Da La Repubblica del 15/10/2004

Una circolare di Lunardi reintroduce il modello Agrigento

E i capannoni industriali diventano case abusive

Legambiente: per fare soldi salta il tetto dei 750 metri cubi previsti dalla sanatoria

di Antonio Cianciullo

ROMA - Il tetto dei 750 metri cubi che salta. Le costruzioni non residenziali che entrano nella sanatoria. E´ questa la doppietta con la quale il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si prepara a far saltare gli ultimi paletti che limitano il condono edilizio. La denuncia viene da Ermete Realacci, il presidente onorario di Legambiente entrato nell´esecutivo della Margherita.

«Si tratta di una circolare interpretativa che forza il testo della legge sul condono», spiega Realacci. «Il limite di 750 metri cubi per ogni singola richiesta di sanatoria era già un esplicito invito a comportamenti illegali. Oggi si tenta di superare anche questa soglia arrivando a un via libera indiscriminato. Il fatto è che il condono non ha funzionato e ora il governo cerca disperatamente di riempire le casse: anche al prezzo di rilanciare un abusivismo che, proprio grazie al condono, nel 2003 è già aumentato del 41 per cento rispetto al 2001».

La circolare è stata bloccata all´ultimo momento dal contrasto sorto all´interno del ministero delle Infrastrutture tra il Dipartimento per il coordinamento dello sviluppo del territorio e l´ufficio legislativo (contrario ad allargare l´intervento correttivo alle costruzioni non residenziali). Un dissidio alimentato dal ricordo di un precedente infausto.

A metà degli anni Novanta la Regione Sicilia decise d´incoraggiare i processi di trasformazione dei prodotti agricoli abbattendo il rapporto tra la quantità di terra necessaria a costruire e i metri cubi di capannone che si potevano realizzare: mentre per tirar su una casa di 100 metri quadrati servivano 10 mila metri quadrati di terreno, nel caso di un opificio il limite venne abbassato a 1.000. Un incentivo che provocò una disseminazione rapidissima di case illegali.

«Le campagne si riempirono di capannoni industriali di tre piani», racconta Giuseppe Arnone, l´avvocato ambientalista che nel 1993 perse per un pugno di voti la corsa alla poltrona di sindaco di Agrigento. «I vigili arrivavano, controllavano e si sentivano rispondere che la costruzione era perfettamente in regola perché si trattava di un edifico industriale con mille metri di terreno attorno. Una volta completata la costruzione, l´abusivo aveva raggiunto il suo obiettivo: aveva evitato di vedersi bloccare il cantiere. E sapeva che la denuncia sarebbe stata archiviata al primo condono. Una vicenda che ora rischia di ripetersi su scala nazionale».

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