Da La Repubblica del 06/11/2005
Undici anni dopo la prima iniziativa di Clinton, gli Stati Uniti incassano il "no" di Brasile e Argentina
Mar del Plata, Bush a mani vuote l'area di libero scambio non si farà
Fallito il vertice delle Americhe, delusione alla Casa Bianca
I Paesi dell'emisfero meridionale avevano posto come condizione la revisione delle politiche agricole E l'accordo è saltato
di Alberto Flores D'Arcais
MAR DEL PLATA - Nessun accordo sull'area di libero commercio, un documento finale che non arriva mai, Bush che riparte lasciando l'ultima, conclusiva, riunione. La «Cumbre de las Americas» di Mar del Plata, in Argentina, si è conclusa ieri con un fallimento quasi totale. La spaccatura tra i paesi del nord (Stati Uniti, Canada e Messico) che chiedevano almeno un accordo di massima per varare il libero scambio delle merci dall'Alaska alla Terra del Fuoco, e quelli del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay) che volevano legare la nuova integrazione interamericana a una revisione dei piani di esportazione e produzione agricola - con Hugo Chavez, presidente populista del Venezuela, a giocare la carta estremista del "no" totale - appare difficilmente sanabile e proietta una serie di ombre sul futuro dei rapporti tra la Casa Bianca e i paesi dell'emisfero sud.
L'attesa Dichiarazione di Mar del Plata non ci sarà, il progetto di una Free Trade Area of the Americas (Ftaa) - o Alca (Area del libre comercio de las Americas) secondo la dizione in lingua castigliana - lanciato ai tempi di Clinton nel primo vertice delle Americhe di Miami (1994), resta a undici anni di distanza lettera morta. I presidenti delle due Americhe hanno tentato un accordo in extremis convocando una riunione, non prevista, dell'ultima ora nel tentativo di sbloccare il documento finale, ma dopo quattro ore di impasse anche questa riunione non aveva ancora sortito nulla di concreto. Neanche la proposta al ribasso fatta da Panama, inserire un paragrafo nella dichiarazione finale in cui si dicesse che i presidenti «si impegnano a ridiscutere l'area di libero commercio entro il 2006», era riuscita a passare. Almeno fino alla tarda serata.
George W. Bush, che era venuto a Mar del Plata convinto di poter strappare un successo - e per questo aveva sfidato le proteste popolari guidate dal "pibe de oro" Maradona e la demagogia di Chavez - ha trovato nel presidente argentino Nestor Kirchner un avversario irriducibile; e quando anche il leader del paese ospite e organizzatore rinuncia alla mediazione, l'insuccesso di un vertice è praticamente garantito. Così, mentre gli altri capi di Stato continuavano la discussione, il presidente americano ha lasciato Mar del Plata e i lavori del vertice per mantenere intatto il programma del suo viaggio latino-americano, che prevede una tappa a Brasilia - dove Bush è arrivato ieri sera - e una sosta conclusiva a Panama domani. Prima di salire sull'Air Force One ha commentato seccamente: «Sarebbe preoccupante se non si trovasse un accordo».
In anticipo, ma questo era previsto, è ripartito anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Anche lui, che era sembrato più possibilista di Kirchner (forse perché doveva ricevere Bush a Brasilia), si è alla fine allineato alle posizioni intransigenti del Mercosur e ha ripetuto che le trattative del cosiddetto "Doha round" del Wto (sui sussidi agricoli) «hanno la priorità rispetto a quelle per la creazione di un'area di libero scambio nel continente panamericano».
Alla fine dal vertice esce vincitore proprio quello che più l'ha boicottato, e cioè Chavez. Che non a caso poco prima dell'ultima riunione aveva rilasciato beffarde dichiarazioni ai giornalisti sostenendo come da Mar del Plata sia nata «una nuova era di convivenza» fra gli Stati Uniti e l'America Latina: «Possiamo convivere con gli Usa e avviare una nuova tappa di autentico rispetto e di autentica convivenza fra i popoli d'America latina e il popolo degli Stati Uniti, fra i governi latino-americani e dei Caraibi e quello statunitense».
Il presidente venezuelano era stato messo in guardia da Tom Shannon, assistente del Segretario di Stato Condoleezza Rice con delega all'emisfero occidentale (rimasto al tavolo delle trattative come rappresentante degli Usa dopo la partenza di Bush) dal proseguire con le sue prese di posizione contro gli Stati Uniti; e aveva paragonato l'isolamento del Venezuela tra i paesi latino-americani a quello di Iran e Siria in Medio Oriente.
L'attesa Dichiarazione di Mar del Plata non ci sarà, il progetto di una Free Trade Area of the Americas (Ftaa) - o Alca (Area del libre comercio de las Americas) secondo la dizione in lingua castigliana - lanciato ai tempi di Clinton nel primo vertice delle Americhe di Miami (1994), resta a undici anni di distanza lettera morta. I presidenti delle due Americhe hanno tentato un accordo in extremis convocando una riunione, non prevista, dell'ultima ora nel tentativo di sbloccare il documento finale, ma dopo quattro ore di impasse anche questa riunione non aveva ancora sortito nulla di concreto. Neanche la proposta al ribasso fatta da Panama, inserire un paragrafo nella dichiarazione finale in cui si dicesse che i presidenti «si impegnano a ridiscutere l'area di libero commercio entro il 2006», era riuscita a passare. Almeno fino alla tarda serata.
George W. Bush, che era venuto a Mar del Plata convinto di poter strappare un successo - e per questo aveva sfidato le proteste popolari guidate dal "pibe de oro" Maradona e la demagogia di Chavez - ha trovato nel presidente argentino Nestor Kirchner un avversario irriducibile; e quando anche il leader del paese ospite e organizzatore rinuncia alla mediazione, l'insuccesso di un vertice è praticamente garantito. Così, mentre gli altri capi di Stato continuavano la discussione, il presidente americano ha lasciato Mar del Plata e i lavori del vertice per mantenere intatto il programma del suo viaggio latino-americano, che prevede una tappa a Brasilia - dove Bush è arrivato ieri sera - e una sosta conclusiva a Panama domani. Prima di salire sull'Air Force One ha commentato seccamente: «Sarebbe preoccupante se non si trovasse un accordo».
In anticipo, ma questo era previsto, è ripartito anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Anche lui, che era sembrato più possibilista di Kirchner (forse perché doveva ricevere Bush a Brasilia), si è alla fine allineato alle posizioni intransigenti del Mercosur e ha ripetuto che le trattative del cosiddetto "Doha round" del Wto (sui sussidi agricoli) «hanno la priorità rispetto a quelle per la creazione di un'area di libero scambio nel continente panamericano».
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