Da La Repubblica del 25/11/2005
Molti nel suo paese sono convinti che lo scienziato, che aveva clonato il primo cane, non doveva dimettersi per questa irregolarità etica
Corea, si dimette il "guru" delle staminali
Il professor Hwang aveva usato cellule "offerte" dalle sue collaboratrici
I siti Internet sono inondati di messaggi di solidarietà con lo scienziato, soprattutto di pazienti
Una donatrice: "Nella scienza capita spesso che i medici compiano esperimenti sui propri corpi"
l'addio all'equipe Presento le mie scuse Troppo concentrato sugli sviluppi scientifici, forse non ho colto tutti i problemi etici collegati alla mia ricerca
di Federico Rampini
PECHINO - Il primo scienziato ad aver clonato un cane al mondo, il ricercatore sudcoreano all'avanguardia per gli esperimenti sulla clonazione terapeutica, esce di scena per un clamoroso «incidente» etico: ha usato cellule staminali donate dalle sue collaboratrici.
Lo scandalo che ha costretto alle dimissioni Hwang Woo Suk spacca in due il suo paese e la comunità scientifica: c'è chi vede dietro la vicenda un complotto dell'America, in ritardo nella ricerca sulle staminali a causa dei veti politici dell'Amministrazione Bush.
La fama del professor Hwang era stata consacrata proprio dagli americani. La rivista Time aveva definito come la più importante invenzione del 2005 la nascita di Snuppy, la prima clonazione riuscita di un cane, uno degli animali più difficili da «copiare» in laboratorio. A maggio la squadra di ricercatori diretta dal sudcoreano aveva sorpreso il mondo intero annunciando la clonazione di un embrione umano, effettuata per ricavarne altre cellule staminali. La clonazione delle staminali - cellule riproduttive - è una tecnica che offre speranze per lo sviluppo di tessuti e organi che curino malattie come l'Alzheimer, il diabete, il morbo di Lou Gehrig e le paralisi dovute a lesioni della colonna vertebrale.
Fino a due settimane fa uno dei più stretti collaboratori di Hwang era un biologo americano, Gerald Schatten dell'università di Pittsburgh. Il 12 novembre Schatten abbandona improvvisamente la squadra di Hwang, annunciando di essere «turbato per i metodi con cui ci si procurano gli ovuli». Il divorzio plateale dell'americano è l'inizio di una catena di rivelazioni. Si viene a sapere che Roh Sung Il, un altro membro della équipe medica coreana, ha regolarmente pagato delle donne perché donassero i loro ovuli alla ricerca. Quei pagamenti però sono avvenuti tra il 2002 e il 2003, cioè prima che la U. S. National Academy of Sciences dichiarasse di essere contraria a quel tipo di pratiche, per la inopportuna pressione psicologica che il compenso può esercitare sulle donatrici. In seguito a quel pronunciamento, dato il peso degli americani nella comunità scientifica internazionale, nel gennaio di quest'anno anche la Corea del Sud ha messo fuori legge le donazioni a pagamento. A quel punto però l'équipe del professor Hwang, già all'avanguardia mondiale nelle sue ricerche, rischiava di rimanere bloccata per mancanza di ovuli. E' così che due ricercatrici coreane - una celibe, l'altra sposata e già mamma - hanno deciso di donare i loro ovuli. La loro scelta sembra essere stata volontaria e all'insaputa di Huwang. Una delle ricercatrici, protetta dall'anonimato, si è giustificata così: «E' stato un sacrificio normale. Negli annali della scienza si possono trovare molti esempi di medici che hanno usato i loro corpi per compiere degli esperimenti». Il loro gesto però è accaduto in un contesto esplosivo. La ricerca sulle staminali è al centro di controversie religiose, ideologiche e politiche negli Stati Uniti.
La destra religiosa che sostiene Bush - in particolare i «cristiani rinati» delle chiese protestanti nel Sud degli Stati Uniti - considerano l'uso delle cellule staminali alla stregua dell'aborto, cioè come un crimine contro la vita umana. Il punto di vista dei fondamentalisti non convince tutta destra: Nancy Reagan, vedova del più celebre presidente conservatore degli ultimi decenni, ha sostenuto la ricerca sulle staminali in omaggio alla sofferenza di suo marito (morto di Alzheimer). Tuttavia la Casa Bianca ha posto limiti severi alla sperimentazione. Ne è nata una vera e propria fuga di cervelli dalle migliori università americane, al punto che uno Stato come la California ha deciso di adottare una normativa più liberale per non perdere colpi in un settore strategico della ricerca medica.
E' questo retroscena americano ad alimentare i sospetti in Corea del Sud. Nell'équipe internazionale di Hwang qualcuno ha dato una «soffiata» alla rivista scientifica Nature, la prima ad aver pubblicato delle accuse sulla correttezza etica dei metodi usati a Seul. La partenza del biologo americano Schatten ha fatto esplodere la crisi alla luce del sole. Ieri Hwang di fronte al clamore mondiale per le rivelazioni è stato costretto a dimettersi. «Presento le mie più profonde scuse - ha dichiarato il medico coreano - per l'imbarazzante e tragica scoperta di avere utilizzato degli ovociti prelevati da due ricercatrici del mio gruppo. Troppo concentrato sugli sviluppi scientifici, forse non ho colto tutti i problemi etici collegati alla mia ricerca». Nel suo paese molti sono convinti che Hwang non doveva affatto dimettersi. I siti Internet sudcoreani sono inondati di messaggi di solidarietà con lo scienziato, soprattutto da parte di pazienti e parenti di ammalati. Lee Sung Il, 34 anni, infermo per una lesione spinale, ha scritto: «Vogliono toglierci l'ultima speranza». Per Ahn Hyo Sook, la cui madre è paralizzata per il morbo di Lou Gehrig, «Hwang è tutto quello che abbiamo». Anche il governo di Seul lo difende: «Non ha infranto alcun codice etico, tutto è avvenuto a sua insaputa». Ma per lo scienziato lo stillicidio delle polemiche e lo sdegno degli Stati Uniti è diventato un handicap troppo forte.
Lo scandalo che ha costretto alle dimissioni Hwang Woo Suk spacca in due il suo paese e la comunità scientifica: c'è chi vede dietro la vicenda un complotto dell'America, in ritardo nella ricerca sulle staminali a causa dei veti politici dell'Amministrazione Bush.
La fama del professor Hwang era stata consacrata proprio dagli americani. La rivista Time aveva definito come la più importante invenzione del 2005 la nascita di Snuppy, la prima clonazione riuscita di un cane, uno degli animali più difficili da «copiare» in laboratorio. A maggio la squadra di ricercatori diretta dal sudcoreano aveva sorpreso il mondo intero annunciando la clonazione di un embrione umano, effettuata per ricavarne altre cellule staminali. La clonazione delle staminali - cellule riproduttive - è una tecnica che offre speranze per lo sviluppo di tessuti e organi che curino malattie come l'Alzheimer, il diabete, il morbo di Lou Gehrig e le paralisi dovute a lesioni della colonna vertebrale.
Fino a due settimane fa uno dei più stretti collaboratori di Hwang era un biologo americano, Gerald Schatten dell'università di Pittsburgh. Il 12 novembre Schatten abbandona improvvisamente la squadra di Hwang, annunciando di essere «turbato per i metodi con cui ci si procurano gli ovuli». Il divorzio plateale dell'americano è l'inizio di una catena di rivelazioni. Si viene a sapere che Roh Sung Il, un altro membro della équipe medica coreana, ha regolarmente pagato delle donne perché donassero i loro ovuli alla ricerca. Quei pagamenti però sono avvenuti tra il 2002 e il 2003, cioè prima che la U. S. National Academy of Sciences dichiarasse di essere contraria a quel tipo di pratiche, per la inopportuna pressione psicologica che il compenso può esercitare sulle donatrici. In seguito a quel pronunciamento, dato il peso degli americani nella comunità scientifica internazionale, nel gennaio di quest'anno anche la Corea del Sud ha messo fuori legge le donazioni a pagamento. A quel punto però l'équipe del professor Hwang, già all'avanguardia mondiale nelle sue ricerche, rischiava di rimanere bloccata per mancanza di ovuli. E' così che due ricercatrici coreane - una celibe, l'altra sposata e già mamma - hanno deciso di donare i loro ovuli. La loro scelta sembra essere stata volontaria e all'insaputa di Huwang. Una delle ricercatrici, protetta dall'anonimato, si è giustificata così: «E' stato un sacrificio normale. Negli annali della scienza si possono trovare molti esempi di medici che hanno usato i loro corpi per compiere degli esperimenti». Il loro gesto però è accaduto in un contesto esplosivo. La ricerca sulle staminali è al centro di controversie religiose, ideologiche e politiche negli Stati Uniti.
La destra religiosa che sostiene Bush - in particolare i «cristiani rinati» delle chiese protestanti nel Sud degli Stati Uniti - considerano l'uso delle cellule staminali alla stregua dell'aborto, cioè come un crimine contro la vita umana. Il punto di vista dei fondamentalisti non convince tutta destra: Nancy Reagan, vedova del più celebre presidente conservatore degli ultimi decenni, ha sostenuto la ricerca sulle staminali in omaggio alla sofferenza di suo marito (morto di Alzheimer). Tuttavia la Casa Bianca ha posto limiti severi alla sperimentazione. Ne è nata una vera e propria fuga di cervelli dalle migliori università americane, al punto che uno Stato come la California ha deciso di adottare una normativa più liberale per non perdere colpi in un settore strategico della ricerca medica.
E' questo retroscena americano ad alimentare i sospetti in Corea del Sud. Nell'équipe internazionale di Hwang qualcuno ha dato una «soffiata» alla rivista scientifica Nature, la prima ad aver pubblicato delle accuse sulla correttezza etica dei metodi usati a Seul. La partenza del biologo americano Schatten ha fatto esplodere la crisi alla luce del sole. Ieri Hwang di fronte al clamore mondiale per le rivelazioni è stato costretto a dimettersi. «Presento le mie più profonde scuse - ha dichiarato il medico coreano - per l'imbarazzante e tragica scoperta di avere utilizzato degli ovociti prelevati da due ricercatrici del mio gruppo. Troppo concentrato sugli sviluppi scientifici, forse non ho colto tutti i problemi etici collegati alla mia ricerca». Nel suo paese molti sono convinti che Hwang non doveva affatto dimettersi. I siti Internet sudcoreani sono inondati di messaggi di solidarietà con lo scienziato, soprattutto da parte di pazienti e parenti di ammalati. Lee Sung Il, 34 anni, infermo per una lesione spinale, ha scritto: «Vogliono toglierci l'ultima speranza». Per Ahn Hyo Sook, la cui madre è paralizzata per il morbo di Lou Gehrig, «Hwang è tutto quello che abbiamo». Anche il governo di Seul lo difende: «Non ha infranto alcun codice etico, tutto è avvenuto a sua insaputa». Ma per lo scienziato lo stillicidio delle polemiche e lo sdegno degli Stati Uniti è diventato un handicap troppo forte.
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su Chosun Ibo del 20/05/2005
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