Da Agi del 07/07/2006
Originale su http://www.agi.it/news.pl?doc=200607071316-1116-RT1-CRO-0-NF60&pag...
Pena morte: in Giappone, esecuzioni senza preavviso
Roma - Esecuzioni senza preavviso, dopo decenni trascorsi nel braccio della morte: e' quel che accade in Giappone, secondo la nuova denuncia di Amnesty International.
Secondo l'ong, nel Paese del Sol Levante prigionieri anziani e con disturbi mentali "attendono decenni nei bracci della morte" e sono poi "messi a morte in segreto e senza preavviso"; e le loro condanne sono spesso emesse al termine di processi iniqui, basati su 'confessioni' di crimini mai commessi, rese dopo interrogatori estenuanti, minacce e violenze.
Il rapporto intitolato 'Sara' il mio ultimo giorno?' e' stato diffuso da Amnesty International in occasione di un incontro tra attivisti ed esperti sulla pena di morte della regione Asia-Pacifico, riuniti in questi giorni a Hong Kong.
'Il Giappone e' uno dei pochi paesi industrializzati che ancora compie omicidi di Stato" ricorda Amnesty International.
"Abolendo la pena capitale, il Giappone darebbe un segnale di leadership nella regione Asia-Pacifico, che non sta procedendo al passo con la tendenza globale verso l'abolizione".
Centoventicinque Paesi hanno cancellato la pena di morte per legge o nella pratica (l'ultimo di essi, le Filippine, l'ha abolita a giugno) e vi sono segnali positivi anche in Corea del Sud, dove il Parlamento sta esaminando una proposta di legge abolizionista. "Come primo passo, chiediamo al governo giapponese di porre fine al segreto che attualmente avvolge l'applicazione della pena di morte. Le autorita' di Tokyo non possono giustificare questa pena inumana trincerandosi dietro l'opinione pubblica, quando di fatto nascondono la realta' della pena di morte, ostacolando in questo modo il dibattito nella societa' civile" afferma Amnesty International. "In Giappone non vi sono mai proteste di fronte alle prigioni il giorno di un'esecuzione, che e' noto solo alle autorita'. Il prigioniero viene informato solo la mattina del giorno in cui verra' ucciso. In alcuni casi, non c'e' neanche questo preavviso. Questa segretezza significa che i prigionieri vivono, in isolamento e sotto un regime carcerario durissimo, nella costante paura di essere messi a morte, senza mai sapere se ogni giorno che arriva sara' il loro ultimo giorno. Le procedure legali sono talmente lente che gli appelli durano decenni e i prigionieri trascorrono anni in attesa di essere messi a morte".
Secondo l'ong, nel Paese del Sol Levante prigionieri anziani e con disturbi mentali "attendono decenni nei bracci della morte" e sono poi "messi a morte in segreto e senza preavviso"; e le loro condanne sono spesso emesse al termine di processi iniqui, basati su 'confessioni' di crimini mai commessi, rese dopo interrogatori estenuanti, minacce e violenze.
Il rapporto intitolato 'Sara' il mio ultimo giorno?' e' stato diffuso da Amnesty International in occasione di un incontro tra attivisti ed esperti sulla pena di morte della regione Asia-Pacifico, riuniti in questi giorni a Hong Kong.
'Il Giappone e' uno dei pochi paesi industrializzati che ancora compie omicidi di Stato" ricorda Amnesty International.
"Abolendo la pena capitale, il Giappone darebbe un segnale di leadership nella regione Asia-Pacifico, che non sta procedendo al passo con la tendenza globale verso l'abolizione".
Centoventicinque Paesi hanno cancellato la pena di morte per legge o nella pratica (l'ultimo di essi, le Filippine, l'ha abolita a giugno) e vi sono segnali positivi anche in Corea del Sud, dove il Parlamento sta esaminando una proposta di legge abolizionista. "Come primo passo, chiediamo al governo giapponese di porre fine al segreto che attualmente avvolge l'applicazione della pena di morte. Le autorita' di Tokyo non possono giustificare questa pena inumana trincerandosi dietro l'opinione pubblica, quando di fatto nascondono la realta' della pena di morte, ostacolando in questo modo il dibattito nella societa' civile" afferma Amnesty International. "In Giappone non vi sono mai proteste di fronte alle prigioni il giorno di un'esecuzione, che e' noto solo alle autorita'. Il prigioniero viene informato solo la mattina del giorno in cui verra' ucciso. In alcuni casi, non c'e' neanche questo preavviso. Questa segretezza significa che i prigionieri vivono, in isolamento e sotto un regime carcerario durissimo, nella costante paura di essere messi a morte, senza mai sapere se ogni giorno che arriva sara' il loro ultimo giorno. Le procedure legali sono talmente lente che gli appelli durano decenni e i prigionieri trascorrono anni in attesa di essere messi a morte".
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