Da La Repubblica del 27/11/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/k/sezioni/economia/eccofinanziaria6/mira...

Disgelo con Domenico Siniscalco, chiamato Mimmo in conferenza stampa "Questa è una svolta storica"

E il Cavaliere torna a sorridere "Ma io sogno ancora 2 aliquote"

di Concita De Gregorio

ROMA - Ha ricominciato a chiamarlo Mimmo. Non "il ministro dell'Economia" come l'ultima volta in questa stessa stanza, pochi giorni fa, quando erano scesi insieme ad annunciare che le tasse non si potevano tagliare per colpa di questo, di quello e di quell'altro - le guerre i terroristi le alluvioni - di certo non per colpa di nessuno dei presenti. Adesso Mimmo, di nuovo, come ai tempi belli. Ora le tasse si ripossono tagliare, sorpresa.

Il merito è ovviamente dei presenti che sono stati bravissimi. Il messaggio a reti unificate per spiegare agli elettori di portare pazienza e pagare ancora non lo fa più, non ce n'è bisogno. Anzi: non ci ha proprio mai pensato, era una "invenzione giornalistica", una delle solite, delle tante.

Con addosso il più smagliante del repertorio dei sorrisi Silvio Berlusconi è sceso ieri in sala stampa a "confermare la svolta storica". Confermare è una parolona visti gli stracci volati fino a qualche ora prima tra alleati di governo - persino l'incontro con la stampa, convocata alle due e mezza, è slittato fino alle sei di sera - volati pure con l'amico Mimmo, varie volte sul punto di dimettersi in una sola settimana, ma andiamo avanti.

Si sa che "l'opposizione ha cercato in tutti i modi di non farci realizzare la riduzione delle imposte": adesso era l'opposizione che remava contro, non le guerre Bin Laden le catastrofi. Tuttavia Berlusconi ha fatto "un punto di principio della promessa fatta agli elettori", "non dimentichiamo che ci hanno votati perché hanno creduto ai nostri impegni": si capisce bene quale sia la motivazione forte, lo spettro della resa dei conti elettorale è stato lì giorno e notte.

Ma ce l'ha fatta, ha sgominato Fini, Follini ("interessi diversi, basi elettorali diverse"), persino le ragionevoli obiezioni contabili di Mimmo e ha "onorato il contratto con gli italiani", quello indimenticato sullo scrittoio di Vespa. "Sono perciò intimamente soddisfatto, sereno". Pausa, nuovo sorriso.

Segue illustrazione del miracoloso reperimento di ciò che fino a ieri era introvabile: sei miliardi e mezzo di euro. Anche ai meno addentro a curve e tabelle appare chiaro all'istante che il conto più salato lo paga "l'interesse diverso-la base elettorale diversa" di Gianfranco Fini: 75 mila dipendenti pubblici in meno in due anni sono esattamente quel che An non voleva.

Poi si tassa "il vizio", cioè le sigarette e il gioco. Qui Siniscalco scherza, tanto è il relax del momento, e osa persino: "Al presidente del Consiglio non piacerà che si tassino le vincite al gioco, ma se il fine è buono...". In effetti, per la filosofia di vita del presidente del Consiglio tassare chi ha fortuna negli azzardi deve sembrargli un gesto contro natura. Ma "se è per realizzare l'obiettivo che ci siamo posti, i cittadini capiranno".

Del miracoloso reperimento si apprende inoltre che i soldi sono quelli di prima, solo che nel progetto iniziale erano destinati ad agevolare le imprese come voleva Confindustria, ora sono stati in parte stornati a beneficio delle famiglie. Riduzione della pressione fiscale non con due aliquote fiscali, come per l'appunto nelle promesse tv, ma con quattro: al 23, al 33, al 39 e una quarta chiamata pudicamente "contributo di solidarietà", al 43. "Però io continuo a sognare due aliquote". Continua.

Le coperture finanziarie, passa oltre il presidente, "hanno tutte il bollino della ragioneria: non sono riduzioni di imposte che si pagano con altre imposte, sono riduzioni reali". Allora ecco, vediamo da dove si toglie. Dal pubblico impiego, prima di tutto. Con "l'eccezione della sicurezza e della scuola saranno bloccati i turn over: ogni cinque persone che escono ne sarà reintegrata solo una. Sono 75 mila persone in meno entro il 2006".

Qui - da turn over in poi - Berlusconi comincia a parlare inglese: dice che il "back office" dello Stato è del 40 per cento dei costi e in un'azienda sana non deve superare il 6, il back office essendo quel che la macchina spende per far funzionare se stessa.

Aggiunge che bisognerà lavorare sullo "stock": significa che se va in pensione un direttore generale non lo si potrà sostituire con un archivista, si dovrà puntare sulla mobilità interna del personale e cercare eventualmente un altro direttore. Molto sollecitato da domande sul miracoloso reperimento il ministro spiega infine che per lo Stato si tratterà in fondo soltanto di abituarsi a fare con un po' meno: "E' come quando ci si mette a dieta: l'organismo all'inizio patisce ma dopo si abitua". "Fa bene, alla fine fa bene", mormora Berlusconi che sulla cura del corpo non scherza mai. Pubblica amministrazione alla prova della dieta, aspettiamo gli esiti.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Sulle tasse Pera attacca Casini
"Maastricht non sia una scusa". L´Ulivo: è scontro istituzionale
di Giovanna Casadio su La Repubblica del 22/11/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0