Da Adnkronos del 21/07/2006
Originale su http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Esteri&loid=1.0.503518816

Per numero di patiboli sempre prima la Cina, seguita da Iran e Arabia Saudita

Pena di morte: meno esecuzioni nel 2005

Dal rapporto dell'associazione 'Nessuno tocchi Caino' risultano in diminuzione sia le sentenze, sia il numero dei Paesi dove la condanna capitale è in vigore

Roma - Continuano a diminuire le sentenze di morte nel mondo e il numero dei Paesi dove la condanna capitale è ancora in vigore. Nel Rapporto 2006 sulla Pena di morte nel mondo redatto dall'associazione 'Nessuno tocchi Caino', presentato oggi a Roma, si legge che le massime sentenze sono state 5.494 nel 2005, emesse in 24 paesi del mondo, contro le 5.530 del 2004.

I Paesi che ancora mantengono la pratica della pena capitale sono 54, cifra comunque in diminuzione rispetto al 2004, quando erano 60, ma che a tutt'oggi rappresenta ancora quasi il 28% delle nazioni mondiali. Sono invece 142 i Paesi e i territori che hanno deciso di abolire la pena di morte per legge o in pratica. I paesi totalmente abolizionisti sono 90, e 10 quelli che hanno abolito la pena capitale per reati ordinari. Uno, la Russia, è impegnato ad abolirla perché membro del Consiglio d'Europa e sta applicando intanto una moratoria. E ancora, altri 5 paesi hanno introdotto una moratoria e 37 sono i paesi abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da oltre dieci anni.

Curato da Elisabetta Zamparutti, il rapporto, di oltre 440 pagine, mette in evidenza che sul terribile podio dei primi tre paesi che nel 2005 hanno compiuto più esecuzioni nel mondo c'è ancora la Cina con oltre 5000 condanne a morte eseguite, seguita dall'Iran con 113 dall'Arabia Saudita con 90.

Il continente asiatico, con il triste primato della Cina, si è confermato essere l'area del mondo dove si pratica la quasi totalità delle esecuzioni con 5.413 condanne eseguite. Mentre l'America (insieme Nord, Centro e Sud) sarebbe un continente libero dalla pena capitale, se non fosse per gli Stati Uniti, unico paese che nel 2005 ha compiuto 60 esecuzioni.

In Africa la pena di morte è praticamente caduta in disuso: nel 2005 infatti si sono verificate 19 esecuzioni in 4 paesi: Uganda, Libia, Sudan e Somalia. Infine,in Europa vi è una sola macchia nera: la Bielorussia con 2 esecuzioni.

Il premio 'Abolizionista dell'anno 2006' è stato assegnato al presidente messicano, oggi uscente, Vicente Fox Quesada, quale riconoscimento alla personalità che più di ogni altra si è impegnata sul fronte della moratoria delle esecuzioni capitali e dell'abolizione della pena di morte. Il 9 dicembre 2005, il Messico ha abolito la pena capitale anche dalla Costituzione.

Nel corso della presentazione, messaggi all'associazione sono stati rivolti dai presidenti del Senato e della Camera, Franco Marini e Fausto Bertinotti. ''E' ancora un problema attuale che ha attraversato tutto lo scorso millennio quello della pena di morte nel mondo'' ha dichiarato Marini, mentre Bertinotti, ringraziando l'associazione e il suo segretario, Sergio D'Elia, ha commentato che ''in questo mondo - un mondo che possa dirsi realmente costruito dall'uomo e per l'uomo - non c'è posto per la pena di morte".

La presentazione del rapporto, che in copertina ha un'immagine di Saddam Hussein, è stata anche l'occasione per l'associazione di lanciare un appello perche l'ex dittatore iracheno, sotto processo, non venga condannto a morte. Il documento è stato nviato al presidente iracheno Jalal Talabani, al premier Nuri al-Maliki, al ministro della Giustizia iracheno, al presidente del parlamento iracheno, nonché al presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi e al presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso. Tra i firmatari dell'appello figurano il ministro per il Commercio internazionale e le politiche europee, Emma Bonino, il parlamentare europeo della Rosa nel Pugno, Marco Pannella, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Conso, il presidente emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga e lo scrittore palestinese e giornalista di Al-Jazeera, Khaled Hroub.

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