Da Corriere della Sera del 17/12/2004

Un audio loda l’attacco contro il consolato americano del 6 dicembre: «Dio benedica i mujahedin»

Osama: «Voglio il petrolio a 100 dollari»

Nella registrazione, Bin Laden invita il popolo a sbarazzarsi dei principi sauditi: «Sono apostati»

di Guido Olimpio

Osama Bin Laden torna alle origini. Con un nastro audio - lungo un’ora, 14 minuti, 14 secondi - il capo qaedista invita a sbarazzarsi dei principi sauditi considerati degli «apostati», plaude all’attacco contro il consolato Usa a Gedda (6 dicembre), fiancheggia le manifestazioni di protesta svoltesi ieri nel suo Paese e incita ad attaccare l’industria del petrolio. In Iraq come in Arabia. Perché, ripetendo lo slogan-cardine di quest’anno, «gli americani si impadroniscono del petrolio e i prezzi sono più volte precipitati». Nell’analisi energetica del Califfo un barile di oro nero dovrebbe essere venduto «ad almeno 100 dollari». Altro particolare: dopo un paio di interventi dove i riferimenti religiosi erano quasi assenti, Osama ha rispolverato i toni fondamentalisti. «Dio benedica i fratelli che hanno assalito il consolato americano a Gedda», recita la voce che potrebbe essere quella di Osama. Un riferimento a un evento recente con l’obiettivo di dimostrare che non si tratta di un documento datato e per mettere il sigillo alle azioni degli estremisti sauditi. Bin Laden afferma che gli attuali governanti, a cominciare dal principe Abdullah, «hanno violato le leggi divine» e li ammonisce: «Dovete capire che la gente è stufa e la sicurezza non sarà in grado di fermarli (i mujahedin, ndr )... Ridate il potere al popolo o sarà lotta». A giudizio di Bin Laden l’azione armata per rovesciare la monarchia non è infatti ancora cominciata.

Rilanciando gli slogan dell’opposizione islamica, Osama contesta la legittimità del governo saudita e lo accusa di lavorare in combutta con gli americani favorendo il saccheggio delle risorse nazionali. Quindi sbeffeggia le timide riforme avviate dal Regno: «Non cambierà nulla ed è proibito partecipare» a un sistema elettorale creato dagli «infedeli». Ma il capo terrorista si spinge oltre, con un colpo nei confronti del principe reggente Abdullah. «E’ meglio che i suoi fratelli evitino che salga al trono. In questo momento c’è un forte scontro nella famiglia reale perché Abdullah non è in grado di governare alcune istituzioni, come quelle dei servizi segreti».

E’ significativo che il nastro sia stato diffuso in coincidenza con una manifestazione di protesta organizzata dal movimento Mira (guidato da un esule a Londra) e stroncata con durezza dalla polizia. Seconda coincidenza: sempre ieri è stato diffuso un secondo audio, inciso dagli stessi protagonisti dell’attacco al consolato americano.

La retorica di Bin Laden non sorprende. Insieme al suo braccio destro Ayman Al Zawahiri, il fondatore di Al Qaeda cuce insieme la questione irachena - crisi chiave per intrappolare in un pantano gli americani -, le tensioni interne al regime saudita - banco di prova per abbattere un partner importante dell’Occidente - e la falange jihadista composta da giovani arabi. Temi che ritroviamo nei testi degli ideologi islamici (spesso basati nella stessa Arabia) che possono essere considerati i veri maestri di Bin Laden.

Gli esperti dell’antiterrorismo si stanno interrogando se la diffusione prima di un video (fine ottobre) e poi del nastro-audio attribuiti ad Osama non siano il preludio a una nuova operazione terroristica nel segno di Al Qaeda. Il leader traccia la strategia - o meglio, la cavalca - e lascia agli ufficiali gestire il fronte clandestino. Per l’intelligence americana la catena di comando qaedista sarebbe garantita da un «cellula di pianificazione» in grado di impartire ordini ai gruppi affiliati nei vari scacchieri, dall’Europa all’Asia. Toccherà a loro scegliere il momento per una nuova sorpresa.

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