Da La Repubblica del 22/10/2005
Dopo quindici anni torniamo a esplorare quel "mondo" alieno e inospitale eppure simile alla Terra
Venere, parte un nuovo safari sui segreti del pianeta gemello
La sonda europea con high tech italiano
di Claudia Di Giorgio
ROMA - Venere, torniamo. Dopo quindici anni di indifferenza, l'umanità riprende a far visita al pianeta che più di ogni altro somiglia alla Terra. E ci torna con una sonda europea, il Venus Express, che per di più porta a bordo strumenti italiani.
La missione segna parecchi record. Il ritorno a Venere, anzitutto, che dopo essere stato un obiettivo importante negli anni '60 e '70 (la prima missione diretta al "pianeta dell'amore", quella del Mariner 2, risale addirittura al 1962), è stato un po' messo da parte, e visitato solo di sfuggita da sonde dirette verso altre mete.
Un'altra peculiarità del Venus Express sono i tempi strettissimi di realizzazione della missione, che sono stati, letteralmente, "express": meno di tre anni dal momento dell'approvazione, e questo grazie alla scelta dell'Agenzia spaziale europea (ESA) di riutilizzare, adattandoli, strumenti sviluppati per altre due missioni già nello spazio, cioè la sonda Mars Express, in orbita intorno al Pianeta Rosso da quasi due anni, e Rosetta, in viaggio verso una cometa.
E poi c'è un altro record, questa volta tutto nostrano. Come ricorda Simona Di Pippo, responsabile del programma di osservazione dell'universo dell'Agenzia spaziale italiana (ASI), «con questa missione l'Italia è forse l'unico paese europeo che ha una propria strumentazione scientifica nelle principali missioni destinate all'esplorazione del nostro sistema».
Un risultato di cui andare orgogliosi, insomma, anche perché, per questioni di budget, la scienza italiana ha fatto un po' fatica a salire a bordo del Venus Express: nel 2002, vi fu persino un appello di alcune deputate DS al ministro Moratti per pregarla di non cancellare "il sogno di Venere" e finanziare la partecipazione dell'Italia alla missione.
Lunghissimo l'elenco delle domande a cui la sonda cercherà di rispondere durante i due anni venusiani che passerà in orbita intorno al pianeta. A dispetto della grande vicinanza con la Terra, Venere è infatti un pianeta tra i più enigmatici. Pur essendo per vari aspetti così simile al nostro da essere spesso definito il pianeta "gemello" della Terra, è un mondo profondamente alieno, inospitale, difficilissimo da esplorare: la sua elevatissima pressione atmosferica e le sue temperature d'inferno hanno distrutto molte sonde che tentavano di atterrarvi.
Venere è un pianeta unico nel sistema solare, un caso estremo di effetto serra. La sua atmosfera è al 95 per cento anidride carbonica ed è circondato da una coperta di nubi spessa e densa, alta venti chilometri, che blocca i raggi del Sole, composta, almeno negli strati superiori, da minuscole gocce di acido solforico. Che cosa ci sia negli strati più bassi non è chiaro, come non è chiara la natura dei lampi di luce che sono stati osservati, e che potrebbero essere (ma anche no) dovuti a fulmini.
La chimica dell'atmosfera venusiana, insomma, è tutta da capire. E c'è da capire che cosa provoca i misteriosi vortici doppi che roteano intorno ai poli, perché la sua atmosfera ruota 50 volte più veloce del pianeta e che cosa sono i "segni" di luce ultravioletta che si trovano nella zona più alta delle nubi e che assorbono, ma non si sa bene come, metà di tutta l'energia solare ricevuta dal pianeta.
Ma la questione più decisiva è come abbia fatto un pianeta tanto simile alla Terra a diventare così diverso da essa, così ferocemente avverso alla vita che conosciamo. Il suo destino può dirci qualcosa sul nostro? Studiandolo, potremmo forse scoprire come combattere l'effetto serra sulla Terra?
Venus Express è dotato degli strumenti più avanzati di cui dispone oggi la scienza per cercare la risposta a questi quesiti analizzando la superficie, l'atmosfera ed il clima di Venere ed effettuando le prime rilevazioni radar del suo sottosuolo.
Ora si tratta solo di avere un altro po' di pazienza. Proprio ieri il suo lancio, che era fissato per mercoledì 26 dalla base russa di Baikonur, nel Kazakhstan, è stato rinviato a causa di un imprevisto bizzarro: la scoperta che tra i due scudi di protezione era finito del materiale che aveva, in pratica, "sporcato" la sonda.
Nulla di grave, hanno spiegato all'ESA, dato che la posizione favorevole di Venere rispetto a noi (la cosiddetta "finestra di lancio") durerà fino al 24 novembre, e basteranno pochi giorni per rimettere le cose a posto. Poi il Venus Express inizierà i suoi sette mesi di viaggio verso Venere, nella cui orbita si inserirà in primavera. Continuerà a sorvolarlo per circa 500 giorni, a quote che andranno da 60.000 km ad appena 250.
Con la speranza che il pianeta dell'amore decida di rivelare almeno alcuni dei suoi segreti più intimi a "occhi" europei.
La missione segna parecchi record. Il ritorno a Venere, anzitutto, che dopo essere stato un obiettivo importante negli anni '60 e '70 (la prima missione diretta al "pianeta dell'amore", quella del Mariner 2, risale addirittura al 1962), è stato un po' messo da parte, e visitato solo di sfuggita da sonde dirette verso altre mete.
Un'altra peculiarità del Venus Express sono i tempi strettissimi di realizzazione della missione, che sono stati, letteralmente, "express": meno di tre anni dal momento dell'approvazione, e questo grazie alla scelta dell'Agenzia spaziale europea (ESA) di riutilizzare, adattandoli, strumenti sviluppati per altre due missioni già nello spazio, cioè la sonda Mars Express, in orbita intorno al Pianeta Rosso da quasi due anni, e Rosetta, in viaggio verso una cometa.
E poi c'è un altro record, questa volta tutto nostrano. Come ricorda Simona Di Pippo, responsabile del programma di osservazione dell'universo dell'Agenzia spaziale italiana (ASI), «con questa missione l'Italia è forse l'unico paese europeo che ha una propria strumentazione scientifica nelle principali missioni destinate all'esplorazione del nostro sistema».
Un risultato di cui andare orgogliosi, insomma, anche perché, per questioni di budget, la scienza italiana ha fatto un po' fatica a salire a bordo del Venus Express: nel 2002, vi fu persino un appello di alcune deputate DS al ministro Moratti per pregarla di non cancellare "il sogno di Venere" e finanziare la partecipazione dell'Italia alla missione.
Lunghissimo l'elenco delle domande a cui la sonda cercherà di rispondere durante i due anni venusiani che passerà in orbita intorno al pianeta. A dispetto della grande vicinanza con la Terra, Venere è infatti un pianeta tra i più enigmatici. Pur essendo per vari aspetti così simile al nostro da essere spesso definito il pianeta "gemello" della Terra, è un mondo profondamente alieno, inospitale, difficilissimo da esplorare: la sua elevatissima pressione atmosferica e le sue temperature d'inferno hanno distrutto molte sonde che tentavano di atterrarvi.
Venere è un pianeta unico nel sistema solare, un caso estremo di effetto serra. La sua atmosfera è al 95 per cento anidride carbonica ed è circondato da una coperta di nubi spessa e densa, alta venti chilometri, che blocca i raggi del Sole, composta, almeno negli strati superiori, da minuscole gocce di acido solforico. Che cosa ci sia negli strati più bassi non è chiaro, come non è chiara la natura dei lampi di luce che sono stati osservati, e che potrebbero essere (ma anche no) dovuti a fulmini.
La chimica dell'atmosfera venusiana, insomma, è tutta da capire. E c'è da capire che cosa provoca i misteriosi vortici doppi che roteano intorno ai poli, perché la sua atmosfera ruota 50 volte più veloce del pianeta e che cosa sono i "segni" di luce ultravioletta che si trovano nella zona più alta delle nubi e che assorbono, ma non si sa bene come, metà di tutta l'energia solare ricevuta dal pianeta.
Ma la questione più decisiva è come abbia fatto un pianeta tanto simile alla Terra a diventare così diverso da essa, così ferocemente avverso alla vita che conosciamo. Il suo destino può dirci qualcosa sul nostro? Studiandolo, potremmo forse scoprire come combattere l'effetto serra sulla Terra?
Venus Express è dotato degli strumenti più avanzati di cui dispone oggi la scienza per cercare la risposta a questi quesiti analizzando la superficie, l'atmosfera ed il clima di Venere ed effettuando le prime rilevazioni radar del suo sottosuolo.
Ora si tratta solo di avere un altro po' di pazienza. Proprio ieri il suo lancio, che era fissato per mercoledì 26 dalla base russa di Baikonur, nel Kazakhstan, è stato rinviato a causa di un imprevisto bizzarro: la scoperta che tra i due scudi di protezione era finito del materiale che aveva, in pratica, "sporcato" la sonda.
Nulla di grave, hanno spiegato all'ESA, dato che la posizione favorevole di Venere rispetto a noi (la cosiddetta "finestra di lancio") durerà fino al 24 novembre, e basteranno pochi giorni per rimettere le cose a posto. Poi il Venus Express inizierà i suoi sette mesi di viaggio verso Venere, nella cui orbita si inserirà in primavera. Continuerà a sorvolarlo per circa 500 giorni, a quote che andranno da 60.000 km ad appena 250.
Con la speranza che il pianeta dell'amore decida di rivelare almeno alcuni dei suoi segreti più intimi a "occhi" europei.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Jérôme Fenoglio su Le Monde del 10/04/2006
di Tommaso Lombardi su Punto Informatico del 01/02/2006
di Giovanni Caprara su Corriere della Sera del 02/09/2005