Da Corriere della Sera del 05/12/2004

Cina e India nella classifica dei Paesi più inquinanti. Peggio anche l’Italia: «Più sforzi dal 2008»

Clima, nuovo allarme: i gas serra aumentano

di Franco Foresta Martin

BUENOS AIRES - Dagli ultimi monitoraggi in varie stazioni del mondo (Svalbard, Antartico, Mauna Loa e Lampedusa) risulta che il tasso di incremento annuo dell’anidride carbonica è passato da 1,5 parti per milione a 2,5. Ciò implica che il raddoppio delle concentrazioni di questo gas serra in atmosfera si raggiungerà circa vent’anni prima del previsto e cioè attorno al 2030. Adesso ci si aspetta che accelereranno tutti gli effetti negativi previsti: aumento delle temperature medie, scioglimento dei ghiacciai e risalita del livello dei mari.

In questo scenario si apre domani a Buenos Aires la decima Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici (Cop 10), con un altro grande interrogativo: sopravvivrà o soccomberà definitivamente il protocollo di Kyoto? Da una parte il summit climatico delle Nazioni Unite, a cui partecipano i rappresentanti di 189 Paesi, festeggerà la recentissima decisione della Russia di ratificare il Protocollo, facendo raggiungere così la quota minima di adesioni necessaria per la sua attuazione. Dall’altra dovrà misurarsi con le tante incognite che riguardano gli sviluppi del contestato trattato climatico.

Riusciranno i trenta Paesi industrializzati che l’hanno ratificato a rispettare, entro la scadenza del 2012, le riduzioni di gas concordate (5% in media)? Come peserà sulle economie dei contraenti il fatto che gli Usa si tengono ostinatamente fuori dal Protocollo, non esitando a condannarlo come «costoso e inefficace»? E ancora: c’è il rischio che oltre la scadenza del 2012 il trattato tornerà a incepparsi? «Il nostro sostegno è stato determinante per mantenere in vita l’unico regime multilaterale finalizzato alla lotta contro i cambiamenti climatici - rivendica Margot Wallstrom, ex commissaria all’Ambiente Ue -. Nel 2002 siamo stati il primo gruppo di grandi Paesi industrializzati a ratificarlo e ora che la Russia ha seguito il nostro esempio potremo farlo entrare in vigore».

Così, nell’entusiasmo della prima vera partenza dopo tante false, i Paesi industrializzati che hanno sottoscritto Kyoto si accingono a definire i dettagli del doppio regime di riduzioni: quelle da effettuare entro le mura domestiche e quelle da realizzare attraverso commerci di emissione e programmi di sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Anche chi è rimasto indietro, come l’Italia, che dovrebbe ridurre le emissioni di gas-serra del 6,5%, ma che intanto le ha aumentate dell’8-9%, ostenta sicurezza: «State tranquilli che ce la faremo a realizzare le riduzioni concordate - assicura il ministro dell’Ambiente Matteoli in arrivo a Buenos Aires per la sessione ministeriale conclusiva del vertice -. Concentreremo gli sforzi nell’arco 2008-2012, con un sistema virtuoso di riduzioni interne, attraverso misure di efficienza energetica, e di interventi presso Paesi terzi in modo tale da far fronte ai nostri impegni con il minor costo».

Oltre l’orizzonte del 2012 a Buenos Aires si confronteranno due alternative. L’una, sostenuta dall’Ue, prevede una seconda tappa di riduzioni attorno al 15 per cento da realizzare entro il 2025-2030. Con il proposito finale di arrivare, per la fine del secolo, a quel 60 per cento di tagli indispensabile, secondo gli scienziati, per la salvezza dell’atmosfera. «L’altra ipotesi, sostenuta anche da imprese internazionali, punta a cambiare metodo imponendo, piuttosto che tagli, standard di efficienza energetica per grandi settori produttivi: trasporti, energia elettrica, industrie, eccetera - riferisce il capo della delegazione italiana Corrado Clini -. Questa alternativa potrebbe aiutare a recuperare gli Stati Uniti e a fare entrare nel processo i Paesi terzi che finora sono rimasti in attesa del "primo passo" da parte degli industrializzati». Un’attesa che non può durare a lungo visto che Cina e India, nel frattempo, sono balzate ai primi posti nella classifica dei maggiori emettitori di gas-serra dopo Stati Uniti e Unione Europea.

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