Da La Repubblica del 23/11/2005
Arrestate 42 persone: in manette un politico. Anche un killer marocchino al soldo dei clan
Mafia, maxi blitz a Caltanissetta l'industria Zonin vittima del racket
Agguati sventati grazie alle indagini dei militari
di Francesco Viviano
CALTANISSETTA - Cosa nostra rimane ancorata ai vecchi codici, ai soliti affari ed ai soliti rapporti con la politica, ma apre le sue "frontiere" e ingaggia anche killer nordafricani. È questo lo spaccato che emerge dall'inchiesta della Procura di Caltanissetta che ieri ha spedito in galera 41 tra boss, picciotti, imprenditori, politici ed anche il killer marocchino utilizzato dalle cosche. I boss hanno imposto l'elezione di un politico "uomo d'onore" e l'assunzione di mafiosi in insospettabili imprese come l'azienda vinicola Zonin e la Calcestruzzi spa che stava attrezzandosi, come ha detto il pm Nicolò Marino, per la grande fornitura di cemento per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina. Uno degli arrestati era dell'azienda Calcestruzzi: subito è stato licenziato.
Ma non si trascuravano neanche i "piccoli" affari. Grazie all'interessamento del presidente del consiglio comunale di Riesi, centro vicino a Caltanissetta, Vincenzo Giannone, eletto in una lista civica di centrodestra, arrestato con l'accusa di associazione mafiosa, le cosche nissene si erano aggiudicati gli appalti per la fornitura di pasti alle scuole comunali e alla case di riposo e l'appalto per la gestione del servizio di ambulanze.
L'indagine dei carabinieri di Caltanissetta ha anche mandato all'aria alcuni agguati programmati dai boss di Riesi nei confronti di "picciotti" degli altri paesi (Gela, Mazzarino, Sommatino) da punire perché avevano tentato di mettere in discussione il prestigio ed il potere delle cosche di Cosa nostra. Ed in due casi i carabinieri che erano stati allertati dai colleghi della sala ascolto che intercettavano le conversazioni tra boss e killer, sono stati con il fiato sospeso. Per non pregiudicare l'indagine hanno corso il rischio e si sono fatti trovare o notare dai killer di Cosa nostra nei luoghi dove dovevano essere compiuti gli omicidi. E tra quei killer c'era anche il sicario straniero, un marocchino, Maghni Bouzza, 39 anni, residente a Delia (paese al confine con Riesi): per ogni missione riceveva duemila euro.
Le indagini dei carabinieri hanno fatto scoprire una serie di attentati ed estorsioni compiuti ai danni di imprenditori, anche del Nord, come l'azienda vinicola che fa capo al gruppo veneto Zonin. Nell'azienda di Butera era stato assunto il boss della famiglia di Riesi, Francesco Cammarata. La sua qualifica era di operaio super: in realtà intascava soltanto lo stipendio. Lo stesso boss nel 2003 a Riesi aveva pilotato l'elezione di Vincenzo Giannone. L'azienda Zonin replica di avvalersi «di lavoratori soprattutto avventizi e stagionali della zona, assunti con regolare contratto, in tal modo contribuendo ad assicurare posti di lavoro in una zona ad alto tasso di disoccupazione».
Ma non si trascuravano neanche i "piccoli" affari. Grazie all'interessamento del presidente del consiglio comunale di Riesi, centro vicino a Caltanissetta, Vincenzo Giannone, eletto in una lista civica di centrodestra, arrestato con l'accusa di associazione mafiosa, le cosche nissene si erano aggiudicati gli appalti per la fornitura di pasti alle scuole comunali e alla case di riposo e l'appalto per la gestione del servizio di ambulanze.
L'indagine dei carabinieri di Caltanissetta ha anche mandato all'aria alcuni agguati programmati dai boss di Riesi nei confronti di "picciotti" degli altri paesi (Gela, Mazzarino, Sommatino) da punire perché avevano tentato di mettere in discussione il prestigio ed il potere delle cosche di Cosa nostra. Ed in due casi i carabinieri che erano stati allertati dai colleghi della sala ascolto che intercettavano le conversazioni tra boss e killer, sono stati con il fiato sospeso. Per non pregiudicare l'indagine hanno corso il rischio e si sono fatti trovare o notare dai killer di Cosa nostra nei luoghi dove dovevano essere compiuti gli omicidi. E tra quei killer c'era anche il sicario straniero, un marocchino, Maghni Bouzza, 39 anni, residente a Delia (paese al confine con Riesi): per ogni missione riceveva duemila euro.
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