Da Il Resto del Carlino del 08/04/2006
Originale su http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/art/2006/04/08/5410961
Iran: Bush userà l'atomica
Il New Yorker: 'Pronti a bombardare l'Iran con armi nucleari tattiche', con l'obiettivo di far sollevare la popolazione contro Ahmadinejad. Ma al Pentagono si teme una successiva ondata di attacchi anti-Usa
Washington - L'amministrazione Bush sta pianificando una massiccia campagna di bombardamenti contro l'Iran, che non esclude l'uso delle bombe atomiche distruggi-bunker per demolire l'impianto atomico di Natanz.
La rivelazione è del 'New Yorker', che ha anticipato un articolo che apparirà sul numero del 17 aprile. L'autore è Seymour Hersh, uno dei più noti giornalisti d'inchiesta statunitensi, lo stesso che rivelò la strage di My Lai, in Vietnam, e più di recente gli abusi nel carcere di Abu Ghraib.
Secondo l'informatissimo reporter, il presidente George W. Bush e alcuni suoi collaboratori, alla Casa Bianca, considerano il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad un potenziale Adolf Hitler. «È proprio questo il nome che usano», ha raccontato un ex responsabile dei servizi segreti.
Secondo una fonte del Pentagono, «questa Casa Bianca ritiene che l'unico modo per risolvere il problema sia cambiare la struttura di potere in Iran, e questo significa guerra».
La convinzione che circola nell'amministrazione è che «una sostenuta campagna di bombardamenti umilierebbe la leadership religiosa e convincerebbe la gente a sollevarsi e rovesciare il governo».
Nelle ultime settimane, il presidente ha già dato avvio a una serie di contatti con alcuni importanti senatori e membri del Camera, tra cui almeno anche un democratico.
Una delle opzioni all'esame prevede il possibile uso di armi nucleari tattiche come le bombe B61-11 'bunker buster' (distruggi-bunker) per radere al suolo l'impianto per l'arricchimento dell'uranio di Natanz.
Il problema è dato dalle resistenze, che circolano anche in seno ai militari, rispetto all'utilizzo di «armi nucleari contro altri Paesi», una resistenza che ha spinto qualcuno anche a minacciare di dimissioni.
Secondo il consigliere del Pentagono, bombardare l'Iran scatenerebbe una «reazione a catena» fatta di attacchi contro rappresentanze e cittadini americani nel mondo e potrebbe anche rinfocolare la reazione di Hezbollah. «Se andiamo, la metà meridionale dell'Iraq si accenderà come una candela».
La rivelazione è del 'New Yorker', che ha anticipato un articolo che apparirà sul numero del 17 aprile. L'autore è Seymour Hersh, uno dei più noti giornalisti d'inchiesta statunitensi, lo stesso che rivelò la strage di My Lai, in Vietnam, e più di recente gli abusi nel carcere di Abu Ghraib.
Secondo l'informatissimo reporter, il presidente George W. Bush e alcuni suoi collaboratori, alla Casa Bianca, considerano il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad un potenziale Adolf Hitler. «È proprio questo il nome che usano», ha raccontato un ex responsabile dei servizi segreti.
Secondo una fonte del Pentagono, «questa Casa Bianca ritiene che l'unico modo per risolvere il problema sia cambiare la struttura di potere in Iran, e questo significa guerra».
La convinzione che circola nell'amministrazione è che «una sostenuta campagna di bombardamenti umilierebbe la leadership religiosa e convincerebbe la gente a sollevarsi e rovesciare il governo».
Nelle ultime settimane, il presidente ha già dato avvio a una serie di contatti con alcuni importanti senatori e membri del Camera, tra cui almeno anche un democratico.
Una delle opzioni all'esame prevede il possibile uso di armi nucleari tattiche come le bombe B61-11 'bunker buster' (distruggi-bunker) per radere al suolo l'impianto per l'arricchimento dell'uranio di Natanz.
Il problema è dato dalle resistenze, che circolano anche in seno ai militari, rispetto all'utilizzo di «armi nucleari contro altri Paesi», una resistenza che ha spinto qualcuno anche a minacciare di dimissioni.
Secondo il consigliere del Pentagono, bombardare l'Iran scatenerebbe una «reazione a catena» fatta di attacchi contro rappresentanze e cittadini americani nel mondo e potrebbe anche rinfocolare la reazione di Hezbollah. «Se andiamo, la metà meridionale dell'Iraq si accenderà come una candela».
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di Pier Francesco Galgani su Pagine di Difesa del 11/09/2006
su The New York Times del 01/09/2006
su Gulf News del 30/08/2006