Da La Repubblica del 14/12/2004
Il direttore italo-tedesco di "Die Zeit": in tv poca attenzione alla politica estera
"Il provincialismo italiano contraddice l´era del global"
"Rispetto alla televisione di Stato tedesca siamo vicini alla disinformazione"
di Andrea Tarquini
BERLINO - «L´intervento di Ciampi è valido sillaba per sillaba anche rispetto alla realtà della tv di Stato in Germania, dove non c´è una Fininvest». Ecco il giudizio di Giovanni Di Lorenzo, direttore di Die Zeit (il migliore settimanale tedesco) e protagonista nella tv di qualità con il talkshow "3 nach 9"´.
Come giudica l´intervento di Ciampi?
«Una critica all´appiattimento della tv di Stato, che anche in Germania è diffuso apparentemente come in Italia. Ma ci sono ancora differenze di gradazione: la reality tv come "L´isola dei famosi" da noi non andrebbe mai in onda su una rete di Stato».
Tutte qui le differenze?
«L´altra differenza è che i tg tedeschi rendono un altro servizio. In Italia è molto più difficile captare il contesto di una notizia, su RaiUno ad esempio, rispetto alle tv di Stato tedesca o inglese. Ero in Italia all´epoca del dibattito sull´immunità parlamentare. La tv dava ogni voce ma non si capivano sostanza, conseguenze e contesto della legge. Rispetto alla tv di Stato tedesca siamo vicini alla disinformazione. Poi ci sono altre questioni».
Quali?
«L´enorme peso ai lunghi servizi di cronaca, con fatti che in Germania ben raramente entrano nei tg di Stato. E servizi che si vedono da noi solo nei rotocalchi dei network privati e che in Italia ho visto sul Tg1: una reporter che va a vedere a Fontana di Trevi quanto costa un souvenir per un italiano o per uno straniero. Pseudonotizie».
E l´invito a uscire dal provincialismo e a raccontare il mondo?
«Raccontare il mondo un po´ ovunque è diventato un privilegio delle grandi testate della stampa scritta. In periodi di crisi la politica internazionale è un tema sacrificato, il settore esteri vede lo spazio diminuito. In tv dove c´è molta cronaca e sintesi c´è poca spiegazione della politica estera. In Germania però in tv resta una grande attenzione alla politica estera. Anche qui Ciampi ha ragione: la tendenza al provincialismo c´è un po´ dappertutto. E´ un controsenso nell´èra della globalizzazione».
La situazione italiana è legata al fenomeno Berlusconi o è invece un modo italiano di fare informazione tv?
«Il processo di appiattimento delle tv è indipendente dal fenomeno Berlusconi: c´è anche in Germania. L´informazione nei Tg è anche un fatto politico. Più indipendenza c´è nell´informazione tv, più c´è democrazia».
Cosa danno di più i Tg statali tedeschi?
«Sono più imparziali e più concentrati sull´esigenza di spiegare le notizie. E´ l´essenza dei mass-media seri del futuro. Viviamo una contraddizione: mai nella storia dell´umanità l´individuo è stato in grado di captare tante notizie come adesso. Ma ciò nonostante o proprio per questo è particolarmente disorientato. I media devono orientarlo e guidarlo senza manipolarlo».
Come giudica l´intervento di Ciampi?
«Una critica all´appiattimento della tv di Stato, che anche in Germania è diffuso apparentemente come in Italia. Ma ci sono ancora differenze di gradazione: la reality tv come "L´isola dei famosi" da noi non andrebbe mai in onda su una rete di Stato».
Tutte qui le differenze?
«L´altra differenza è che i tg tedeschi rendono un altro servizio. In Italia è molto più difficile captare il contesto di una notizia, su RaiUno ad esempio, rispetto alle tv di Stato tedesca o inglese. Ero in Italia all´epoca del dibattito sull´immunità parlamentare. La tv dava ogni voce ma non si capivano sostanza, conseguenze e contesto della legge. Rispetto alla tv di Stato tedesca siamo vicini alla disinformazione. Poi ci sono altre questioni».
Quali?
«L´enorme peso ai lunghi servizi di cronaca, con fatti che in Germania ben raramente entrano nei tg di Stato. E servizi che si vedono da noi solo nei rotocalchi dei network privati e che in Italia ho visto sul Tg1: una reporter che va a vedere a Fontana di Trevi quanto costa un souvenir per un italiano o per uno straniero. Pseudonotizie».
E l´invito a uscire dal provincialismo e a raccontare il mondo?
«Raccontare il mondo un po´ ovunque è diventato un privilegio delle grandi testate della stampa scritta. In periodi di crisi la politica internazionale è un tema sacrificato, il settore esteri vede lo spazio diminuito. In tv dove c´è molta cronaca e sintesi c´è poca spiegazione della politica estera. In Germania però in tv resta una grande attenzione alla politica estera. Anche qui Ciampi ha ragione: la tendenza al provincialismo c´è un po´ dappertutto. E´ un controsenso nell´èra della globalizzazione».
La situazione italiana è legata al fenomeno Berlusconi o è invece un modo italiano di fare informazione tv?
«Il processo di appiattimento delle tv è indipendente dal fenomeno Berlusconi: c´è anche in Germania. L´informazione nei Tg è anche un fatto politico. Più indipendenza c´è nell´informazione tv, più c´è democrazia».
Cosa danno di più i Tg statali tedeschi?
«Sono più imparziali e più concentrati sull´esigenza di spiegare le notizie. E´ l´essenza dei mass-media seri del futuro. Viviamo una contraddizione: mai nella storia dell´umanità l´individuo è stato in grado di captare tante notizie come adesso. Ma ciò nonostante o proprio per questo è particolarmente disorientato. I media devono orientarlo e guidarlo senza manipolarlo».
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