Da Corriere della Sera del 11/10/2005
Cirielli, l’ex padre della legge, annuncia un emendamento che la rallenterebbe
Castelli sfida la Cassazione sui dati della salva-Previti
«Cifre parziali». Ma le toghe insistono
di Giovanni Bianconi
ROMA - S’è trasformato in una guerra di numeri il dibattito sulla legge ex-Cirielli o «salva Previti», che dovrà affrontare a breve l’esame della Camera. Ai dati forniti dalla Corte di Cassazione - che prevedono, per effetto della riforma, un colpo di spugna sulla quasi metà dei processi giunti vicini al traguardo - il ministro della Giustizia Castelli replica con una lettera inviata al presidente della Suprema corte, Nicola Marvulli. Lettera velatamente irritata, come s’intuisce dalla premessa: «È superfluo sottolineare non solo la rilevanza politica che i dati, pur nella loro asetticità, contengono, ma anche l’altissimo grado di strumentalizzazione al quale essi si prestano». Come dire che le cifre vanno maneggiate con cura, e che la Cassazione potrebbe non averne avuta a sufficienza. Di qui la richiesta di chiarimenti statistici, articolata in tre o quattro punti. Al «palazzaccio» di piazza Cavour la missiva del Guardasigilli è stata accolta con un’irritazione almeno pari a quella fatta intuire da Castelli, e la riposta del presidente Marvulli arriverà a breve. Altrettanto ferma nei contenuti, oltre che nei toni. Per chiarire anche ciò che poteva sembrare ovvio, ma evidentemente non è. Il ministro chiede, ad esempio, di conoscere anche le cifre sulla prescrizione per i reati sui quali la ex Cirielli «non ha impatto difforme da quello previsto dalla vigente normativa», perché questi dati «andrebbero comunque tenuti presenti ai fini di una valutazione complessiva». Ma in un’analisi eseguita per studiare gli effetti di una riforma, dev’essere sembrato logico concentrarsi su ciò che sarà cambiato dalla nuova legge, più che su quello che resta immutato.
Castelli chiede anche di «avere un’indicazione sui criteri usati per la scelta dei reati campionati, al fine di valutarne la rappresentatività». E aggiunge che la percentuale dei dati esaminati dalla Cassazione è più o meno la stessa di quella - criticata perché insufficiente - delle cifre diffuse dal suo ministero: «Vi è pertanto da aspettarsi che la stessa critica verrà rivolta anche ai suoi uffici», scrive il ministro a Marvulli, quasi a farsi portatore lui stesso di quella critica.
Da come le tabelle della Cassazione sono state compilate, però, sembra che l’analisi abbia sì riguardato un campione di reati ritenuti più «sensibili» alla riforma, ma poi - per quei reati - il calcolo è stato fatto su tutti i ricorsi pendenti, non più su un campione. Ed è su questa base, ad esempio, che s’è calcolata la decadenza per prescrizione (con l’eventuale applicazione della nuova disciplina) di oltre l’80 per cento dei processi per corruzione giunti davanti ai supremi giudici.
Quello che nella lettera di Castelli può apparire un sospetto non esplicitato, viene invece detto a chiare lettere dal deputato di An Enzo Fragalà, il quale accusa: «Gli uffici giudiziari periferici fanno politica anche con i numeri truccati», riferendosi a un altro passaggio della missiva del Guardasigilli a Marvulli. Ma un altro deputato dello stesso partito - quell’Edmondo Cirielli firmatario del disegno di legge originario, che ha voluto togliere il proprio nome dopo le modifiche «taglia-processi» inserite in corso d’opera nella riforma - apre un altro fronte. D’accordo con i ministri Storace e Alemanno presenterà un emendamento «per sottrarre al nuovo regime della prescrizione reati come l’incolumità pubblica e, ovviamente, l’omicidio colposo e le lesioni colpose connesse a tali reati». Una modifica che, se approvata, implicherebbe un nuovo passaggio al Senato. Il che contrasta con la fretta mostrata da alcuni di voler arrivare al «sì» definitivo.
Castelli chiede anche di «avere un’indicazione sui criteri usati per la scelta dei reati campionati, al fine di valutarne la rappresentatività». E aggiunge che la percentuale dei dati esaminati dalla Cassazione è più o meno la stessa di quella - criticata perché insufficiente - delle cifre diffuse dal suo ministero: «Vi è pertanto da aspettarsi che la stessa critica verrà rivolta anche ai suoi uffici», scrive il ministro a Marvulli, quasi a farsi portatore lui stesso di quella critica.
Da come le tabelle della Cassazione sono state compilate, però, sembra che l’analisi abbia sì riguardato un campione di reati ritenuti più «sensibili» alla riforma, ma poi - per quei reati - il calcolo è stato fatto su tutti i ricorsi pendenti, non più su un campione. Ed è su questa base, ad esempio, che s’è calcolata la decadenza per prescrizione (con l’eventuale applicazione della nuova disciplina) di oltre l’80 per cento dei processi per corruzione giunti davanti ai supremi giudici.
Quello che nella lettera di Castelli può apparire un sospetto non esplicitato, viene invece detto a chiare lettere dal deputato di An Enzo Fragalà, il quale accusa: «Gli uffici giudiziari periferici fanno politica anche con i numeri truccati», riferendosi a un altro passaggio della missiva del Guardasigilli a Marvulli. Ma un altro deputato dello stesso partito - quell’Edmondo Cirielli firmatario del disegno di legge originario, che ha voluto togliere il proprio nome dopo le modifiche «taglia-processi» inserite in corso d’opera nella riforma - apre un altro fronte. D’accordo con i ministri Storace e Alemanno presenterà un emendamento «per sottrarre al nuovo regime della prescrizione reati come l’incolumità pubblica e, ovviamente, l’omicidio colposo e le lesioni colpose connesse a tali reati». Una modifica che, se approvata, implicherebbe un nuovo passaggio al Senato. Il che contrasta con la fretta mostrata da alcuni di voler arrivare al «sì» definitivo.
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