofferenze del popolo e si scoraggiano tanti altri uomini in buona fede che vogliono vedere e testimoniare», è la deduzione che fa dalla moschea di Ancona Mohamed Nour Dachan, presidente dell´Ucoii. La sua conclusione è inevitabile: «Vorrei chiedere ai media di non arrendersi di fronte ai primi delinquenti, di contribuire a scoprire chi siano i veri colpevoli di questi sequestri che non aiutano certo gli iracheni». E mentre sul sito www. islam-ucoii. it viene pubblicato l´«appello urgente per la liberazione delle volontarie italiane», il segretario, Hamza Piccardo, spiega che «anche se la nostra comunità non è così facile da raggiungere, entro qualche ora avremo l´elenco completo della nostra mobilitazione».
A Trieste i rappresentanti della comunità musulmana hanno fissato un incontro con la Regione «per fare qualcosa tutti insieme, un intervento unico delle istituzioni e delle diverse comunità a sostegno delle due ragazze», dice Sergio Ujcich, portavoce del centro culturale islamico della Venezia-Giulia. E a Trento, Aboulkheir Breigheche annuncia che «già da tempo stiamo sensibilizzando tutti su cos´è il vero Islam e cosa sono queste barbarie come decapitazioni e rapimenti».
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