Eutanasia. Spunti per un dibattito
Edito da Ancora Editrice, 2006
160 pagine, € 12,00
ISBN 8851403384
di Michele Aramini
Quarta di copertina
Nel testo vengono prese in considerazione le ragioni pro e contro la legalizzazione dell'eutanasia. Il percorso inizia la storia dell'eutanasia e la chiarificazione dei termini: eutanasia, accanimento terapeutico, "morire degnamente". Subito dopo l'autore si interroga sui fattori che spingono a chiedere l'eutanasia e sulle scelte dei paesi in cui si è deciso di praticarla, in particolare l'Olanda. Si passa quindi ad esaminare le ragioni teoriche a favore: la posizione della Chiesa cattolica viene presentata insieme alle critiche che il pensiero laico le rivolge. Infine si traggono alcune possibili conclusioni e risposte alla domanda se esistano vere e praticabili alternative all'eutanasia.
Nel testo vengono prese in considerazione le ragioni pro e contro la legalizzazione dell'eutanasia. Il percorso inizia la storia dell'eutanasia e la chiarificazione dei termini: eutanasia, accanimento terapeutico, "morire degnamente". Subito dopo l'autore si interroga sui fattori che spingono a chiedere l'eutanasia e sulle scelte dei paesi in cui si è deciso di praticarla, in particolare l'Olanda. Si passa quindi ad esaminare le ragioni teoriche a favore: la posizione della Chiesa cattolica viene presentata insieme alle critiche che il pensiero laico le rivolge. Infine si traggono alcune possibili conclusioni e risposte alla domanda se esistano vere e praticabili alternative all'eutanasia.
Recensione
“Spunti per un dibattito” è il sottotitolo del volume e di spunti in effetti ne sono presenti molteplici. La tubuizzazione della morte e la medicalizzazione dell’esistenza degli uomini, l’esperienza della malattia e la ricerca di un senso ad essa, la concezione trascendente della vita umana e il principio di autonomia personale sono solo alcuni di essi.
L’autore si dichiara sin dalle pagine iniziali contrario alle pratiche eutanasiche che sono in discussione nei cosiddetti paesi “avanzati”, tuttavia ciò non gli impedisce di trattare l’argomento in modo sufficientemente obiettivo. Fondamentale, secondo Aramini, è intendere la posta in gioco ovvero il modello di società che si vuol costruire. Da una parte vi è chi considera la vita umana come bene secondario rispetto alla libertà e che, consentendo l’eutanasia, in apparenza espande l’area della libertà, mentre in realtà sancisce la reciproca estraneità dei suoi membri; dall’altra, invece, una società solidaristica che si mobilita per i suoi membri più deboli, aiutandoli a lenire la sofferenza della malattia e a combattere lo stato di solitudine in cui versano insieme alle loro famiglie.
La fondatezza di questo pensiero viene rafforzata dalla presentazione del caso dell’Olanda, primo paese al mondo a consentire l’eutanasia e a sottrarne completamene la competenza alla magistratura. Così l’eutanasia, chiesta per accrescere la libertà di scelta dei cittadini, è divenuta di fatto una scelta della classe medica, che si è auto incaricata di gestire il momento della morte dei propri concittadini. Le molte “dolci morti” eseguite su pazienti ignari, colpevoli di avere una malattia incurabile (ma in alcuni casi cronica come l’alzheimer) non hanno provocato alcuno scandalo nell’opinione pubblica che pure ne è a conoscenza.
L’accettazione dell’eutanasia diviene quindi una linea di confine, oltrepassata la quale, le cure palliative e gli hospice per malati terminali diventano un’alternativa improponibile alla soluzione “pratica” del dare la morte.
Filippo Di Blasi
“Spunti per un dibattito” è il sottotitolo del volume e di spunti in effetti ne sono presenti molteplici. La tubuizzazione della morte e la medicalizzazione dell’esistenza degli uomini, l’esperienza della malattia e la ricerca di un senso ad essa, la concezione trascendente della vita umana e il principio di autonomia personale sono solo alcuni di essi.
L’autore si dichiara sin dalle pagine iniziali contrario alle pratiche eutanasiche che sono in discussione nei cosiddetti paesi “avanzati”, tuttavia ciò non gli impedisce di trattare l’argomento in modo sufficientemente obiettivo. Fondamentale, secondo Aramini, è intendere la posta in gioco ovvero il modello di società che si vuol costruire. Da una parte vi è chi considera la vita umana come bene secondario rispetto alla libertà e che, consentendo l’eutanasia, in apparenza espande l’area della libertà, mentre in realtà sancisce la reciproca estraneità dei suoi membri; dall’altra, invece, una società solidaristica che si mobilita per i suoi membri più deboli, aiutandoli a lenire la sofferenza della malattia e a combattere lo stato di solitudine in cui versano insieme alle loro famiglie.
La fondatezza di questo pensiero viene rafforzata dalla presentazione del caso dell’Olanda, primo paese al mondo a consentire l’eutanasia e a sottrarne completamene la competenza alla magistratura. Così l’eutanasia, chiesta per accrescere la libertà di scelta dei cittadini, è divenuta di fatto una scelta della classe medica, che si è auto incaricata di gestire il momento della morte dei propri concittadini. Le molte “dolci morti” eseguite su pazienti ignari, colpevoli di avere una malattia incurabile (ma in alcuni casi cronica come l’alzheimer) non hanno provocato alcuno scandalo nell’opinione pubblica che pure ne è a conoscenza.
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