Da Agenzia Fides del 26/05/2006
Originale su http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=9632&lan=ita
Riesplode la violenza
Timor Est: tornano le truppe straniere per riportare ordine e sicurezza
Salgono a 10mila i rifugiati nella struttura dei Salesiani a Dili
Dili - I conflitti e la violenza che hanno sconvolto l’isola nel 1999, al tempo della secessione dall’Indonesia, sono tornati improvvisamente a turbare la vita della popolazione timorese.
Ieri la capitale Dili è stata attraversata da violenti scontri armati fra soldati lealisti e ribelli, punto culminante di una situazione di tensione che si era gradualmente acuita nelle scorse settimane. La questione è iniziata dopo la decisione del governo di Dili di radiare dall'esercito un terzo dei militari che si erano assentati dal servizio, lamentando discriminazioni su base etnica. I disordini e gli scontri più gravi si sono avuti presso il Quartier generale della polizia, nel pieno centro della capitale, mentre la popolazione civile, terrorizzata, è fuggita o si è rinchiusa nella case. Nove agenti di polizia ribelli, che avevano deposto le armi ed erano sotto protezione dell'Onu, sono stati uccisi dai militari governativi, e altre 27 persone sono rimaste ferite, alcune gravemente.
Temendo una vera e propria guerra civile, fra fazioni militari in contrasto, il governo di Timor Est ha chiamato in soccorso le truppe australiane che ieri sera hanno preso controllo dell'aeroporto di Dili e oggi hanno cominciato a pattugliare con mezzi blindati il centro della città. Con l’arrivo dei militari australiani, la situazione nella capitale si è andata calmando e gli scontri sono divenuti sporadici, ma le condizioni restano molto pericolose. Intanto l'intero contingente australiano assegnato a Timor est (1.300 soldati oltre a elicotteri e mezzi blindati), dovrebbe essere sul terreno entro sabato sera, mentre all'intervento militare per garantire la sicurezza parteciperanno anche altri paesi dell’area, interessati alla stabilità politica di Timor Est, come Nuova Zelanda e Malaysia, oltre al Portogallo, ex potenza coloniale che ha mantenuto stretti legami con il governo di Timor.
I disordini e le violenze, intanto, hanno reso precaria e problematica la vita di large fasce di popolazione. L’Opera salesiana di Dili, uno dei centri dove la popolazione ha preferito rifugiarsi per evitare la violenza, accoglie ormai oltre 10.000 rifugiati. Nonostante l’impegno dei Salesiani e la collaborazione della Chiesa locale e della stessa popolazione, iniziano a scarseggiare i beni di prima necessità e questo crea grande preoccupazione. Mons. Basilio do Nascimento, Vescovo di Baucau, ha lanciato un appello, perché cessino le violenze, che già in passato hanno segnato la vita della gente.
Ieri la capitale Dili è stata attraversata da violenti scontri armati fra soldati lealisti e ribelli, punto culminante di una situazione di tensione che si era gradualmente acuita nelle scorse settimane. La questione è iniziata dopo la decisione del governo di Dili di radiare dall'esercito un terzo dei militari che si erano assentati dal servizio, lamentando discriminazioni su base etnica. I disordini e gli scontri più gravi si sono avuti presso il Quartier generale della polizia, nel pieno centro della capitale, mentre la popolazione civile, terrorizzata, è fuggita o si è rinchiusa nella case. Nove agenti di polizia ribelli, che avevano deposto le armi ed erano sotto protezione dell'Onu, sono stati uccisi dai militari governativi, e altre 27 persone sono rimaste ferite, alcune gravemente.
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