Da Corriere della Sera del 17/01/2005

La strategia italiana

«Trattiamo anche su occupazione e bilancio»

di Mario Sensini

ROMA - Il governo intensifica il pressing sulla Commissione Ue e gli alleati europei per la riforma del Patto di Stabilità. Nei prossimi giorni il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, scriverà una nuova lettera al presidente della Commissione, Durao Barroso, per chiedere la revisione delle regole considerate ormai un ostacolo alla crescita dell’economia. Questa volta, però, Berlusconi è deciso ad alzare il tiro e la posta in gioco. Allargando lo spettro della trattativa sul Patto di Stabilità, che sarà avviata formalmente oggi a Bruxelles dai ministri delle Finanze europei, alla revisione degli obiettivi di Lisbona e soprattutto alla definizione del bilancio comunitario per il periodo 2007-2013. Per il governo italiano si tratta di tre elementi indissolubilmente legati tra loro. Tre «obiettivi da raggiungere in piena coerenza», spiegano i collaboratori del premier. Per far sì che il Patto divenga uno «strumento espansivo e non restrittivo» per l’economia, è il ragionamento, bisogna legarlo agli obiettivi di Lisbona, fondati su riforme e investimenti per la competitività. A loro volta, gli obiettivi indicati in Portogallo nel 2000 dovrebbero essere sfoltiti e concentrati. Mentre il bilancio europeo, ancor oggi assorbito per quasi metà dai sostegni all’agricoltura, dovrebbe essere reso «più selettivo e qualificato», orientando la spesa al sostegno della competitività.

È dunque una battaglia a tutto campo, quella che il governo si appresta a giocare in Europa in questi sei mesi cruciali. Preparata con il coinvolgimento di tutti i ministri interessati, dall’Economia, agli Esteri, all’Agricoltura, ma tenuta saldamente in mano dallo stesso Berlusconi, che ha voluto una struttura ad hoc dentro Palazzo Chigi, un Gruppo di lavoro coordinato dal suo consigliere diplomatico, Gianni Castellaneta, e da quello per l’economia, Renato Brunetta. La prima riunione della scorsa settimana, cui ha partecipato anche l’ambasciatore italiano alla Ue, Rocco Cangelosi, è servita per mettere a punto la bozza di un «position paper», un documento che sintetizza la posizione italiana sulle tre questioni, e che sarà alla base della lettera a Barroso.

Sulla riforma del Patto il governo ha già messo le carte in tavola, bocciando prima di ogni altra cosa l’idea di valorizzare il criterio del debito pubblico, tanto più se venissero stabiliti degli obiettivi precisi di riduzione annua differenti da Paese a Paese. Il Trattato, spiegano a Palazzo Chigi, è già sufficientemente chiaro in proposito. E non c’è dunque bisogno di dettagliare alcunché: né il concetto di «sufficiente diminuzione» né quello di «ritmo soddisfacente». Così come non c’è bisogno di inserire nei regolamenti altri automatismi procedurali, che semmai andrebbero eliminati. Il favore del governo è riposto nella golden rule , ovvero nell’esclusione di alcune spese dal calcolo del deficit. Ma non in una « golden rule postuma», come la chiamano a Palazzo Chigi: l’apertura di una procedura d’infrazione non appena varcata la soglia del 3% di deficit e la considerazione solo successiva delle spese che hanno determinato lo sfondamento.

Quanto al bilancio per il 2007-2013, dal gruppo di lavoro è già emersa un’indicazione chiara, il rifiuto della riduzione del tetto di spesa dall’1,14 all’1% del pil comunitario sostenuta da Francia, Germania, Regno Unito, Olanda, Austria e Svezia. Se passasse il taglio sarebbero sacrificate tutte le spese tranne l’agricoltura, che secondo il governo dovrebbe invece tornare a un regime di cofinanziamenti nazionali. E non ci sarebbe più spazio per sostenere adeguatamente la competitività, vanificando Lisbona.

La partita è difficilissima, nessuno lo nasconde a Palazzo Chigi. Anche per questo, sotto sotto, c’è la speranza che anche l’opposizione di centrosinistra, schierata in Europa per la riforma del Patto, possa convergere su queste linee. Domani, nel corso della discussione generale alla Camera sul trattato di ratifica della nuova Costituzione Ue, la prima verifica.

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