Da Corriere della Sera del 02/12/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/12_Dicemb...

Italia poco virtuosa: emissioni in aumento

Clima: si riaccende la battaglia Usa-Ue

Alla conferenza di Montreal Stati Uniti fermi sulle loro posizioni contro il protocollo di Kyoto. Europa favorevole. Blair mediatore

di Franco Foresta Martin

MONTREAL – Piuttosto che offrire un tavolo di trattative per decidere sul futuro del Protocollo di Kyoto (l’accordo per la riduzione dei gas che riscaldano l’atmosfera), la grande conferenza climatica in corso a Montreal ha riacceso lo scontro tra favorevoli e contrari. Ancora una volta si sono confrontate le posizioni degli Stati Uniti, che non hanno nessuna intenzione di rientrare ne’ nell’attuale Protocollo ne’ in una sua versione riveduta e corretta, con quelle dell’Unione Europea che indica in Kyoto la migliore soluzione per salvare il clima della Terra. La maggior parte dei Paesi industrializzati, per ora, sembra prevalentemente schierata con l’Ue, anche se non mancano le incertezze. La nuova fase della battaglia del clima si è riaperta poco dopo i sorrisi e le frasi di circostanza dell’apertura, proprio quando sembrava che da Montreal potesse scaturire una proposta risolutiva per far ritornare sulla stessa barca americani e europei, magari con la mediazione autorevole del premier britannico Tony Blair, il quale da giorni invoca una specie di «santa alleanza climatica» per recuperare gli Stati Uniti. Ma le speranze sono state presto deluse dalle dichiarazioni del capo della delegazione Usa Harlan Watson: «Gli Stati Uniti non sono assolutamente favorevoli ad accordi che ripropongano obiettivi e scadenze vincolanti. Il nostro è un approccio alternativo, basato su obiettivi volontari e sulla promozione di tecnologie per il miglior uso dell’energia e il rispetto dell’ambiente».


USA NON RECEDONO - L’amministrazione Bush, insomma, non intende sottoporsi a un organismo sopranazionale che controlla come e quando l’America applica le riduzioni dei gas serra, magari affibbiando sanzioni in caso di inadempienze. D’altra parte, l’Europa ritiene che senza obblighi e scadenze non ci potrà essere un efficace revisione dei sistemi energetici e produttivi, al fine di renderli compatibili con il clima e l’ambiente in genere. E infatti la risposta della rappresentante europea, l'inglese Sarah Hendry non si è fatta aspettare: «Con la definitiva entrata in vigore dei meccanismi aggiuntivi e del mercato delle quote di emissione, il Protocollo di Kyoto è ora pienamente operativo fra i Paesi che l’anno approvato. L’Europa è già in grado di annunciare che conseguirà con un anticipo di due anni, rispetto alla scadenza del 2012, i suoi obblighi di riduzione dell’8% delle emissioni di gas serra».

Un dettaglio non trascurabile: l’obiettivo dell’Europa sarà centrato grazie al prevalente impegno di riduzione di Austria, Germania, Lussemburgo, Olanda, Svezia e Regno Unito. Non di Italia, Grecia, Spagna e Portogallo che, invece di ridurre, stanno aumentando le emissioni e difficilmente potranno recuperare entro il 2012. Malgrado le difficoltà iniziali, il presidente della conferenza, il ministro dell’Ambiente canadese Stephàne Dion, vuole essere ottimista: «I giochi sono ancor aperti, la partita decisiva si giocherà fra il 7 e il 10 dicembre, nel corso della sessione politica con l’intervento dei ministri».

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