Giù le mani! L'altra America sfida potenti e prepotenti
Edito da Mondadori, 2004
283 pagine, € 15,00
ISBN 8804538651
di Michael Moore
Quarta di copertina
Grintoso, diretto, sfrontato e schietto, Michael Moore torna ad attaccare l’America dei nostri giorni. E questa volta non risparmia nessuno: repubblicani e democratici, Wall Street, presidenti, senatori, lobbies e multinazionali sono tutti bersagli della sua impietosa denuncia. Come negli altri suoi libri, l’autore, pluripremiato regista dei documentari Fahrenheit 9/11 e Bowling a Columbine, snocciola dati, fa nomi e cognomi, ribalta comode verità, smaschera la crudele assurdità delle logiche politiche, economiche e sociali che hanno devastato e continuano a devastare il suo paese. Basate su documenti e ricerche, le riflessioni esposte in queste pagine, pubblicate negli Stati Uniti nel 1996 e uscite ora per la prima volta in Italia, riguardano molteplici aspetti della società americana: dalle feroci riduzioni di personale delle grandi aziende alla disastrosa debolezza dimostrata dai democratici di fronte alle offensive della destra, dalla sottomissione quasi umiliante del Congresso Usa agli interessi di poche megacorporations alla demonizzazione dei più poveri, dal razzismo bianco all'isteria antifemminista e all'omofobia. Moore realizza il ritratto di un Paese potente ma anche pieno di contraddizioni; ne denuncia i grandi mali senza rinunciare alla sua sottile e pungente ironia; rivela con coraggio piccole e grandi ingiustizie che spesso rimangono ai margini della grande cronaca. Tra i casi denunciati quello delle grandi “mamme” assistite, ovvero le grandi imprese “scroccone” che prosperano arraffando miliardi di dollari in sussidi pubblici, o quello degli imprenditori criminali, manager di primo piano descritti in figurine segnaletiche disarmanti, che svelano le loro grandi imprese. Per non parlare delle esilaranti pagine in cui Moore implora Nelson Mandela di liberare l’America dalla piaga dell’apartheid o si appella alla Norvegia e all'Olanda chiedendo aiuti umanitari per i poveri d'America.
Insieme a Stupid white men e Ma come hai ridotto questo paese?, un’altra lettura pungente e originale che svela il lato meno nobile degli Stati Uniti, in attesa delle prossime elezioni presidenziali.
Grintoso, diretto, sfrontato e schietto, Michael Moore torna ad attaccare l’America dei nostri giorni. E questa volta non risparmia nessuno: repubblicani e democratici, Wall Street, presidenti, senatori, lobbies e multinazionali sono tutti bersagli della sua impietosa denuncia. Come negli altri suoi libri, l’autore, pluripremiato regista dei documentari Fahrenheit 9/11 e Bowling a Columbine, snocciola dati, fa nomi e cognomi, ribalta comode verità, smaschera la crudele assurdità delle logiche politiche, economiche e sociali che hanno devastato e continuano a devastare il suo paese. Basate su documenti e ricerche, le riflessioni esposte in queste pagine, pubblicate negli Stati Uniti nel 1996 e uscite ora per la prima volta in Italia, riguardano molteplici aspetti della società americana: dalle feroci riduzioni di personale delle grandi aziende alla disastrosa debolezza dimostrata dai democratici di fronte alle offensive della destra, dalla sottomissione quasi umiliante del Congresso Usa agli interessi di poche megacorporations alla demonizzazione dei più poveri, dal razzismo bianco all'isteria antifemminista e all'omofobia. Moore realizza il ritratto di un Paese potente ma anche pieno di contraddizioni; ne denuncia i grandi mali senza rinunciare alla sua sottile e pungente ironia; rivela con coraggio piccole e grandi ingiustizie che spesso rimangono ai margini della grande cronaca. Tra i casi denunciati quello delle grandi “mamme” assistite, ovvero le grandi imprese “scroccone” che prosperano arraffando miliardi di dollari in sussidi pubblici, o quello degli imprenditori criminali, manager di primo piano descritti in figurine segnaletiche disarmanti, che svelano le loro grandi imprese. Per non parlare delle esilaranti pagine in cui Moore implora Nelson Mandela di liberare l’America dalla piaga dell’apartheid o si appella alla Norvegia e all'Olanda chiedendo aiuti umanitari per i poveri d'America.
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