Da La Repubblica del 22/01/2005
Centinaia in piazza per protesta, i militari devono chiamare rinforzi per trasferirlo in cella. Il pm: "Ora speriamo che la faida si fermi"
Preso il figlio del boss, scoppia la rivolta
Napoli, il reggente del clan Di Lauro tradito dal telefonino. Carabinieri assediati
Le donne della camorra in prima fila. Iervolino: "Preoccupa la reazione della gente"
di Conchita Sannino
NAPOLI - Lo hanno stanato in casa di una settantenne invalida. Al secondo piano, nel silenzio sospetto delle otto di sera a Secondigliano, rione dormitorio della periferia nord, i carabinieri sfondano le finestre e, nello sgabuzzino buio dove s´era barricato, mettono le mani sul rampollo prediletto e sanguinario del boss. Lui è Cosimo Di Lauro, 26 anni, latitante da mesi. Niente armi addosso. Non ne ha bisogno. Intorno c´è l´omertà di un intero rione a proteggerlo. Gente che, ieri sera, appena ha capito che lo Stato aveva scovato e ammanettato il figlio di Paolo Di Lauro, soprannominato Ciruzzo ?o Milionario, è scesa in strada ad urlare. Ha inveito contro i carabinieri. Con insulti, sputi, livore. È lui, Cosimo, lo zoppo, il successore nel cui nome era divampata la faida di Scampia, era lui il regista della mattanza: una guerra di camorra scoppiata in periferia e deflagrata anche in centro e in provincia, con un bilancio da brivido. Quarantacinque morti, case e negozi bruciati, vere e proprie "pulizie etiniche" da alcuni rioni popolari. La cattura chiude con un segnale positivo la settimana di audizioni della Commissione antimafia in città. «È un altro significativo successo: lo Stato c´è», commenta il sindaco Iervolino. Anche se non può nascondere l´angoscia per quelle cinquecento persone intervenute a difesa di uno dei più sanguinari esponenti della camorra. «Preoccupa la reazione registrata a Secondigliano - aggiunge il primo cittadino - Bisogna stare molto attenti perché non ci sia alcuna saldatura tra ambienti malavitosi e l´acuto disagio di alcune zone di Napoli».
I carabinieri hanno dovuto chiedere rinforzi per riuscire a portarsi via Cosimo Di Lauro. Lo chiamano "lo zoppo", per via di una lieve andatura irregolare. Ambizioso, ma non tenace come suo padre, la primula rossa Paolo Di Lauro. Astuto, ma non quanto il boss. Tant´è che Cosimo, il quale pure picchiava i suoi guardaspalle sorpresi con un cellulare in mano e che mai aveva parlato in tutti questi mesi ad un portatile, è stato tradito proprio da un telefonino. Non lo usava, ma lo aveva accanto a sé, anche ieri sera. E così l´ossessiva precauzione è caduta di fronte alle sofisticate apparecchiature impiegate per rintracciare ogni segnale utile: intelligence messa in piedi dalla Procura di Napoli con i carabinieri del Comando provinciale, guidati dal generale Vincenzo Giuliani.
È la prima cattura eccellente dall´autunno di sangue che vive la città. Da quando la cosca dei Di Lauro, che governa un traffico di droga da 50mila euro a settimana per ciascuna delle tante piazze controllate, ha aperto la caccia ai suoi traditori, i cosiddetti "scissionisti". Cosimo Di Lauro contro i vecchi e più fidati consiglieri di suo padre. Con il boss Paolo, il padrino, a dare il suo placet e reclutare decine e decine di esecutori per le vendette volute dal figlio. La batteria di killer governata da Cosimo e padre, ormai uomo d´affari con investimenti in mezzo mondo, ha innescato una spirale di 45 morti ammazzati, rappresaglie, incendi dolosi contro negozi e case. E persino esodi forzati organizzati dalla cosca in quegli agglomerati urbani, tra Secondigliano e Scampia, dove vivevano parenti o amici dei loro rivali di clan, gli amici degli "scissionisti".
L´ultimo efferato omicidio, solo otto giorni fa: vittima Carmela Attrice, che aveva la sola colpa di essere madre di uno di loro, e si era rifiutata di abbandonare il proprio alloggio. I Di Lauro avevano mandato sei uomini a giustiziarla, come esca un ragazzino di sedici anni. Pasquale R. Tutti finiti in carcere, neanche ventiquattro ore più tardi. Tutti arrestati dai carabinieri dopo l´immediata, e imprevedibile collaborazione, di alcuni testimoni. «È cambiato qualcosa, i napoletani ora si ribellano alla camorra», si era detto. Non era completamente vero, purtroppo. Le scene di Secondigliano, ieri sera, lo testimoniano. E ora, l´arresto di Cosimo il rampollo potrebbe assestare un duro colpo ai loro piani di vendetta.
Lo spera anche il magistrato Giovanni Corona: «Mi auguro che dopo la cattura di Cosimo Di Lauro, personaggio di primo piano dell´organizzazione, ci sia uno stop nella lunga faida di Scampia». Almeno fino al prossimo regolamento di conti.
I carabinieri hanno dovuto chiedere rinforzi per riuscire a portarsi via Cosimo Di Lauro. Lo chiamano "lo zoppo", per via di una lieve andatura irregolare. Ambizioso, ma non tenace come suo padre, la primula rossa Paolo Di Lauro. Astuto, ma non quanto il boss. Tant´è che Cosimo, il quale pure picchiava i suoi guardaspalle sorpresi con un cellulare in mano e che mai aveva parlato in tutti questi mesi ad un portatile, è stato tradito proprio da un telefonino. Non lo usava, ma lo aveva accanto a sé, anche ieri sera. E così l´ossessiva precauzione è caduta di fronte alle sofisticate apparecchiature impiegate per rintracciare ogni segnale utile: intelligence messa in piedi dalla Procura di Napoli con i carabinieri del Comando provinciale, guidati dal generale Vincenzo Giuliani.
È la prima cattura eccellente dall´autunno di sangue che vive la città. Da quando la cosca dei Di Lauro, che governa un traffico di droga da 50mila euro a settimana per ciascuna delle tante piazze controllate, ha aperto la caccia ai suoi traditori, i cosiddetti "scissionisti". Cosimo Di Lauro contro i vecchi e più fidati consiglieri di suo padre. Con il boss Paolo, il padrino, a dare il suo placet e reclutare decine e decine di esecutori per le vendette volute dal figlio. La batteria di killer governata da Cosimo e padre, ormai uomo d´affari con investimenti in mezzo mondo, ha innescato una spirale di 45 morti ammazzati, rappresaglie, incendi dolosi contro negozi e case. E persino esodi forzati organizzati dalla cosca in quegli agglomerati urbani, tra Secondigliano e Scampia, dove vivevano parenti o amici dei loro rivali di clan, gli amici degli "scissionisti".
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