Il nuovo disordine mondiale. Le riflessioni di un cittadino europeo
Edito da Garzanti Libri, 2003
128 pagine, € 10,00
ISBN 8811600359
di Tzvetan Todorov
Quarta di copertina
Con grande equilibrio e pacatezza, Tzvetan Todorov esamina l’attuale situazione geopolitica mondiale, alla luce degli ultimi avvenimenti, dall’11 settembre alla guerra in Iraq e alle sue conseguenze. Smonta diversi luoghi comuni, partendo dall’analisi del linguaggio utilizzato da politici e media: sotto la sua lente finiscono espressioni come «superpotenza», «imperialismo», «lotta del bene contro il male», «guerra umanitaria»…
Seguendo una linea di pensiero che da Montesquieu e Tocqueville porta fino a Camus, spiega quale dovrebbe essere la politica estera di una democrazia liberale nel mondo attuale; ci mette in guardia contro le tentazioni dell’onnipotenza e del ricorso privilegiato alla forza; difende il pluralismo contro il messianismo – contro le menzogne dell’esportazione coatta della democrazia. Illustrando i rischi di un’unica superpotenza senza controlli all’interno e all’esterno, mette in guardia contro l’attuale strategia degli Stati Uniti e traccia le linee di quella che dovrebbe essere la posizione dell’Unione europea.
L’Europa appare oggi politicamente debole, attraversata da mille divisione e differenze – un «vecchio» Continente. E tuttavia può aspirare a un ruolo fondamentale nello scacchiere internazionale, a partire dalla propria memoria, dalla propria cultura e dai propri valori – razionalità, giustizia, democrazia, libertà individuale, laicismo, tolleranza…
È questa la chiave per delineare – arrivando a conclusioni a volte sorprendenti – la politica di quella che Todorov definisce «una potenza tranquilla», un’Europa che in un momento decisivo della storia mondiale deve tornare a far sentire la propria voce.
Con grande equilibrio e pacatezza, Tzvetan Todorov esamina l’attuale situazione geopolitica mondiale, alla luce degli ultimi avvenimenti, dall’11 settembre alla guerra in Iraq e alle sue conseguenze. Smonta diversi luoghi comuni, partendo dall’analisi del linguaggio utilizzato da politici e media: sotto la sua lente finiscono espressioni come «superpotenza», «imperialismo», «lotta del bene contro il male», «guerra umanitaria»…
Seguendo una linea di pensiero che da Montesquieu e Tocqueville porta fino a Camus, spiega quale dovrebbe essere la politica estera di una democrazia liberale nel mondo attuale; ci mette in guardia contro le tentazioni dell’onnipotenza e del ricorso privilegiato alla forza; difende il pluralismo contro il messianismo – contro le menzogne dell’esportazione coatta della democrazia. Illustrando i rischi di un’unica superpotenza senza controlli all’interno e all’esterno, mette in guardia contro l’attuale strategia degli Stati Uniti e traccia le linee di quella che dovrebbe essere la posizione dell’Unione europea.
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