Da Corriere della Sera del 22/09/2004

E la stampa araba ignora la tragedia degli ostaggi

Poche le eccezioni, in Arabia Saudita e Libano. Dopo la mobilitazione per i francesi, silenzio (o quasi) per gli americani

di Cecilia Zecchinelli

Questione di orario, in qualche caso. Forse. Ma molto più, certamente, questione politica: con qualche eccezione significativa, soprattutto in Arabia Saudita e in Libano, la stampa araba ha ignorato ieri l’orribile video della decapitazione dell’americano Eugene Armstrong diffuso lunedì da Al Zarkawi e ripreso in parte dalle tv arabe. Così come aveva trattato in poche righe o per niente precedenti esecuzioni di cittadini Usa e di Paesi della coalizione ostaggio in Iraq, ma anche in Arabia Saudita. E come probabilmente riterrà oggi poco importante la decapitazione del secondo ostaggio statunitense. Una posizione ben diversa da quella espressa per il caso di Christian Chesnot e Georges Malbrunot, i due giornalisti francesi rapiti il 20 agosto, che aveva visto una sollevazione mai registrata fino a quel momento, né dopo di allora, da parte del mondo arabo-islamico: autorità politiche e religiose, moderati ed estremisti, da Arafat a Hamas. Negli ultimi giorni di agosto, nei primi di settembre, i giornali e le tv del grande mondo arabo-islamico avevano dedicato molto spazio e commenti all’inedito caso dei due reporter «amici dell’Islam» nonché cittadini di un «Paese vicino», di cui veniva sottolineata con decisione la differenza politica rispetto alle «Nazioni occupanti».

Ma anche per le «due Simone» i media arabi hanno avuto inizialmente un’attenzione maggiore del solito: rispetto ai francesi ci sono stati meno commenti, certo. Meno dichiarazioni di personalità arabe (questo non dipendeva dalla stampa, peraltro). Ma nei numerosi pezzi di cronaca emergeva la condanna per chi aveva deciso di colpire due giovani donne, impegnate a livello umanitario e politico a fianco degli iracheni, senza colpe. Poi, con il passare dei giorni senza notizie, anche l’attenzione è sfumata, altre priorità sono arrivate. Attenzione per le esecuzioni di ostaggi americani, invece, non ce n’è mai stata molta.

E ieri si è andati dallo zero assoluto come in Libia o in Egitto (almeno sui giornali governativi), ad alcuni rari picchi di interesse, in Libano e in Arabia Saudita. Posizioni della stampa in linea con quelle assunte dai governi, se non ufficialmente almeno nella sostanza, riguardo l’occupazione americana dell’Iraq. E che riflettono la preoccupazione delle capitali arabe, più o meno dichiarata e forte, per il terrorismo interno, unita al crescente «vittimismo» del mondo arabo-islamico che rende difficile una visione non di parte.

Così si spiega il totale silenzio di Al Ahram , primo giornale egiziano, governativo, che mette al quarto posto le notizie dall’Iraq ma non dedica una parola all’americano massacrato. Quattro righe di numero sul giornale rivale, ma sempre governativo, Al Akhbar , mentre non a caso l’unico giornale d’Egitto a riportare con evidenza la notizia in prima pagina è quello d’opposizione, Al Wafd . Già in altre occasioni Al Ahram aveva ignorato uccisioni di ostaggi non arabi in Iraq (i 12 nepalesi, ad esempio), dando spazio invece a ogni prova dell’«accanimento» dell’Occidente contro la terra d’Islam. Sintomo delle difficile relazioni tra Cairo e Washington ma anche della voglia, sostiene qualche analista, di cavalcare il sentimento popolare anti-americano.

All’estremo opposto la stampa saudita: Al Watan , di proprietà come quasi tutti i quotidiani del Regno della famiglia reale (che tenta di mantenere buoni rapporti con gli Usa nonostante le pressioni interne), mette in prima pagina la notizia con tanto di fotografia di Armstrong: un’immagine orribile, della testa ormai staccata dal corpo e insanguinata. Nessun commento però: la notizia viene data in puro stile di cronaca, quasi fosse un incidente stradale. Lo stesso vale per Okaz e per ArabNews , sempre sauditi, e per i libanesi Al Safir e Al Nahar . Il più famoso giornale finanziato da Riad, stampato però a Londra, ovvero Al Sharq Al Awsat, non riporta invece nulla dall’Iraq. Ma in questo caso sembra che il motivo sia davvero quello della chiusura anticipata del quotidiano stampato su carta verdina, diversamente da quanto vale per tutti gli altri giornali in Nord Africa e in Medio Oriente che ignorano la notizia non per questioni di orario.

Nessun commento, comunque, sulla decapitazione di Armstrong, con l’unica eccezione di un altro giornale pubblicato a Londra e di capitali sauditi, il filoccidentale Al Hayat . In prima pagina, accanto alla notizia, un commento dal titolo significativo: «La resistenza di tipo afghano in Iraq: senza programma né dignità morale». L’editorialista, Al Horoub, sostiene che «non ci dovrebbe essere nessun dubbio nel riconoscere che i crimini che avvengono in Iraq sotto la denominazione della resistenza sono per noi arabi una sconfitta umana, politica, morale, militare. Non serve a nulla sostenere che ciò avviene a causa dell'occupazione Usa...». Una posizione isolata, in un mare di apparente indifferenza, che oggi ritroveremo probabilmente a commento della morte di Jack Hensley.

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