Da Adnkronos del 04/04/2006
Originale su http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Cronaca&loid=1.0.376427474

''Provenzano ha consolidato la sua 'strategia di inabissamento'''

Dia: ''Ponte di Messina tra gli interessi della mafia''

Secondo la relazione della Direzione distrettuale antimafia, relativa al secondo semestre 2005, ''è fondato ritenere che l'opera sullo Stretto, in considerazione dei notevoli flussi economici attivati, rientri tra le mire di 'cosa nostra' e 'ndrangheta'''
Roma - Sul Ponte sullo Stretto è allarme 'cosa nostra'. Lo lancia la Direzione Investigativa Antimafia (Dia) nella Relazione sull''attività svolta e risultati conseguiti', relativa al secondo semestre 2005. Secondo la Dia, infatti, è ''fondato'' ritenere che la grande opera rientri ''tra gli interessi delle tradizionali organizzazioni mafiose, in considerazione dei notevoli flussi economici attivati, al punto da poter ipotizzare forme di intesa tra 'cosa nostra' e 'ndrangheta'''. La Dia nel rapporto fa anche un'analisi dell'evoluzione della criminalità organizzata e della sua riorganizzazione.


BERNARDO PROVENZANO - Il ''capo indiscusso'' di 'cosa nostra' ''ha consolidato la sua strategia'' volta a portare la mafia ''definitivamente fuori dal momento di crisi apertosi con il cosiddetto periodo stragista''. ''Forte del convincimento che la cosiddetta 'strategia dell'inabissamento' sia la più lungimirante - rileva infatti la Dia - sembra riuscito a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze dei boss reclusi nelle carceri, sottoposti al regime detentivo speciale previsto dall'art.41 bis dell'ordinamento penitenziario, e quelle dei capimafia emergenti, più che altro interessati alla gestione delle attività illecite sul territorio''. In particolare il rapporto evidenzia ''un ritorno di maggiore rigore nei sistemi di 'reclutamento''' della mafia, volto a verificare l'affidabilità delle persone ingaggiate e ad attenuare ''gli effetti negativi determinati da modalità di affiliazione svincolate dall'appartenenza a famiglie di comprovata tradizione mafiosa''. La Relazione della Dia sottolinea poi che le estorsioni sono tuttora ''uno dei momenti essenziali dell'agire mafioso, sia come importante strumento di arricchimento sia come meccanismo di controllo del territorio''.


CAMORRA - I gruppi criminali della camorra ''continuano a mostrarsi in continuo fermento'', attivi in una ''realtà delinquenziale campana caratterizzata da un'accesa aggressività, soprattutto in quelle parti della regione ove si registrano maggiori situazioni di disagio sociale''. Accanto alla tradizionale frammentazione dei clan, ''si conferma la scelta di gruppi più strutturati di aggregarsi per gestire le attività illecite più complesse, come ad esempio l'infiltrazione negli appalti pubblici, il traffico di armi e stupefacenti, l'immigrazione clandestina, il riciclaggio di denaro di provenienza illecita e l'usura, attività - rileva la Relazione della Dia - spesso consumate in un contesto internazionale per le quali vengono sfruttati i contatti e le specifiche competenze di ciascuna organizzazione criminale''.


'NDRANGHETA - ''Gli interessi della struttura criminale, come ampiamente dimostrato anche dalle attività di polizia giudiziaria, vanno dal riciclaggio di denaro sporco, svolto anche attraverso investimenti mobiliari ed immobiliari, all'acquisto e vendita di armi, dallo smaltimento di rifiuti tossici al traffico di droga, al controllo di attività commerciali avviate con i proventi delittuosi''. La Dia rimarca la ''capacità delle cosche della 'ndrangheta di reagire rapidamente alle misure coercitive personali, rinnovando i propri organici in virtù della particolare struttura familiare dei sodalizi calabresi, definibile 'a nido d'ape', che la pone al riparo dai casi di collaborazione giudiziaria''.

Per quanto riguarda l’azione della Dia, dal 1 luglio al 31 dicembre dello scorso anno sono state concluse 34 investigazioni giudiziarie di contrasto alla criminalità organizzata, assicurando alla giustizia 115 persone affiliate ad organizzazioni mafiose. Sotto il profilo dell'attacco alle risorse economiche delle mafie, la Dia ha sequestrato beni per 56.120.000 euro ed ha confiscato beni per 9.420.000 euro.

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