Da La Repubblica del 14/12/2004

Il leader spagnolo testimone nell´inchiesta sugli attentati di Al Qaeda. La ditta che ripulì i computer presentò il conto al nuovo governo

"Aznar svuotò gli archivi sulle stragi"

Zapatero accusa l´ex premier: "Spariti tutti i file sull´11 marzo"

di Alessandro Oppes

MADRID - Quando José Luís Rodríguez Zapatero ha preso possesso del suo ufficio alla Moncloa, nell´aprile scorso, ha subito trovato una doppia sorpresa, della quale stentava a capacitarsi: gli archivi informatici della Presidenza del governo completamente vuoti e una fattura di 12mila euro da pagare. Prima di abbandonare il potere, José Maria Aznar aveva voluto cancellare dai computer tutte le tracce del lavoro degli ultimi otto anni: mancano all´appello importanti rapporti sui temi più diversi, compresi affari di Stato come la politica anti-terroristica, e sono scomparsi i messaggi di posta elettronica inviati e ricevuti dai computer ufficiali.

Impossibile conoscere l´importanza delle informazioni che sono andate perdute, perché da nessuna parte è stato trovato alcun inventario. Il governo uscente ha solo rispettato i suoi doveri minimi per il passaggio dei poteri, consegnando su carta i documenti di carattere amministrativo che per legge non potevano essere distrutti.

Il lavoro dell´équipe di Aznar è stato minuzioso: non ci si è limitati a formattare gli hard disk dei computer, ma si è fatto ricorso a un´impresa specializzata, che si è occupata anche di cancellare i nastri con le copie di sicurezza degli archivi informatici.

Come se non bastasse, è arrivata la beffa della fattura: la richiesta di pagamento dei 12mila euro concordati per il lavoro di «ripulitura» è arrivata negli uffici della Moncloa quando i popolari avevano già lasciato il potere. E´ stato così il governo socialista a dover saldare il debito.

La cancellazione degli archivi informatici della Presidenza può avere dirette conseguenze anche sulle indagini sul comportamento del governo Aznar nelle ore successive alla strage di Madrid dell´11 marzo scorso, in cui morirono 191 persone e altre 1.900 rimasero ferite. Proprio ieri il premier Zapatero si presentava davanti alla Commissione parlamentare che indaga sul massacro, ma dal suo dossier mancavano inevitabilmente una serie di informazioni.

La scomparsa dei file della Moncloa impedisce ad esempio di accertare se, dopo il massacro, si riunì davvero il Gabinetto di Crisi, come sostiene Aznar, e quali decisioni vennero prese. Gli atti sono stati cancellati, così come non c´è traccia dei rapporti che l´allora premier ricevette in quelle ore e delle istruzioni che impartì nella fase più delicata della crisi.

Non stupisce così la durezza di Zapatero nel suo intervento alle Cortes davanti alla Commissione d´inchiesta: il leader socialista sostiene che tutto ciò che venne detto da parte del governo popolare sin dal pomeriggio dell´11 marzo fa parte di un «enorme inganno». «Alla presidenza del governo - ha detto Zapatero - non c´era più una sola carta, un solo documento informatico, perché tutto è stato cancellato con un intervento massiccio». Così, ha aggiunto il premier, non c´è traccia «di tutto quello che è successo, informative ricevute, riunioni svolte o decisioni prese tra l´11 e il 14 marzo», tra il giorno delle stragi e il giorno delle elezioni.

Il premier socialista, anche sulla base di rapporti dei servizi segreti e di Europol, ha affermato che l´appoggio della Spagna alla guerra d´Iraq «elevò il rischio» di attentati, e ha denunciato l´imprevidenza del governo Aznar, che non prese le misure necessarie per prevenire attacchi dei gruppi fondamentalisti islamici dopo il campanello d´allarme della strage di Casablanca del maggio 2003.

Zapatero dice inoltre che non esiste alcun dubbio sulla responsabilità dei terroristi islamici nella strage dell´11 marzo: «Tanto le indagini della Audiencia Nacional come quelle svolte dalle forze di sicurezza dello Stato e dai servizi di intelligence concludono che la preparazione, la realizzazione e la responsabilità dell´11 marzo ricadono esclusivamente sul terrorismo islamico di tipo radicale».

Tutto il resto, comprese le continue rivelazioni su presunti rapporti tra i fondamentalisti islamici e terroristi separatisti dell´Eta fanno parte, a giudizio del premier, del tentativo del partito popolare di giustificare, nelle giornate successive al massacro, l´esistenza di una pista basca nelle indagini. «Non c´è assolutamente nulla» che indichi una partecipazione dell´Eta nell´organizzazione dell´attentato.

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