Da La Stampa del 10/11/2004

Embrioni e voti

Pannella versus Buttiglione

di Gianni Vattimo

Nel dibattito con Ferrara intitolato pomposamente «Processo alle streghe laica e cattolica» - Pannella e Buttiglione -, il primo ha detto una cosa che merita particolare attenzione: ha sottolineato il nesso tra diritti e doveri, che qui acquista, credo, un senso decisivo, anche per chi pensa giustamente che nel trattare le questioni della vita, della nascita e della morte, si debba procedere con delicatezza e cautela. Dire che l'embrione è titolare dei diritti della persona, perché è persona in potenza, vorrebbe dire attribuirgli anche i doveri della persona, o qualcosa di simile. Una persona titolare di diritti deve essere qualcuno che li può rivendicare, o almeno che può rispondere di sé. Così, cerco di non far soffrire gli animali perché so che possono provare dolore. Anche una persona con gravi handicap è un soggetto di diritti perché comunque mi sta di fronte, ha un volto e uno sguardo che, per quanto possano apparire vacui nel caso di certe malattie, mi appellano e chiedono una risposta. Ma tutto questo vale per l'embrione?

Pannella, giustamente, riconosce che ognuno di noi può rallegrarsi di non esser stato gettato nel lavandino (come dice Ferrara) quando era allo stato embrionale. Ma può dirlo ora, essendo divenuto un soggetto concreto di diritti. Possiamo supporre che quando era embrione desiderasse essere "impiantato" e portato "a termine"? Difficile crederlo. A me pare un argomento del tutto ragionevole, se no si arriva a pensare che ogni materiale che, in certe condizioni, può diventare vita personale, abbia i diritti umani. La Chiesa, del resto lo pensa, almeno fino allo spermatozoo: vieta che il seme si disperda in pratiche sessuali non riproduttive, considera la masturbazione come il genocidio. E, se sospettiamo che l'evoluzionismo abbia ragione, anche uccidere un moscerino è un omicidio, con un po' di secoli in più anche lui potrebbe diventare un soggetto di diritti. Se poi ricordiamo che l'umanità nella sua storia ha sempre dovuto decidere su vita e morte (la Chiesa ha ammesso e praticato a lungo la condanna a morte; e Ferrara non è forse un sostenitore della guerra giusta?), potremo anche riconoscere che dobbiamo scegliere tra i diritti (muti) dell'embrione e i diritti di Luca Coscione e di tanti che, come lui, si aspettano dalla ricerca sulle cellule staminali (per cui occorre sacrificare embrioni - che altrimenti se ne starebbero in frigo in attesa di esser rispettosamente distrutti), non ci pare si possano avere dubbi: Coscione è uno che ci parla e fa appello a noi; l'embrione non sappiamo assolutamente se avrebbe qualcosa da dirci. E forse c'è chi se ne occupa tanto proprio per questo, perché chi si autonomina suo tutore in nome della natura può fargli dire quello che vuole, magari anche esercitare per suo conto il diritto di voto.

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