Connessioni. Antropologia dell'universalità delle culture
Edito da Bollati Boringhieri, 2001
216 pagine, € 25,00
ISBN 883391318X
di Jean-Loup Amselle
Quarta di copertina
Luigi il Santo, re di Francia, e Sundiata, imperatore del Mali: ecco una delle connessioni effettuate da Souleymane Kanté, "marabout" guineano e inventore dell'alfabeto n'ko, la cui vita e la cui opera servono qui da filo conduttore per una riflessione più ampia sulla globalizzazione, sull'afrocentrismo, sulla scrittura, sulla filosofia africana e sul genocidio. Frutto di un lavoro sul campo, anch'esso globalizzato, condotto tra Bamako (Mali), Il Cairo (Egitto) e Conakry (Guinea), questo libro intende dimostrare in primo luogo, contro il relativismo culturale, che non esistono contraddizioni tra universalismo e particolarismo e, soprattutto, che la manifestazione delle identità contemporanee passa per l'utilizzo di significanti globali. Secondo l'autore, la globalizzazione non data da oggi e, nei secoli - dall'espansione dell'Islam alla colonizzazione europea -, più che di scontro si è trattato di successive fasi di contatto che hanno stabilito connessioni tra le culture.
Ora, Kanté e il movimento N'ko da lui fondato a partire dalla invenzione di un nuovo alfabeto, sono la dimostrazione tangibile di come una cultura possa giocarsi le altre (in questo caso la cultura europea contro quella araba) costruendo alla lettera una identità e decostruendo nello stesso tempo, con gli aspetti parodistici e grotteschi delle sue manifestazioni, le ideologie dei dominatori. Musulmano ma antiarabo, il movimento N'ko serve ad argomentare la validità universale dello schema della connessione.
Luigi il Santo, re di Francia, e Sundiata, imperatore del Mali: ecco una delle connessioni effettuate da Souleymane Kanté, "marabout" guineano e inventore dell'alfabeto n'ko, la cui vita e la cui opera servono qui da filo conduttore per una riflessione più ampia sulla globalizzazione, sull'afrocentrismo, sulla scrittura, sulla filosofia africana e sul genocidio. Frutto di un lavoro sul campo, anch'esso globalizzato, condotto tra Bamako (Mali), Il Cairo (Egitto) e Conakry (Guinea), questo libro intende dimostrare in primo luogo, contro il relativismo culturale, che non esistono contraddizioni tra universalismo e particolarismo e, soprattutto, che la manifestazione delle identità contemporanee passa per l'utilizzo di significanti globali. Secondo l'autore, la globalizzazione non data da oggi e, nei secoli - dall'espansione dell'Islam alla colonizzazione europea -, più che di scontro si è trattato di successive fasi di contatto che hanno stabilito connessioni tra le culture.
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