Da La Repubblica del 25/01/2005

"Sei pagine di sentenza che cancellano tre anni di indagini", accusano gli investigatori

Il Viminale: "Un colpo di spugna ora bisogna cambiare la legge"

"Le intercettazioni, i ruoli dei componenti della cellula sono chiarissimi"
"Così è terrorismo solo l´attentato di Madrid, quando i treni sono già saltati in aria..."

di Claudia Fusani

ROMA - «Quelle sei pagine cancellano tre anni di indagini». Non solo l´inchiesta sul gruppo estremista Ansar al Islam ma «sono un colpo di spugna su tutte le indagini sul terrorismo dal settembre 2001 a oggi». Con fare molto istituzionale gli investigatori dell´antiterrorismo si definiscono «sconfortati» e «perplessi». Poi, a sentirli parlare, li scopri molto più che arrabbiati: «Se prendiamo alla lettera il ragionamento del gup di Milano abbiamo le mani legate e, quel che è peggio, rischiamo di buttare tre anni di indagini sulle cellule islamiche in Italia». Alla fine di una giornata tribolata, l´unica soluzione possibile sembra essere quella di chiedere al legislatore di «allargare le previsioni di reato dell´articolo 27O bis del codice penale», quello introdotto dopo l´11 di settembre che prevede la punibilità di un cittadino straniero in Italia anche per terrorismo internazionale. Altrimenti? «Si torna indietro, a prima dell´11 di settembre». Come se le Torri Gemelle non fossero mai state abbattute da aerei kamikaze per ordine di Al Qaeda.

C´è stata una riunione informale, ieri pomeriggio, negli uffici dell´Antiterrorismo del Viminale, tutti intorno ad un tavolo per leggere con attenzione le sei pagine del provvedimento depositato ieri mattina dal gup Forleo. Alla fine, passato il cosiddetto sconforto, si tenta un´analisi.

Sono tre le questioni che lasciano più perplessi. La prima. «Le attività violente di guerriglia che avvengono in contesti bellici - scrive il gup - non costituiscono atti di tipo terroristico rilevanti e dunque perseguibili sul piano del diritto internazionale». Uno degli investigatori più esperti prova a fare un esempio per farsi intendere meglio. «Par di capire - osserva - che è terrorismo solo l´attentato di Madrid quando è già avvenuto, quando i treni sono già saltati in aria. Per il giudice, invece, non è terrorismo tutta l´attività preparatoria di quell´attentato, i documenti falsi, il recupero dell´esplosivo, la raccolta dei soldi necessari, l´addestramento dei combattenti». Un attimo di pausa. E prosegue: «Se passa questo interpretazione del diritto per noi diventa impossibile fare prevenzione che è, invece, proprio quello che i cittadini e le forze politiche chiedono alle forze dell´ordine».

Qualcuno si sente «offeso» e «messo in discussione» e quel passaggio del gup che scrive degli «encomiabili sforzi investigativi» suona un po´ provocatorio. «I testi delle intercettazioni, dei dialoghi, i ruoli di ogni componente della cellula riportati nell´inchiesta sono chiarissimi» spiega un altro investigatore, «mica abbiamo fermato quello che va a pregare in moschea: il marocchino Daki ha vissuto in Germania, ad Amburgo nella stessa casa di Mohammed Atta, il pianificatore dell´11 settembre». E i documenti falsi, il reclutamento dei combattenti, i soldi, tutto questo, insiste l´investigatore, «serviva per l´operatività della cellula non solo per la guerriglia in Iraq ma anche in Italia e in Europa». Certo, si dirà, gli otto presunti militanti di Ansar Al islam non sono stati sorpresi con addosso zaini imbottiti di tritolo e quindi, come dire, non esiste una prova provata delle intenzioni. «Ma per noi - insiste - fanno fede le intercettazioni e il materiale sequestrato», filmati di guerriglia in Iraq, di autobombe e incitamenti alla Jihad.

La seconda questione da risolvere il prima possibile riguarda il confine tra terrorismo e guerriglia. Si chiedono gli investigatori: «Dov´è quel confine?»; e fino a che punto «la guerriglia è legittima?». Una risposta chiara è «urgente».

Infine, ed è la terza questione, il gup parla di «inutilizzabilità patologica» di una serie di prove come le «fonti di intelligence» e le «acquisizioni informative» o «investigative non meglio precisate». Per chi indaga sul terrorismo, un fenomeno che non ha più confini, che si traveste e si mimetizza nelle città e tra cittadini insospettabili e si nasconde dietro l´alibi dell´ideologia politica e religiosa, «è impossibile prescindere da informazioni che vengono suggerite dai servizi di intelligence anche stranieri». Nessuna di queste diventa prova ma se Ansar Al Islam è per l´intelligence occidentale una formazione terroristica, «noi non possiamo prescindere da questo dato». La corte d´Assise di Roma aveva già bocciato due processi basati sul nuovo articolo 270 bis. Ieri lo ha fatto, ed era la prima volta, anche il tribunale di Milano.

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