Da La Repubblica del 14/09/2004
Vertice con Chirac e Schroeder alla Moncloa
L´Asse franco tedesco ricevuto da Zapatero "Siamo tre europeisti"
Primo incontro fra i capi di governo dell´Unione contrari alla guerra in Iraq
di Andrea Bonanni
BRUXELLES - Il calcio d´inizio della partita più difficile che l´Europa dovrà giocarsi nei prossimi 24 mesi, quella delle ratifiche nazionali della Costituzione approvata a giugno, viene da Madrid. Con una mossa a sorpresa il presidente francese Chirac e il cancelliere tedesco Schroeder hanno raggiunto ieri pomeriggio il primo ministro spagnolo Zapatero nella sua residenza madrilena della Moncloa.
I temi in discussione erano molti: dalla Turchia, che i tre hanno invitato a un ulteriore sforzo in materia di riforme politiche; al bilancio Ue, su cui non c´è accordo per il quale si attendono negoziati «complessi»; al rafforzamento della politica estera e dei poteri di Javier Solana.
Ma la vera questione è quella delle ratifiche della Costituzione europea: un fronte sul quale Francia, Germania e Spagna (che in comune hanno già la posizione decisamente contraria all´intervento in Iraq) vogliono presentarsi unite e compatte e su cui non intendono fare marce indietro. I tedeschi saranno probabilmente i primi a ratificare la Costituzione per via parlamentare. Gli spagnoli vogliono essere i primi a tenere un referendum popolare, probabilmente agli inizi dell´anno prossimo. Poi toccherà alla Francia, dove Chirac vuole chiamare alle urne in primavera ma dove una parte dei socialisti hanno preannunciato voto negativo. E ieri il fatto che il presidente francese si sia fatto affiancare da due leader socialdemocratici nella difesa della Costituzione è indubbiamente servito a mandare un messaggio alla sinistra di Laurent Fabius, che lamenta la scarsa vocazione sociale del nuovo testo costituzionale. «E´ importante - ha detto infatti Chirac - che la campagna referendaria non venga distorta a fini di parte», lasciando capire che nella sua battaglia anti-Costituzione la sinistra francese sarebbe isolata in Europa.
Ma il significato dell´incontro tripartito va molto al di là delle tattiche pre-referendarie. Esso segna l´ingresso ufficiale della Spagna in quello che finora era considerato l´asse esclusivo tra Parigi e Berlino. Non si tratta tanto di stabilire un «direttorio»: obiettivo per il quale difficilmente in un´Europa a Venticinque si può fare a meno della Gran Bretagna. Ma piuttosto di rafforzare un «nocciolo duro» di paesi sempre più integrati e sempre più legati in una logica europeista, che contrasta con le freddezze britanniche, le assenze italiane e le polemiche dei nuovi arrivati.
«La vecchia Europa sembra nuova», ha scherzato Zapatero riprendendo ironicamente l´infelice espressione del segretario americano alla Difesa Donald Rumsfeld. «Avete davanti tre europeisti: non siamo gli unici europeisti, ma siamo europeisti con fervore». Una frase che da sola spiega l´assenza dell´Italia di Berlusconi, il cui ruolo come grande paese europeista è stato ormai scippato dalla Spagna di Zapatero. Se l´Italia, che nella logica di Parigi e Berlino resta un pilastro importante del futuro nocciolo duro europeo, vorrà riprendere il suo posto tra i «padri» dell´Europa, dovrà farlo con un altro governo che dia prova di una diversa cultura integrazionista.
Ma non è solo retorica dimostrativa quella che ha portato insieme i tre leader europei. La strategia, già ampiamente sperimentata da francesi e tedeschi, è quella di una sempre crescente integrazione tra governi e strutture amministrative. E infatti ieri Zapatero ha annunciato un rafforzamento della cooperazione trilaterale in campo militare, della giustizia e della lotta alla criminalità»: un tema che dovrebbe interessare (e forse preoccupare) particolarmente il futuro commissario alla Giustizia Rocco Buttiglione.
Il sottinteso di questo processo è che, anche qualora l´iter di ratifica non dovesse andare in porto per la bocciatura di uno o più Stati membri, un gruppo coeso di Paesi andrebbe comunque avanti in una sempre più stretta integrazione soprannazionale costituendo in materia politica, diplomatica, militare e di ordine pubblico un blocco compatto e molto più integrato. Un nocciolo duro, insomma, che ora annovera la Spagna ma di cui per il momento l´Italia non è chiamata a fare parte.
I temi in discussione erano molti: dalla Turchia, che i tre hanno invitato a un ulteriore sforzo in materia di riforme politiche; al bilancio Ue, su cui non c´è accordo per il quale si attendono negoziati «complessi»; al rafforzamento della politica estera e dei poteri di Javier Solana.
Ma la vera questione è quella delle ratifiche della Costituzione europea: un fronte sul quale Francia, Germania e Spagna (che in comune hanno già la posizione decisamente contraria all´intervento in Iraq) vogliono presentarsi unite e compatte e su cui non intendono fare marce indietro. I tedeschi saranno probabilmente i primi a ratificare la Costituzione per via parlamentare. Gli spagnoli vogliono essere i primi a tenere un referendum popolare, probabilmente agli inizi dell´anno prossimo. Poi toccherà alla Francia, dove Chirac vuole chiamare alle urne in primavera ma dove una parte dei socialisti hanno preannunciato voto negativo. E ieri il fatto che il presidente francese si sia fatto affiancare da due leader socialdemocratici nella difesa della Costituzione è indubbiamente servito a mandare un messaggio alla sinistra di Laurent Fabius, che lamenta la scarsa vocazione sociale del nuovo testo costituzionale. «E´ importante - ha detto infatti Chirac - che la campagna referendaria non venga distorta a fini di parte», lasciando capire che nella sua battaglia anti-Costituzione la sinistra francese sarebbe isolata in Europa.
Ma il significato dell´incontro tripartito va molto al di là delle tattiche pre-referendarie. Esso segna l´ingresso ufficiale della Spagna in quello che finora era considerato l´asse esclusivo tra Parigi e Berlino. Non si tratta tanto di stabilire un «direttorio»: obiettivo per il quale difficilmente in un´Europa a Venticinque si può fare a meno della Gran Bretagna. Ma piuttosto di rafforzare un «nocciolo duro» di paesi sempre più integrati e sempre più legati in una logica europeista, che contrasta con le freddezze britanniche, le assenze italiane e le polemiche dei nuovi arrivati.
«La vecchia Europa sembra nuova», ha scherzato Zapatero riprendendo ironicamente l´infelice espressione del segretario americano alla Difesa Donald Rumsfeld. «Avete davanti tre europeisti: non siamo gli unici europeisti, ma siamo europeisti con fervore». Una frase che da sola spiega l´assenza dell´Italia di Berlusconi, il cui ruolo come grande paese europeista è stato ormai scippato dalla Spagna di Zapatero. Se l´Italia, che nella logica di Parigi e Berlino resta un pilastro importante del futuro nocciolo duro europeo, vorrà riprendere il suo posto tra i «padri» dell´Europa, dovrà farlo con un altro governo che dia prova di una diversa cultura integrazionista.
Ma non è solo retorica dimostrativa quella che ha portato insieme i tre leader europei. La strategia, già ampiamente sperimentata da francesi e tedeschi, è quella di una sempre crescente integrazione tra governi e strutture amministrative. E infatti ieri Zapatero ha annunciato un rafforzamento della cooperazione trilaterale in campo militare, della giustizia e della lotta alla criminalità»: un tema che dovrebbe interessare (e forse preoccupare) particolarmente il futuro commissario alla Giustizia Rocco Buttiglione.
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