Da Greenreport del 29/05/2006
Originale su http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=2018

Energia: «Il picco del petrolio è alle porte»

Secondo il ricercatore del Cnr di Bologna intervenuto al seminario "La Toscana e il protocollo di Kyoto", il momento in cui domanda e offerta si divaricheranno in modo irreversibile avverrà molto prima del 2040
FIRENZE. Dalla situazione energetica su scala globale agli sprechi di energia delle nostre abitazioni. Questi i contenuti delle relazioni tecniche illustrate al seminario “La Toscana e il protocollo di Kyoto”.

«Che differenza passa tra i ragazzi di oggi che vivono in una grande città industrializzata e quelli di 100 anni fa? I primi hanno tutti i giorni energia disponibile a basso costo». Così introduce la sua relazione Nicola Armaroli del Cnr di Bologna. «L’energia è un’entità onnipresente invisibile e misteriosa con una netta sproporzione tra suo uso e conoscenza. L’energia derivata da fonti fossili - prosegue Armaroli - è meno cara dell’acqua minerale. Se vogliamo tentare un paragone tra l’energia derivata da fonti fossili utilizzata per azioni quotidiane e l’energia derivata dalla forza delle braccia vediamo che ci vogliono sforzi enormi per effettuare azioni comuni. Ad esempio per far andare una lavatrice ci vorrebbe l’energia di 15 persone che chiameremo “schiavi energetici”. Per far correre un’auto in autostrada ci vogliono 1600 schiavi energetici. Per far volare uno dei più moderni aerei passeggeri ci vuole l’energia di tutti gli abitanti di Milano: è come se 1,6 milioni di persone si fermassero ed iniziassero a pedalare. Le fonti fossili hanno tre problemi fondamentali: le riserve, l’alterazione del ciclo del carbonio, i danni ambientali che causano. Per quanto attiene le riserve - prosegue Armaroli - siamo vicini al picco mondiale del petrolio, cioè non alla fine delle energie fossili ma al punto dove offerta e domanda si divaricheranno in modo irreversibile. I più ottimisti dicono che questo avverrà nel 2040 altri dicono che ci siamo già in mezzo».

Alcuni giornali anglosassoni riportano notizia che dalla Chevron dichiarano che siamo vicini al picco e se lo dicono loro che col petrolio ci vivono...
«Un dato certo è che sono ormai 35 anni che non si scoprono più giacimenti di petrolio giganti e super giganti tipo alcuni dell’Arabia Saudita. Per quanto riguarda il gas naturale – prosegue Armaroli - il sistema è fragile come abbiamo visto anche recentemente ed il costo energetico per il trasporto è ancora molto alto. L’alterazione ormai evidente del ciclo del carbonio effettuata dall’uomo (ormai oltre il 90% degli scienziati riconosce che c’è un effetto dell’uomo sui cambiamenti climatici, in estate si coprono alcuni ghiacciai per evitare che si sciolgano), e sui danni ambientali causati dallo smog fotochimico (gli effetti dell’ondata di calore del 2003 e il relativo smog fotochimico ha causato 3000 morti in Olanda secondo dati ufficiali)».

Se questo è il quadro dove stiamo andando?
«Dal 1900 in pratica ogni 50 anni si quadruplicano i consumi - continua Armaroli - al 2100 con quasi 10 miliardi di persone a cui servire energia la situazione diventerà insostenibile. Allora quali sono le soluzioni? Per la produzione di energia si propongono nuove fonti di utilizzo. Una è proposta dai chimici, l’energia solare, l’altra dai fisici, energia nucleare. Rispetto a quest’ultima, a contrario di quello che ci viene fatto credere, il nucleare dopo l’exploit degli anni 1960-80 è in forte fase di stallo. Ci sono solo 26 centrali in costruzione in tutto il mondo, le centrali funzionanti sono vecchie, ed esiste il problema del deposito finale delle scorie. Negli Stati Uniti è dal 1982 che è in costruzione un deposito di scorie non ancora terminato e sono stati spesi intanto 60 miliardi di dollari. Lo sviluppo del nucleare è stato bloccato dagli incidenti che ci sono stati ma soprattutto dalla liberalizzazione del mercato dell’energia, dato che ha costi enormi ed i privati non investono in una cosa che nessuno può garantire che sia sicura al 100%. Quindi ci vuole il finanziamento pubblico. Inoltre per realizzare una centrale ci vogliono tempi lunghi e di nucleare, se ne riparleremo, non sarà realizzato certo con la tecnologia che abbiamo oggi disponibile».

E le fonti rinnovabili?
«Sfruttare il sole per produrre energia deve diventare sempre più conveniente perché è una fonte che ci sarà ancora per un bel pezzo anche se ci vuole un territorio enorme per avere la stessa l’energia prodotta oggi in modo concentrato da fonti fossili. Sarà più facile avere molti punti dove si produce poca energia. Ad oggi, comunque non ci sono le tecnologie per sostituire completamente i fossili nel breve periodo, ma si può consumare meno, avere maggior efficienza e qui i margini di miglioramento sono enormi. Inoltre se analizziamo il rapporto tra consumi energetici e qualità della vita ad esempio prendendo in considerazione alcuni parametri come la mortalità infantile, si vede come oltre un certo livello non abbiamo minore mortalità infantile consumando più energia. La stessa cosa vale per la libertà politica. La sfida del 21° secolo sarà quella di sfruttare al meglio l’energia a basso costo che ci proviene dalle fonti fossili, consumare meno e preparare la transizione energetica investendo in ricerca e compiendo scelte politiche oculate».

Della stessa opinione è Giuseppe Grazzini, presidente del comitato scientifico di Legambiente Toscana. «Noi oggi l’energia la buttiamo via e la realtà dei consumi è molto diversa dalla percezione che abbiamo. Il settore civile (abitazioni, terziario) consuma il 30% dell’energia con sprechi enormi. A Firenze il 56 % dell’energia viene utilizzata per il riscaldamento. La maggior parte degli impianti ha un rendimento basso, minore del 60%. La legislazione sulla certificazione energetica degli edifici è molto in ritardo e riguarda gli edifici nuovi. Nel breve periodo - continua Grazzini - più che cercare nuovi modi di produrre bisogna cercare di aumentare l’efficienza energetica e per questo ci vuole un investimento anche per l’informazione: in 2-4 anni si possono ottenere dei risultati con aumenti di efficienza anche del 20%. E’ necessario poi cambiare il modo di costruire, la città deve cambiare. Le abitazioni devono avere il “diritto al sole”, cioè ad utilizzare l’energia solare e questo sarà possibile anche attraverso nuovi strumenti urbanistici. E’ necessario intervenire sugli edifici con tecnologia di isolamento termico appropriate, adatte a Paesi con clima mediterraneo, non come quelle attuali che sono state tarate per i Paesi del nord-europa. E’ necessaria Infine - conclude Grazzini - una maggior collaborazione tra mondo delle università, delle agenzie delle aziende per fare ricerca applicata anche in base a scelte politiche mirate».

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